/ Alba

Alba | 04 febbraio 2021, 11:00

Meno costi per i Comuni, più differenziata, economia circolare: c’è la nuova legge sui rifiuti

Sparisce l’obbligo di fusione dei consorzi esistenti in una stessa provincia. La Regione incentiverà quelli che perseguono questa strada consensualmente. Prevista la linea dura per i consorzi che non raggiungono gli obiettivi stabiliti

Immagine di repertorio

Immagine di repertorio

Contenere la produzione di rifiuto indifferenziato sotto la soglia di 126 chilogrammi all’anno per abitante. È uno degli obiettivi che si prefigge la nuova legge regionale sulla gestione dei rifiuti, approvata ieri (mercoledì) in Consiglio regionale.

Il documento punta anche sulla riorganizzazione della delicata e complessa “partita” dei rifiuti, attraverso un un triplice obiettivo: rafforzare la governance, spingere sulla raccolta differenziata e creare impiantistica che permetta al Piemonte di diventare autonomo.

In una parola: puntare sull’ambiente e sull’economia circolare.

L’assise ha di fatto varato un disegno di legge, l’88, che va a modificare la legge del 2018.

La Regione punta a raggiungere l’obiettivo dei 126 chili di rifiuti indifferenziati annui pro-abitante entro il 2025. Farà eccezione Torino, per la quale l’obiettivo pari a un rifiuto indifferenziato non superiore a 159 chilogrammi ad abitante è fissato entro il 2024.

Gli imperativi. Puntare sul raggiungimento degli obiettivi della raccolta differenziata, con l’obiettivo del 65% previsto dalla Ue: ci sono consorzi in Piemonte già vicini al 70% ed altri meno, proprio come Torino, che ha recentemente superato il 50%. E – come accennato – abbassamento, del quantitativo di rifiuti indifferenziati prodotti pro capite.

Con la nuova legge sparisce l’obbligo di fondere i consorzi esistenti nella stessa Provincia, proprio come accade nel Cuneese, dove ci sono più consorzi che gestiscono il servizio di raccolta rifiuti e nettezza urbana.

L’organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani si baserà su un unico ambito territoriale ottimale (Ato) regionale, articolato a sua volta in sub ambiti di area vasta (gli attuali consorzi) la cui governance è esercitata dai Comuni.

All’Ato spetterà l’approvazione del piano per l’avvio del trattamento dei rifiuti, la realizzazione degli impianti sulla base delle esigenze di riutilizzo, recupero e smaltimento. 

Nel testo della nuova legge è poi prevista una modifica al sistema di applicazione delle sanzioni per il mancato raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei rifiuti indifferenziati. In particolare, viene definita una “franchigia” per i consorzi con elevata presenza di comuni turistici, nei quali la popolazione effettivamente presente risulta essere superiore a quella residente. Questi comuni potranno sforare, nell’aumento della produzione di rifiuti, di una percentuale pari all’incremento di almeno il 5% della popolazione residente.

I “sub ambiti di area vasta” saranno soggetti ad un un periodo di “osservazione transitoria”, nel quale verrà valutata l’efficienza dell’organizzazione. Al termine di questo periodo, la Giunta regionale potrà individuare “i consorzi di area vasta che non raggiungono gli obiettivi stabiliti”, mettendo in campo “azioni di riorganizzazione o efficientamento” sino ad arrivare, “in caso di inerzia dei consorzi, a un intervento della Regione in via sostitutiva, dopo diffida, anche con la nomina di un commissario ad acta”.

In ambito economico, in merito ai criteri e alle modalità di utilizzo delle risorse a disposizione, viene precisato come la Giunta incentivi, fra gli interventi, i consorzi di area vasta che si sono accorpati consensualmente, sostenendo quelli per cui ha disposto l’accorpamento a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti.

Una legge il cui iter è iniziato un anno fa, fortemente voluta dall’assessore all’Ambiente Matteo Marnati: “La legge c’era già. – commenta – Noi, raccolte le criticità emerse sul territorio, come quelle che bloccavano il processo di accorpamento dei consorzi, l’abbiamo aggiornata. 

Ci saranno 21 consorzi autonomi di area vasta e avremo una governance forte; la partita dei rifiuti non è solo una questione ambientale ma anche economica, ci saranno nuovi investimenti, nuove assunzioni. Dovremo creare impianti a chilometri zero perché abbiamo bisogno di non dipendere da altri, siano essi in regione o al di fuori”.

