Quando apri la gabbietta o la casetta per vedere come sta un riccio al centro di recupero “La Ninna” di Novello, il primo pensiero che ti pervade è quello della tenerezza nei confronti di un animale tanto particolare quanto interessante.
E la voglia di rendersi utile per salvare gli esemplari in difficoltà cresce sempre di più. Questo è quanto posso dire da volontario e da persona attenta alla natura ed ai suoi segnali.
Un’attenzione che, soprattutto in questo periodo, dovrebbe essere al centro dei nostri pensieri, e su cui ho ragionato insieme a Massimo Vacchetta, il veterinario che nel 2014 ha fondato “La Ninna”, centro cresciuto negli anni e che ha interessanti progetti per il futuro. Per un futuro che, se non si interverrà presto, ci porterà ad avere una natura “malata” ed un’esistenza con diverse difficoltà.
Massimo, qual è la situazione climatica attuale e perché possiamo andare incontro a anni difficili?
«Stiamo già vivendo anni difficili. La siccità e le temperature fuori stagione sono la conseguenza di un aumento generale che si attesta a quasi 1°C. Sembra poco, ma una variazione simile sta provocando una drastica diminuzione delle precipitazioni piovose e nevose, con carenze di acqua preoccupanti. Basti pensare che gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi di sempre, e il trend è al rialzo. Ormai non viviamo più periodi di anomalia: se non si interverrà seriamente dovremo abituarci ad un cambiamento di vita. Nella peggiore delle ipotesi, se non si farà nulla, si prevede che tra circa 80/100 anni ci sarà un aumento della temperatura media di circa 4°C (Dati Ipcc, pannello intergovernativo per lo studio del cambiamento climatico). Significherebbe vedere la fascia europea in cui è compresa l’Italia diventare desertica!
La natura ci sta dando segnali importanti che bisogna prendere in seria considerazione, a partire dal disagio degli animali che vivono allo stato selvatico».
Quali sono i segnali che dovrebbero farci capire le difficoltà attuali degli animali?
«Il mio pensiero è su che cosa sta succedendo e succederà agli animali? La fauna è già in difficoltà per le azioni dell’uomo che conosciamo bene, alle quali si aggiunge la minaccia climatica.
La mancanza d’acqua ed il caldo sono killer silenziosi che mietono vittime nel mondo animale. Rompere gli ecosistemi significa spezzare le catene della catena alimentare nel mondo animale e, di conseguenza, creare difficoltà anche all’uomo. Un esempio: i trattamenti che si fanno nelle coltivazioni intensive sono nocivi per gli insetti che stanno scomparendo. Meno insetti, minor cibo per molti animali onnivori, a partire dai piccoli mammiferi come i ricci che hanno un raggio di movimento molto limitato».
Capitolo ricci: perché sono sentinelle dello stato della natura?
«I ricci, come molti animali, partoriscono in base a determinate situazioni climatiche, legate alle stagioni. Il cambiamento delle temperatura sta dilatando la stagione dei parti, e le nidiate autunnali sono sempre più numerose. Diversi esemplari non riescono ad adattarsi, e non raggiungono un peso sufficiente (minimo 600 grammi) per affrontare l’inverno. Nel nostro centro abbiamo salvato 70 ricci che, nel circa 70% dei casi, sarebbero morti in inverno. Un altro segnale è vedere ricci svegli in periodi in cui dovrebbero essere in pieno letargo. In questo modo perdono energie che non riescono a recuperare per mancanza di cibo. Un dato su tutti: negli ultimi 20 anni si è perso il 70% dei ricci!».
Segnali forti della natura: ma quanto influenzano la vita dell’uomo?
«Sono segnali determinanti perché la razza umana vive grazie all’equilibrio degli ecosistemi, ed ha l’insana tentazione di andare a stravolgerli. I quattro elementi naturali così perdono il loro giusto equilibrio ed iniziano i problemi. (vedi frase persone e agricoltura). Stiamo rovinando da decenni la natura, e molte persone non sembrano rendersene conto, nonostante gli eventi atmosferici avversi sempre più numerosi.
E anche nelle nostre zone è così. Le Langhe sono inserite in una pianura chiusa dalle montagne in cui, mancando l’umidità, si assiste ad un aumento della siccità che porta ad una rottura dell’ecosistema di fauna e flora che, come si sa, inizia ad adattarsi per sopravvivere.
E, soprattutto, la mancanza d’acqua porta ad una diminuzione della produzione agricola. Non sono pessimista ma realista: se non faremo nulla, tra pochi decenni assisteremo al ritorno di malattie scomparse».
Che cosa può fare ognuno di noi?
«L’azione dei singolo è fondamentale. Ad esempio al centro abbiamo installato i pannelli solari e stiamo camminando sulla strada della Green Energy. Ogni persona può fare molto, coinvolgendo amici, parenti, colleghi di lavoro. Unendo le esperienze si diventa più forti, per alzare la voce verso le multinazionali, le speculazioni sui prezzi, gli allevamenti intensivi che consumano quantità d’acqua impressionanti.
Basta all’economia del soldo, tra dieci anni non servirà a nulla! Bisogna agire, ora! Cerchiamo di vivere in modo più moderato, più rispettoso per l’ambiente, a partire dalle nostre zone, per non distruggere l’ecosistema locale e globale».
E al centro recupero “La Ninna” che cosa si fa a proposito per rispettare la natura?
«Per rispettare la natura abbiamo deciso di intraprendere alcune importanti iniziative in favore dell’ambiente, come quella di installare i pannelli solari per ridurre l’emissione di anidride carbonica. Abbiamo avviato un progetto di ricerca sulle cause di mortalità dei ricci in collaborazione con il dipartimento di patologia animale della facoltà di Veterinaria di Torino, e infine la creazione di un parco naturale nell’Alta Langa, dove sono già stati acquisiti venti ettari di terreno.
Per rendere la struttura ancora più fruibile ed accogliente, abbiamo intenzione di ingrandire “l’ospedale dei ricci”. Attualmente curiamo circa 400 ricci all’anno, di cui la maggioranza viene poi rimessa in natura. Continuiamo ad essere in prima linea per la natura».
Tutto questo è una storia vera, come quelle raccolte nell’ultimo libro di Massimo Vacchetta, già autore di altri libri dedicati ai ricci ed alla natura, tra cui il best seller “25 grammi di felicità”, scritto con Antonella Tomaselli ed edito da Sperling e Kupfer.
L’ultima fatica è intitolata “Raccontami qualcosa di bello” (Sperling e Kupfer), e parla delle iniziative del centro e delle esperienze vissute per aiutare altre realtà nel mondo.
Ad esempio la raccolta fondi per la salvaguardia dei koala dopo gli incendi in Australia (concerto benefico che ha portato a 33 mila Euro di ricavato), ed il salvataggio della delfina Casia in un delfinario di Teheran chiuso per la pandemia.
E l’impegno di Massimo Vacchetta, dei membri del direttivo e dei volontari è quotidiano: i ricci hanno bisogno di assistenza dal mattino presto a tarda sera. Per diventare volontari si può contattare il numero: 3240980940.

























