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Economia | 14 ottobre 2022, 19:45

Le industrie della Granda ancora alla finestra tra turni ridotti e richieste di cassa integrazione

Dalle grandi Michelin e Abet alle piccole aziende del comparto chimica e moda: produzioni ridotte, scorte ridotte e nuove richieste di ammortizzatori sociali nell’attesa dei passi attesi dal futuro Governo

Clima di attesa nelle aziende della Granda (immagine d'archivio)

Clima di attesa nelle aziende della Granda (immagine d'archivio)

"Quello che si registra nelle nostre industrie è un generale rallentamento. Sono sempre più numerose quelle che hanno avanzato richiesta di cassa integrazione, da qui alla fine dell’anno, ma in termini cautelativi, con la speranza di non dover effettivamente utilizzarle, quelle ore. Altre hanno semplicemente rallentato la produzione, riducendo turni e scorte di magazzino, sempre con l'obiettivo di capire dove andrà il mercato e in quali condizioni si troveranno a operare in un orizzonte temporale anche breve".

In questi termini il segretario provinciale della Femca Cisl Aldo Pellegrino aggiorna sull’andamento delle aziende della Granda impegnate nei settori dell’energia, della moda e della chimica, tra quelli maggiormente interessati dai pesanti incrementi di prezzo di materie e costi energetici in corso ormai da un anno a questa parte.   

C’è allora chi, ricorrendo alla cassa, è passato a una sorta di settimana corta forzata, con l’obiettivo e il risultato di ottimizzare e ridurre i costi energetici, adeguando al contempo livelli produttivi a una domanda che inizia a scontare le prime flessioni, dopo quasi due anni di forte ripresa. E’ il caso dell’albese Sublitex, controllata del Gruppo Miroglio che opera nell’ambito della stampa transfer, con circa 150 occupati. Oppure dell’Abet, altra storica azienda, leader mondiale nei laminati plastici, che a Bra di addetti ne impegna 600 (leggi qui), della più piccola Synthomer di Sant’Albano Stura, dove lavora un centinaio di lavoratori.

Turni ridotti, ma senza ricorso alla cassa è la strada sinora seguita da grandi aziende come la cuneese Michelin (2.200 addetti circa, leggi qui) come da realtà ben più piccole come la Roboplast di Vignolo (70-80), dove i volumi sono certamente calati, nelle ultime settimane.

Un quadro che per il sindacalista risente come sempre di specifiche dinamiche interne ai vari comparti, come delle relazioni che intercorrono tra gli stessi. "Ad esempio quello del vetro – spiega – è un settore che normalmente tarda a sentire le crisi, ma che al contempo ha tempi di ripresa più lunghi. E certamente si tratta di una produzione energivora, e tra gli attori della nostra provincia non mancano gli elementi di inquietudine, in questo momento. L’ambito calzaturiero, per citarne un altro, al momento ha tenuto, ma se si fermano le altre fabbriche anche chi produce scarpe antinfortunistiche, per fare un altro esempio, non potrà che risentirne".

"Il dato generale – conclude Pellegrino – è che si sta protraendo quel clima di attesa cui assistiamo ormai dall’estate. Una fase nella quale in sostanza gli imprenditori sono alla finestra, nell’attesa di capire se il nuovo Governo prossimo a insediarsi metterà in campo misure come una cassa integrazione eccezionale sul modello di quella introdotta con la pandemia, a costi azzerati. Interventi che consentano al comparto di misurarsi con uno scenario per molti versi inedito. Una situazione di incertezza fortunatamente diversa e per certi versi migliore da quella che aveva caratterizzato le prime fasi del Covid, ma che certamente non lascia tranquilli".

Ezio Massucco

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