Leggere è bello. Leggere i libri proposti dal Caffè Letterario di Bra, ancora di più. Come ‘I piccoli maestri’ di Luigi Meneghello (BUR Biblioteca Universale Rizzoli), proposto dal poeta braidese Bernardo Negro. Uno dei più bei libri italiani del dopoguerra per conoscere, per non dimenticare, per capire.
Alcuni decenni fa venne subito considerato un classico non solo di genere, ma per la potenzialità rivoluzionaria dei suoi contenuti su uno sfondo di vertiginosa innovazione. Tra i più importanti esiti nel filone Resistenziale, il romanzo si colloca in un panorama antiretorico e, a modo suo, capillarmente obiettivo.
Loro, ‘i piccoli maestri’, sono un gruppo di studenti veneti che, dopo l’Armistizio del 1943, scelgono l’opposizione armata e salgono sull’altopiano di Asiago, ove, tra forre e spumeggianti declivi, danno battaglia all’invasore, facendo dapprima rocamboleschi sabotaggi, come un’improvvisata requisizione di una partita di formaggi da redistribuire agli affamati montanari, fino a passare a non autorizzati rapimenti per avere pronto uno ‘scambio di prigionieri’.
Il protagonista parla in prima persona, ci sono Enrico, Lelio, Simonetta ed altri ragazzi che amano l’avventura quanto l’idealizzata libertà. I contorni nella natura si trasformano come gli sfondi degli scontri, delle incursioni, dei lanci di rifornimenti paracadutati dagli inglesi di Douglas o di altri improvvisati eroi dietro le linee. Tra una marcia di trasferimento e l’altra, non mancano dotte citazioni, dal Purgatorio di Dante all’Orlando Innamorato di Boiardo.
Ci sono svolte crudeli, come sconosciuti ragazzi del posto, coraggiosi fiancheggiatori dei ribelli, impiccati per rappresaglia e anche tedeschi che cadono battendosi per la loro divisa, forse dimenticandosi del forsennato fanatismo dei ‘camerati’. Si arriva alla liberazione di Padova nel ‘45 in cui l’io narrante è coinvolto con l’intrepida Simonetta. Avrete capito che i tasti di assoluta antieroicità fanno somigliare questo romanzo a opere di Fenoglio, come ‘I ventitré giorni della città di Alba’ o il famosissimo ‘Partigiano Johnny’.
La prima edizione de ‘I piccoli maestri’ apparve nel 1964, mentre quella definitiva è di dodici anni dopo. Il rammarico del vicentino Meneghello è di non aver conosciuto il grande scrittore piemontese, come dirà in un suo importante scritto. A noi non rimane che confrontare l’esperienza partigiana ai confini del mondo jugoslavo con quella vissuta tra le colline di Langa.
Scopriremo che ‘I piccoli maestri’ non è molto distante dal fenogliano ‘Una questione privata’, entrambi scritti negli stessi anni e probabilmente con lo stesso animo di coloro che hanno saputo vedere i vari volti di un’irripetibile realtà da angolazioni geografiche diverse, ma con la medesima passione anti eroica quanto schietta. Volumi così non bisognerebbe mai lasciarli sugli scaffali della libreria.













