Data la vastità del menu di giornata, occorrerà ancora qualche giorno per toglierci le ultime curiosità sul completamento dell’Asti-Cuneo.
Quanto costerà percorrere l’intera tratta dopo aprile, ad esempio, quando entrerà in vigore il pedaggio pieno (già oggi il viaggio in auto da Cherasco al capoluogo provinciale costa 5,90 euro per 50 km).
O se, nelle more di una valutazione di impatto ambientale di cui si sono perse le tracce, è possibile azzardare tempistiche per adeguare a percorso autostradale i 5,1 km della tangenziale di Alba (previsti 600 giorni di lavori, che nulla avrebbero a che fare con quelli avviati alcuni mesi or sono da Anas).
O più in generale, ancora, se il costo complessivo degli ultimi due tronconi assomma ai 348 milioni di euro indicati dall’Osservatorio Territoriale Infrastrutture (Oti) di Unioncamere Piemonte (era pari a oltre 800 milioni, la spesa prevista per il passaggio albese nel precedente piano economico dell’opera) e se quello complessivo della A33 si avvicina ora a 1,457 miliardi di euro stimati dalla stessa fonte.
Altra rovello da togliersi riguarda poi il traffico. Secondo le previsioni il completamento dovrebbe consentire all’Asti-Cuneo di raddoppiare la circolazione di mezzi in transito sul suo percorso, dagli attuali 6.500 mezzi al giorno. Sarà così? E quanto ne gioverà una viabilità locale – così asfittica nella zona tra l’Albese e il Braidese – che intanto si prepara a godere finalmente di qualche correzione grazie alla predisposizione di altre opere viarie per 43,5 milioni?
Questi alcuni dei punti rimasti da chiarire dopo i tanti illustrati questa mattina, quando autorità, sindaci, rappresentanti di istituzioni e categorie produttive (il prefetto Savastano, il presidente della Camera di Commercio Crosetto, i vertici delle principali associazioni di categoria) hanno avuto conferme sui termini del definitivo completamento dell’attraversamento albese dell’A33 dai vertici della concessionaria Asti Cuneo Spa (presente col presidente Giovanni Quaglia e l’amministratore delegato Bernardo Magrì) e da quelli della Giunta Regionale, in prima linea col presidente Alberto Cirio e gli assessori Gabusi, Bussalino e Gallo.
Da domani – è la notizia – si viaggerà anche sui 4,9 km del "tronco A" tra Alba Ovest e Cherasco, finalmente percorribili anche se a una sola corsia per senso di marcia.
Da finire c’è infatti la seconda carreggiata, quella di sinistra per chi scende a valle. E lo dimostra l’abbondanza di uomini e mezzi presente anche oggi al lavoro lungo l’intera tratta.
TEMPI ACCORCIATI
Durante il sopralluogo la scelta di procedere adottando per qualche mese la modalità cantiere non ha scandalizzato nessuno: ben venga partire, tanto più se fino all’ultimazione le porte 6, 7 e 8 del sistema "free flow" rimarranno spente e il relativo pedaggio non verrà addebitato ai mezzi in transito.
La scadenza di aprile è solenne, ha spiegato il governatore Cirio, che all’intero uditorio ha consigliato il suo approccio – "Darsi sempre una scadenza, comunque sia" –, modalità operativa che aiuterebbe a raggiungere risultati persino in Italia.
Fu così che il tronco B inaugurato ad aprile 2023 dal ministro Salvini lo si era terminato in 23 mesi invece dei 30 previsti da contratto, mentre questa volta si è fatto ancora meglio, 21 mesi contro i 30 pattuiti: una scadenza che, secondo gli impegni contrattuali, ci avrebbero proiettato a marzo 2027.
DA ALBA A CUNEO UN RISPARMIO DI 25 MINUTI
Bravi quindi a stringere coi tempi di questi ultimi cantieri, dopo 35 anni di lungaggini. Anche se a monte rimane il problema di quanto ci vuole a farlo partire, quel conteggio, a colpi di autorizzazioni e carte bollate.
Proprio quest’ultimo tema è stato al centro della disanima che, una volta abbandonato il sopralluogo ha tenuto banco in un salone del centro congressi (all’hotel "Porta delle Langhe") gremito di fasce tricolori. Un pubblico di sindaci che il governatore ha tenuto a ringraziare per la pazienza.
