La Fondazione Radical Design è il progetto nato nel 2019 dalla volontà dell’imprenditrice piemontese Sandra Vezza e di suo figlio Charley, alla guida dell’azienda di design Gufram, con la volontà di sostenere il capitale umano e naturale delle Langhe.
Dando continuità a quell’approccio anticonformista che ha reso unica l’esperienza del design radicale, la Fondazione si impegna nella realizzazione di progetti intrinsecamente legati al territorio, coinvolgendo artisti e creativi attivi in diversi ambiti culturali.
Dopo l’installazione site specific Barolo to Heaven immaginata da Emilio Ferro (2019), la Fondazione presenta il volume Impossible Langhe, scritto da Pietro Giovannini e accompagnato dalle fotografie di Maurizio Beucci, edito dalla Fondazione Radical Design.
Il libro è stato presentato lunedì 1 novembre a Monforte d’Alba presso l’Oratorio di Sant’Agostino e di San Bonifacio con un dialogo tra gli autori insieme ad Antonella Parigi, fondatrice del Circolo dei Lettori ed ex assessore regionale alla Cultura e al Turismo della città di Torino, Bianca Roagna, Direttrice del Centro Studi Beppe Fenoglio, e Axel Iberti, Direttore della Fondazione.
Impossible Langhe è un libro nato dal desiderio dell’autore di dare risposta a una domanda tanto banale quanto frequente: perché le Langhe sono colline così speciali?
Il volume racconta così di un territorio ancora oggi fatto di contrasti e storie epiche, popolato da piccoli grandi eroi del quotidiano come da incredibili visionari. Le colline, le valli e la natura, insieme alle città, ai borghi e alle frazioni, che vanno dal basso Piemonte alla Liguria, fanno da cornice a una narrazione dirompente ma puntuale che suggerisce itinerari fuori dal comune catturati da immagini autoriali inaspettate. Ne esce un ritratto originale, intimo e vero, di persone e luoghi con orizzonti molto diversi tra loro: storie che sembrano impossibili coesistere nell’arco di così pochi chilometri.
Impossible Langhe può essere definito un romanzo turistico: una guida senza indirizzi, un racconto senza la parola fine.
«Pietro è un amico di famiglia da tempo e, nei momenti che trascorriamo insieme, ogni volta finisce a raccontare delle storie, che sono tutte storie di Langa, ricordano Sandra e Charley Vezza. A forza di ascoltarle, abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto raccoglierle in un libro, per tramandarle e condividerle e il volume avrebbe dovuto chiamarsi ‘Tute stoire’, che in piemontese significa ‘tutte storie’. Quando però ci siamo resi conto che l’insieme dei racconti tracciava una cartina ideale delle Langhe, abbiamo voluto indicare ai lettori come raggiungere i posti dove queste vicende erano accadute e così abbiamo costruito dei veri e propri itinerari. Il libro è diventato una creatura ibrida mitologica: da una parte gli itinerari, dall’altra i racconti, metà guida e metà romanzo. Per questo nel nostro piccolo abbiamo voluto creare una nuova categoria letteraria: il romanzo turistico».
Il libro si articola in 9 capitoli, e ogni capitolo racconta una diversa Langa – partendo da Alba, la capitale più piccola d’Europa, verso la Langa del Barbaresco, del Moscato, quella del Barolo, oppure del Dolcetto, salendo poi l’Alta Langa del Tanaro, l’Alta Langa del Belbo, l’Alta Langa della Bormida, e concludere con l’Alta Langa di Asti, Alessandria e Savona –, sia geograficamente, sia per caratteristiche intrinseche, date dai vini, dal paesaggio, dai retaggi storici e soprattutto dalle storie delle persone che su quel particolare angolo di Langa hanno vissuto o ancora vivono.
Gli itinerari narrativi di Impossible Langhe sono accompagnati dalle fotografie di Maurizio Beucci, occhio non assuefatto a queste geografie – lui infatti è di Torino –, invitato da Sandra e Charley Vezza a fotografare quei luoghi evocati dalle storie di Pietro.
«La Langa che ho visto con Pietro è un altro luogo, non è solo un milione di filari ordinati, racconta Maurizio Beucci. Errando con Pietro tra queste colline con la nostra vecchia Panda 4x4 Ronzinante, ribattezzata ‘Poderosa’, ho iniziato a perdere i miei riferimenti e ho riscoperto tutto quello che amo del fare fotografia: guardare le cose con gli occhi di meraviglia di chi le scopre per la prima volta. In questo libro non tutti troveranno la Langa che si aspettano, per il semplice fatto che non l’ho trovata nemmeno io. Ma qualcuno, certamente, la riconoscerà. In questo libro c’è la mia Langa, la mia visione personale di questi luoghi, niente di oggettivo, niente di reale».

















