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Curiosità | 09 gennaio 2020, 10:43

60 anni fa l’addio a Fausto Coppi: dal Museo della Bicicletta di Bra a Castellania per ricordare il Campionissimo

Da trent’anni, non si perde questo appuntamento il cavaliere Luciano Cravero, presidente e ideatore dell'esposizione braidese, arrivato a Castellania insieme all’amico Aldo Basso, per rendere omaggio al ciclista, che più di ogni altro ha segnato un’epoca

60 anni fa l’addio a Fausto Coppi: dal Museo della Bicicletta di Bra a Castellania per ricordare il Campionissimo

È un rito, una cerimonia, una tradizione. È un appello, una volata nel tempo, un gran premio della montagna della memoria quello che il 2 gennaio si celebra a Castellania per ricordare Fausto Coppi, quest’anno in una ricorrenza tonda. Cade, infatti, il 60° anniversario della prematura scomparsa del Campionissimo. La festa è tutta nei racconti della gente accorsa nel suo paese natale che da piccolo borgo sulle colline tortonesi ha iniziato la sua corsa nella storia.

Da trent’anni, non si perde questo appuntamento il cavaliere Luciano Cravero, presidente e ideatore del Museo della Bicicletta di Bra, arrivato a Castellania insieme all’amico Aldo Basso, per rendere omaggio al ciclista, che più di ogni altro ha segnato un’epoca.

Coppi era il mito, la leggenda. Coppi era l’Italia, prima e dopo la guerra, cioè la miseria, la ricostruzione, la rinascita. Coppi era sogni e rivincite. Coppi era la parola d’ordine che ognuno aveva riempito di esclamativi. Coppi, come spiegavano, senza spiegare, corridori e giornalisti conquistati dalle sue imprese, era Coppi.

La trasferta alessandrina ha portato la delegazione braidese a visitare la sua casa, la prima, quella della famiglia, oggi trasformata in una sorta di museo e nell’altra casa, l’ultima, un mausoleo, elevato anch’esso a museo, ma anche a sacrario, a santuario, uno dei luoghi di pellegrinaggio più conosciuti e frequentati.

Alle 10 la Messa. La funzione religiosa è stata officiata da monsignor Francesco Giorgi di fronte ad una pletora di fedeli, con i figli di Coppi, Marina e Faustino, e le loro famiglie; il sindaco di Castellania, Sergio Vallenzona; le autorità militari; chi ha conosciuto Fausto; chi ha corso insieme a lui; persone di tutte le età, giunte da ogni parte d’Italia e anche dall’estero che il 2 gennaio sanno di avere un incontro a cui è bello esserci, per sentirsi ancora più vicini al corridore e all’uomo. Non da spettatori della sua mortale vulnerabilità, ma testimoni della sua miracolosa eternità.

E ci sono anche antiche glorie a nobilitare la platea: da Franco Balmamion, due volte vincitore del Giro d’Italia, a Pino Favero, che con Coppi aveva corso ma guardandogli la schiena, da Walter Martin, ex ciclista su strada che ottenne tre successi tra i professionisti, a Imerio Massignan, che proprio il 2 gennaio ha festeggiato il traguardo degli 83 anni.

Campione del ciclismo eroico di una volta, la memoria di Fausto Coppi è sempre attuale. La sua fu una vita trascorsa sempre in prima pagina: dalla rivalità con Bartali, alla tragica fine del fratello Serse, dalla storia d’amore con la Dama Bianca, fino alla morte improvvisa, a causa di una malaria non diagnosticata e mal curata.

La sua prematura scomparsa, che lo consegnò alla leggenda, fece notizia, perché Coppi era un campione umano e di incredibili risorse tecniche, che appassionava la gente suscitando emozioni uniche. Al suo passaggio si infiammavano gli animi di tantissimi tifosi che lo incitavano a gran voce, assiepati lungo i percorsi.

Ma il modo migliore per ricordare il Grande Airone è pensare ai suoi successi, alle sue imprese, alla sua determinazione, alla grandezza di un mito che non morirà mai. C’era una volta il Campionissimo, c’è ancora 60 anni dopo.

Silvia Gullino

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