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Attualità | 30 ottobre 2020, 20:12

"Medici e infermieri allo stremo, in queste condizioni impensabile riaprire l’ospedale di Bra"

La denuncia del segretario provinciale della Uil Fpl La Motta: "Mandati alla guerra con un esercito dimezzato. Se occorre attrezzare altri spazi la Regione si faccia carico di procurare il personale necessario"

Immagine d'archivio (Ph Mauro Gallo)

Immagine d'archivio (Ph Mauro Gallo)

Lancia un appello, non tanto alla direzione generale dell’Asl, ma alla Regione, a chi "ci chiede di fare una guerra con duemila soldati quando di disponibili ne abbiamo la metà", un esercito "già sotto organico e logorato da mesi di una dura battaglia".

A rivolgersi in questi termini ai responsabili della sanità regionale è Giovanni La Motta, dipendente dell’Asl Cn2 che nella sua veste di segretario provinciale della funzione pubblica Uil interviene sulla più che concreta possibilità che l’azienda sanitaria langarola debba ottemperare alla richiesta arrivata da Torino di incrementare la propria disponibilità di spazi Covid attraverso la parziale riapertura del "Santo Spirito" di Bra, come polmone a supporto di un’ospedale di Verduno che da due settimane è piombato in quell’emergenza che i suoi sanitari hanno già vissuto in primavera nell’omologo reparto dell’albese "San Lazzaro".

"Per incrementare i posti e aprire altre sedi serve personale che ad oggi non c’è – denuncia La Motta –, mentre medici, infermieri e Oss oggi in organico a Verduno sono già allo stremo, sotto pressione da mesi, logorati fisicamente e anche psicologicamente. C’è chi non dorme la notte, chi è andato in terapia, per non dire dei tanti che si sono e si stanno contagiando… . Qui si è raschiato il fondo del barile e io credo sia giunto il momento di dirlo in modo chiaro".

La Motta – nella prima fase impegnato tra il personale Asl mandato a presidiare le residenze per anziani più colpite dai contagi, operando in particolare in quella di Govone – mette l’accento su quella che ritiene una dolorosa evidenza: "In primavera la situazione era diversa. L’emergenza aveva interessato le sole regioni del Nord e l’abbiamo superata anche grazie al supporto di tanti colleghi arrivati da altre parti d’Italia e da Paesi stranieri. Ma ora tutto il Paese e mezzo Occidente è nella nostra identica condizione di difficoltà. Quel personale bisognava tenerselo stretto allora, adesso è tardi…".
 
Per il sindacalista c’è comunque un’unica strada: "La nostra Asl quello che doveva fare l’ha fatto. La previsione di portare a Verduno oltre i 100 posti letto Covid rappresenta un impegno importante per un organico già sottodimensionato di almeno cinquanta persone. Se si vogliono fare altri posti e aprire altre sedi dovrà essere la Regione a farsi carico di procurare il personale necessario".

Ezio Massucco

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