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Attualità | 01 febbraio 2020, 17:04

Marco Perosino sul disegno di legge sul tartufo: "Non tutti i tuber magnatum picum possono chiamarsi tartufo bianco d'Alba"

Il senatore e sindaco di Priocca contesta la legge in discussione in commissione Agricoltura e insiste: "Non si può applicare la teoria opposta a quella usata per la battaglia della nocciola"

Marco Perosino sul disegno di legge sul tartufo: "Non tutti i tuber magnatum picum possono chiamarsi tartufo bianco d'Alba"

Il disegno di legge, ora in Commissione agricoltura del Senato, poi in aula e a seguire alla Camera, all’art 6 (elenco delle specie) riporta come prima specie il “tuber magnatum pico” detto ”tartufo bianco pregiato” (o anche tartufo bianco del Piemonte o di Alba e Tartufo bianco di Acqualagna).

Ciò significa che tutti i “tuber magnatum pico” raccolti in Italia potranno essere chiamati “tartufo bianco di Alba”. Ovviamente il dibattito in parlamento, i pareri tecnici dei Ministeri e della UE avranno ancora tempi, modi e risultati non prevedibili.

Ma c’è in Alba e nell’albese, in Enti e parte della politica, la convinzione che la eventuale decisione di chiamare ogni “tuber magnatum pico” con il nome “Tartufo bianco d’Alba” in tutta Italia sia una scelta utile importante, storica foriera di ogni vantaggio e ogni fortuna.

Sono l’unico parlamentare eletto nella zona di Alba Langhe e Roero ove, per fortuna e per natura, si trova il tartufo bianco, ma non faccio parte della Commissione Agricoltura (la mia è la 6a Commissione Finanze). Ho interpellato trifolao, ristoratori, trasformatori e esperti del ramo ed amministratori pubblici per capire di più e comunque sentire il loro parere.

Tutti sono in totale disaccordo per motivi razionali e di intuito sulla possibilità di concedere la denominazione “di Alba” a livello nazionale. Non si può applicare la teoria opposta a quella usata per la battaglia a riguarda della nocciola che non si voleva consentire come “tonda gentile delle Langhe” in tutta Italia, ma soltanto nella nostra zona; battaglia legale poi vinta con la delimitazione di area di pertinenza Langhe-limitrofe, per la tonda gentile.

Per il tartufo, consentire la dicitura “di Alba” in tutta Italia, sarebbe ancora peggiore perché abbasserebbe il valore gastronomico e monetario del prodotto a favore dell’aumento del valore dei prodotti di tutte le altre località d’Italia. Sarebbe anche un “vulnus” al valore ambientale, turistico, enogastronomico di Alba, faticosamente costruito nel tempo.

Senza sottacere la proposta ingannevole per il consumatore che si vede sulla tavola un prodotto potenzialmente meno pregiato di quello atteso. La proposta sensata è “Tartufo bianco d’Italia” per tutti i “tuber magnatum pico” e la dicitura “di Alba” come denominazione IGP e o marchio collettivo “di Alba” potrebbe essere concesso a tutto il Piemonte sud.

Non riesco a comprendere la tesi sostenuta in autorevoli ambienti e sedi, non condivisa con tutti gli attori della filiera né esplicitata in pubblico in modo chiaro e completo. Per tanto auspico un risveglio critico seppure costruttivo di tanti e di tutti, in libertà e a viso aperto, al più presto nelle apposite sedi ma anche spontaneamente nelle associazioni di categoria e affini. Per convinzione e correttezza non posso tacere!

Redazione

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