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Attualità | 14 febbraio 2022, 16:11

Crisi delle materie prime: così le aziende albesi corrono ai ripari contro incremento dei costi e ritardi nelle consegne

Le difficoltà nell’approvvigionamento delle componenti mettono a rischio la ripresa e c’è chi si attrezza col magazzino. Il caso dell’Enomeccanica Bosio di corso Barolo

I cinque soci a capo dell'Enomeccanica Bosio

I cinque soci a capo dell'Enomeccanica Bosio

Lavorare nel settore del vino, in costante crescita ogni anno, ma essere costretti a rivedere alcuni aspetti della produzione per il problema del reperimento materie prime per la realizzazione dei propri prodotti, a causa della pandemia.

Stiamo parlando della Enomeccanica Bosio, azienda fondata nel 1966 da Mauro Bosio, che intuì la necessità di aiutare i viticoltori nella risoluzione dei problemi legati alle fasi del lavoro in cantina. La realtà di corso Barolo è attualmente gestita da cinque soci (sono Enrico Barioglio, Caterina Panero, Marco Scaglia, Gianni Siderot e Donato Vigliero) e la squadra è composta da 15 dipendenti tra fissi, stagionali e collaboratori esterni.

Un fatturato che oscilla tra i 3 e i 4 milioni di euro, clienti in Italia e nel mondo, più di 6mila macchine attualmente in funzione e 13 brevetti originali, con attenzione alla creazione di prodotti che rispettano i canoni dell’industria 4.0.

In due parole un’azienda sana che ha saputo porre attenzione al lavoro nel periodo della pandemia, in cui ha sempre continuato a produrre, nel rispetto delle normative vigenti in ambito di sicurezza sanitaria.

Eppure, come sostiene Donato Vigliero, socio e responsabile della produzione, bisogna stare sempre sul pezzo, soprattutto per gestire al meglio il problema del reperimento materie prime: «Nel 2020 e nel 2021 non abbiamo avuto particolari problemi in fase di produzione. Le commesse siamo sempre riusciti a evaderle secondo i termini stabiliti. Mi sembra che in generale la situazione critica stia arrivando ora: se i componenti meccanici riusciamo a gestirli, i ritardi ci sono soprattutto per i Plc, con alcuni articoli elettronici dati in consegna fino a otto mesi».

«Anche sull’acciaio inox – prosegue Vigliero – riscontriamo problemi di approvvigionamento merce, senza contare che i prezzi di listino continuano a essere ritoccati ogni tre mesi, e certi prodotti iniziano a scarseggiare o mancano del tutto».

Allora si corre ai ripari: «Noi cerchiamo di prevedere il lavoro basandoci su quello degli ultimi anni – continua – e abbiamo iniziato a fare magazzino sul materiale. Può essere un rischio, ma sembra essere l’unico modo per poter portare avanti la produzione dei macchinari, e rispettare bene o male i tempi di consegna. Le commesse non mancano, anzi, sono in aumento: ragione in più per fare scorta in magazzino. Siamo soddisfatti del lavoro, che aumenta soprattutto grazie alla spinta dell’industria 4.0, ma dobbiamo fare attenzione come dicevo prima, senza dimenticare l’impennata dei costi fissi e delle materie prime».

Livio Oggero

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