La Regione vuole inoltre spingere sul riutilizzo di quei rifiuti che non si possono differenziare, i rifiuti “a recupero energetico – sottolinea Marnati – con la realizzazione di termovalorizzatori sicuri e di ultimissima generazione”.

Che aggiunge: “Facciamo nostro il concetto di economia circolare incentivando lo scambio o la cessazione gratuita di beni per il loro riutilizzo. Abbiamo presentato numerosi progetti a valere sul Recovery Fund per il miglioramento dell’impiantistica regionale. L’obiettivo comunque è quello di arrivare a differenziare il più possibile.

Ripartiamo con una governance regionale. Il Piemonte diventerà più indipendente, punteremo sulla ricerca e sull’innovazione, creeremo impiantistica per riciclare la plastica e cercheremo nuove soluzioni per l’industria per produrre materiali riciclabili; e lo faremo con i nostri atenei, con il Politecnico di Torino.  

È importante – conclude l’assessore – sottolineare che una gestione pubblica dei rifiuti permette di tenere lontane tutte quelle organizzazioni criminali che potrebbero essere attratte da un vuoto normativo”.

Approvare questo provvedimento – ha ancora dichiarato il presidente Alberto Cirioè stato importante per la tutela ambientale della regione e per rispondere ai correttivi proposti dai sindaci. Qui c’è il tema della gestione dei rifiuti, con meno costi per i Comuni e in definitiva per i cittadini e trova attuazione il principio dell’economia circolare”.

La legge regionale che abbiamo modificato – spiega il consigliere Lega Matteo Gagliassopermetterà di superare i limiti di attuazione che si sono palesati nel corso del 2018 e della prima parte del 2019 nella Città Metropolitana di Torino e nelle Province di Alessandria, Cuneo, Novara.

Sono ambiti complessi su cui insistono più Consorzi di bacino chiamati a fondersi in un unico ente, che non risultano ancora aver provveduto alla riorganizzazione.

È il frutto di decine di tavoli con tutte le parti coinvolte, allo scopo di portare la soluzione ad un problema che aspetta da troppo tempo di essere risolto e che meritava una svolta, vista la ricaduta e l’impatto cha ha sull’ambiente e sul relativo servizio”.

Un provvedimento fortemente voluto dai territori – aggiunge Gagliasso insieme al collega Dago – che hanno manifestato contrarietà rispetto agli accorpamenti dei consorzi, soprattutto per problemi di aumento dei costi e per il rischio della perdita di efficienza”.

Paolo Bongioanni (FdI): “Grazie a questa nuova legge avremo consorzi di area vasta con una loro autonomia e una governance forte, un risultato importante anche da un punto di vista economico, in quanto l’ottimizzazione dello smaltimento può essere foriera di ricchezza”.

Nel corso del dibattito è intervenuto anche il consigliere Maurizio Marello (Pd): “Avendola vissuta da sindaco (di Alba: ndr), mi permetto di dire che un limite della vecchia legge è stata proprio l’obbligatorietà della fusione tra i consorzi, anche assai divergenti da punto di vista dell’efficienza.

Sotto questo profilo, reputo positiva la scelta odierna di riconoscere la possibilità di mantenere in vita gli attuali consorzi, ma occorre incentivare di più l’aggregazione degli stessi.

Un passaggio fondamentale è quello dal concetto di obbligatorietà a quello di incentivazione che può essere utile perché consente di ottimizzare e razionalizzare le risorse, ridurre i costi e aumentare l’efficienza.

È positivo, inoltre, sbloccare oggi la situazione consentendo di procedere all’assunzione di personale nei consorzi e, anzi, questo passaggio, a mio avviso, avrebbe dovuto essere compiuto prima.

Un terzo elemento critico è quello delle tariffe: se i consorzi di oggi rimangono in piedi l’opposizione non riesce a comprendere la ratio per cui le tariffe che i comuni propongono debbano essere validate a livello regionale, così come previsto nella legge approvata oggi.

L’obiettivo da perseguire è quello di trovare il giusto equilibrio tra locale e centrale: la Regione deve giocare ruolo importante, senza dimenticare quello dei comuni che va tenuto in considerazione affinchè i cambiamenti siano meglio accettati e condivisi”.

redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium