Se Mara Carfagna e Renato Brunetta, solo per citare i nomi dei parlamentari più noti, hanno detto che loro in piazza a fianco di Casapound non scenderanno, non così gli esponenti azzurri di punta del Cuneese che saranno invece tutti presenti, oggi, in piazza San Giovanni a Roma a fianco della Lega di Matteo Salvini.
Silvio Berlusconi non ha intenzione di offrire al leader della Lega alibi per cui ha deciso di salire sul palco di quella piazza, simbolo di adunate sindacali, che non gli è certo particolarmente gradita.
Il perché lo ha detto ai suoi: “Manifestiamo anche noi perché la manovra che il governo giallo-rosso ha presentato è iniqua e piena di tasse”.
Ma non basta. Il vecchio leone, consapevole che il suo ruggito si è fatto flebile, ha spiegato ai suoi le ragioni della presenza: “Nel centrodestra, come in tutte le coalizioni dovrebbe essere, il leader è colui il cui partito ottiene un voto in più: quindi è logico che se Salvini è oltre il 30%, sia lui il leader. Anche se noi – si è affrettato a puntualizzare - non siamo la Lega, siamo i continuatori della tradizione liberale, occidentale, cristiana e garantista”.
La ritrovata intesa tra Berlusconi e Salvini e il riconoscimento di quest’ultimo come leader del centrodestra è un passaggio politicamente rilevante.
Per nulla confortato dai sondaggi che la Ghisleri gli fornisce settimanalmente, il Cavaliere ha deciso di fare buon viso a cattiva sorte sperando, in questo modo, di poter ancora avere voce in capitolo nella coalizione, seppur in terza fila alle spalle di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
I big cuneesi non sono stati sfiorati dal dubbio del dissenso.
Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, fin da subito aveva detto che ci sarebbe stato insieme a Franco Graglia, vicepresidente del Consiglio regionale e suo braccio destro.
Conferma la sua presenza anche il deputato monregalese Enrico Costa: “Berlusconi ha detto che lui ci sarà. Berlusconi è Forza Italia, quindi non c’è discussione: dobbiamo essere con lui. Forza Italia deve e vuole essere saldamente ancorata al centrodestra e questa è un’occasione per dimostrare a Salvini che il nostro apporto è indispensabile per vincere”.
Si spinge persin oltre il senatore e sindaco di Priocca d’Alba, Marco Perosino: “Io ci sarò e ci sarei andato anche se Forza Italia avesse detto di no. Siamo al "liberi tutti” – osserva – e la polemica su Casapound è ridicola: sono quattro gatti e non fanno paura a nessuno. In caso contrario siano dichiarati fuori legge. Il centrodestra – aggiunge ancora Perosino - deve essere unito ad ogni costo e non a giorni alterni”.
Appena più moderato nei toni, ma senza titubanze nella sostanza, il segretario provinciale e sindaco di Boves, Maurizio Paoletti: “Rinasce il centrodestra insieme al ritorno al bipolarismo. È chiaro che quella tra 5 Stelle e Pd sarà una alleanza strutturale per i prossimi anni. In un sistema bipolare – osserva - l'area moderata diventa determinante e quell'area oggi è occupata da Forza Italia e Italia Viva di Renzi. Chi dei due avrà maggior capacità di attrarre elettori moderati – conclude Paoletti - garantirà la vittoria alla propria coalizione”.
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