"Da domani si potrà andare da Alba a Cuneo risparmiando 20-25 minuti – ha spiegato loro Cirio –, non si uscirà più dall’autostrada, non si intaserà la Strada Provinciale 7 a Pollenzo… . Non si foraggeranno le casse della Provincia col velox di Cherasco, dove tutti abbiamo già dato…", ha scherzato con l’amico Robaldo, poco lontano, prima di spiegare che "il casello dell’ospedale non è stato fatto sotto l’ospedale per lasciare il passaggio alla colonia di chirotteri presenti a Santa Vittoria d’Alba" e di avere ricordato come proprio con l’Asti-Cuneo iniziò la sua carriera politica nel 1994, in una delle tante manifestazioni di protesta dei sindaci a Baraccone di Castagnito.
QUELLA FOTO DEL 2019
Dalla storia recente all’attualità intestarsi il passaggio di oggi come l’ennesimo lavoro portato a termine dalla sua amministrazione in Regione è un intento legittimo. "Nel 2019 abbiamo voluto fare quella fotografia con le gambe a penzoloni sul moncone di Cherasco per dire a noi stessi che il primo obiettivo era completare le cose iniziate. Abbiamo iniziato col grattacielo della Regione Piemonte. L’abbiamo fatto col nuovo ospedale di Alba e Bra. L’Asti-Cuneo era anche così. Me ne ero occupato con l’allora sindaco di Alba Marello quando ero in Europa. Nel 2018 non c’erano i soldi, non c’erano i progetti. Non c’erano le autorizzazioni. I soldi bisognava trovarli, non li avevamo.
Da lì la scelta del 'cross financing' , di quella espressione strana che voleva dire che prorogando una concessione che funzionava bene (quella sulla Torino-Milano, ndr) se ne sarebbe ripagata una che funzionava meno. Un precedente in Francia ci ha consentito di seguire quella strada, di farcela approvare dall’Europa. Abbiamo iniziato a rivedere i progetti. Ci siamo anche confrontati con sensibilità diverse, con quelle che, per rispettare l’ambiente, a Verduno ci dicevano di fare in un modo e a Demonte nel suo opposto. Oggi concludiamo e mettiamo a disposizione dei cittadini una strada aperta e percorribile (…)".

RIXI: "DATO UN SEGNALE. ORA DEMONTE"
"Finalmente abbiamo dato un segnale", ha proseguito il viceministro Rixi, anche lui impegnato a enumerare le opere finite negli ultimi anni e quelle da finire. Nel computo c’è tanto Piemonte, a partire dal tunnel di Tenda ("Grazie alla sua apertura il turismo di intere vallate è incrementato del 30%") per proseguire con Demonte, "valico altrettanto essenziale per alcuni parti del Cuneese, come per noi è fondamentale una viabilità che non vada a creare problemi ai centri storici. Ci sono valichi alpini cui non si mette mano da 40 anni, è ora di farlo".
SI RADDOPPIA IL PONTE DI POLLENZO
A stilare il dettaglio del "tesoretto" in opere di adduzione che spettano ora al territorio è stato il presidente della Provincia Luca Robaldo. "Interventi per 43,5 milioni di euro, per i quali ancora questa mattina abbiamo interloquito con Cirio e Rixi. Andiamo dall’interconnessione dell’autostrada con la Provinciale 661 a Cherasco (Fondovalle) all’adeguamento della Strada Provinciale 7. Poi nuove piste ciclabili, la variante alla Sp7 al molino di Verduno, il collegamento tra la Sp7 con la Provinciale 58, a Bra la variante di Pollenzo e interventi su via Nogaris, presso l’area artigianale di Pollenzo.
Ancora, alcune predisposizioni di opere idrauliche e un’opera che mi sta particolarmente a cuore: la rimessa in pristino del ponte di Pollenzo, sempre sulla Sp7: una infrastruttura delicata, questa interamente finanziata dalla Provincia per 6,7 milioni in due lotti. La Provinciale 7 è tra le più trafficate della provincia e lì sopra passano più di 15mila veicoli al giorno, va sistemata".




