"Credo fermamente che l'attenzione ai bisogni dei dipendenti, alle loro famiglie, alla loro vita anche quando smettono di lavorare, cementi una coesione sociale reciprocamente benefica". Questa la frase che Forbes ha scelto quale rappresentativa della figura di Giovanni Ferrero nella scheda che la rivista americana ha riservato all’industriale albese, tra quelle dei 2.688 uomini e donne più ricchi del pianeta. Una graduatoria ora guidata dal fondatore di Tesla Elon Musk a scapito di un Jeff Bezos (Amazon) che ne ha perso la testa dopo quattro anni di dominio incontrastato. Un elenco che nella sua ultima edizione, appena resa nota dalla testata a stelle e strisce, non è esente dagli scossoni dovuti alla pandemia (329 i personaggi usciti di classifica per 400 miliardi di dollari di patrimonio netto complessivo in meno) e ora anche al conflitto ucraino, con la caduta in disgrazia dei miliardari russi, accreditati di fortune passate da 584 a 320 miliardi.
Il presidente del gruppo dolciario langarolo ne rappresenta una presenza fissa ormai da anni, dalla scomparsa del padre Michele, dopo essersi a lui avvicendato sul gradino più alto di un podio italiano di cui anche quest’anno mantiene ben saldo il primato, tanto che per trovare qualche elemento di novità rispetto al passato bisogna andare su più trascurabili dettagli quali la mole del patrimonio questa volta ascrittogli, in ragione di stime sulle cui modalità di formulazione e precisione rimane difficile esprimersi.
Ebbene, se dodici mesi fa le attività legate a un gruppo che impegna nel mondo 36mila collaboratori e vende dolciumi e snack per 12,3 miliardi di euro all’anno erano valse all’erede della famiglia industriale albese un patrimonio valutato in 35,1 miliardi di dollari, a distanza di un anno quelle stesse smisurate risorse (rileva a proposito il fatto che la multinazionale albese non è quotata e che il suo capitale è interamente detenuto dalla famiglia) sarebbero cresciute di qualcosa come 1,1 ulteriori miliardi, arrivando a un 36,2 miliardi di dollari complessivi sufficienti a tenere a distanza il rivale di sempre Leonardo Del Vecchio (EssilorLuxottica), che a sua volta si conferma secondo piazzato della classifica tricolore con 27,3 miliardi, da 25,1 che erano.
E pensare, rileva in proposito Forbes, che sul finire del 2021 il divario tra i due si era addirittura azzerato e che per alcuni giorni la palma del più ricco era stata appannaggio dell’imprenditore veneto degli occhiali. Ristabiliti gli equilibri, a completare il podio dietro ai due figura lo stilista Giorgio Armani (7,8 miliardi), in risalita di due posizioni rispetto a un anno fa, che a sua volta precede Silvio Berlusconi (7,1 miliardi), anche lui avanti di due posizioni sull’aprile 2021, quando era sesto.
Tornando a Ferrero, industriale con la passione per la letteratura (nel novembre scorso l’uscita del suo ottavo romanzo), l’incremento di patrimonio non gli impedisce di perdere due posizioni nella top ten dei Paperoni europei: era 7° e si è ora ritrovato 9° (al mondo è 37°), in un elenco sempre guidato dal magnate del lusso francese Bernard Arnault, che con una fortuna salita a 158 miliardi di dollari sarebbe anche il terzo uomo più ricco al mondo. Dietro di lui la francese Francoise Bettencourt Meyers, ereditiera del gruppo L’Oreal (74 miliardi), ha scalzato lo spagnolo Amancio Ortega, re del fast fashion e fondatore di Zara, passato da 77 a 59 miliardi. In quarta posizione Dieter Schwarz, titolare della catena tedesca di discount Lidl (da 36,9 a 47 miliardi), seguito dalla nuova entrata Rodolphe Saadé, magnate marittimo francese forte di ricchezze per 41,4 miliardi. Solo sesto François Pinault, altro nome del lusso (Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga), in calo a 40 miliardi.
E’ però passando dall’Europa al mondo, come accennato, che si trovano le novità principali. Musk spodesta Bezos forte di un patrimonio netto pari a 219 miliardi di dollari, +68 in un anno anche grazie al +33% fatto registrare dalle azioni della sua compagnia di auto elettriche, la principale tra le numerose attività del geniale magnate. Dietro di lui il fondatore di Amazon avrebbe ridotto di 6 miliardi il proprio portafogli a causa del negativo corso azionario della sua compagnia, ma anche della importante mole di donazioni fatte. Poi il francese Arnault, il fondatore di Microsoft ed ex più ricco del globo Bill Gates e il finanziere Usa Warren Buffet.
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