Mettere un tetto al prezzo del gas che sta facendo esplodere le bollette di famiglie e imprese, superare i limiti di produzione di energia solare con i tetti delle stalle pronti a diventare centri fotovoltaici al servizio del Paese e promuovere l’utilizzo dei fertilizzanti organici. È l’appello che Coldiretti, assieme a Filiera Italia, ha lanciato nella lettera inviata ai parlamentari europei in riferimento all’annuncio della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sulla possibilità di mettere un tetto massimo al prezzo del gas utilizzato per generare elettricità.
La crisi ha provocato un aumento dei costi delle materie prime e del prezzo del gas, ormai fuori controllo, generando una situazione non più sostenibile – rimarca Coldiretti Cuneo – per la quale gli agricoltori rischiano ancora una volta di essere le prime vittime. Ma è l’intera filiera ad essere messa a dura prova a causa dell’effetto domino derivante dall’inevitabile calo delle produzioni agricole che mette a rischio la sicurezza alimentare e dall’aumento dei costi di produzione, con valori anche dieci volte superiori rispetto ai competitor esteri.
“È fondamentale porre un tetto al prezzo del gas, non solamente a quello proveniente dalla Russia, che ormai rappresenta meno del 9% dell’approvvigionamento europeo, ma a tutto il gas in Europa. È l’unico strumento in grado di arrestare o quanto meno contenere i fenomeni speculativi responsabili di buona parte dell’innalzamento del prezzo e un pronunciamento in tal senso del Parlamento sarebbe fondamentale per consentire di superare gli egoismi di singoli Stati membri e passare ad un vero spirito di solidarietà europeo” dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.
Inoltre, come evidenzia Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo, “occorre incentivare l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti per stimolare la produzione di energia rinnovabile nelle aziende agricole, superando a livello europeo il limite dell’autoconsumo come barriera agli investimenti agevolati, oltre a promuovere l’utilizzo dei fertilizzanti organici e, in particolare, del digestato facendo chiarezza sulla possibilità di utilizzo ed eliminando la soglia dei 170 chilogrammi di azoto per ettaro all’anno. Una misura necessaria a fronte di prezzi dei fertilizzanti andati alle stelle che mettono in ginocchio le imprese agricole in tutto il mondo”.
Secondo la stima di Coldiretti, effettuata sulla base dei dati Istat sull'inflazione a settembre, i rincari della spesa - causati ovviamente proprio dall'esplosivo aumento dei costi energetici - costeranno alle famiglie 650 euro in più per imbandire la tavola durante l’anno. Il vero e proprio aumento sui beni alimentari risulterebbe essere dell’11,5%.
In cima alla classifica dei rincari, secondo l’analisi Coldiretti, con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). Seguono il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte UHT (+24,5%), davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) proprio nel momento in cui nelle campagne si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori. La verdura fresca fa segnare un aumento pari a +16,7% con un impatto pesante sui consumi di ortofrutta.
Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne – denuncia Coldiretti Cuneo – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma oltre 1/3 del totale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea.
In agricoltura si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. A spingere i rincari è, però, anche l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero: nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29%), aprendo la strada anche al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno.
“Ribadiamo l’urgenza di intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro” afferma ancora Nada nel sottolineare che “occorre anche lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi”.
“Fare sinergia sul territorio con l’agroindustria virtuosa – precisa Porcu – consentirebbe una maggior valorizzazione delle produzioni agricole locali e garantirebbe ai produttori prezzi equi, mai più bassi dei costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni.”
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