«Le parole del ministro Calderoli al question time non chiariscono nulla, ma confermano in modo plastico ciò che denunciamo da mesi: questa riforma è ingiusta, miope e produrrà danni profondi. Lo avevamo detto, scritto e spiegato in ogni sede, ma siamo rimasti inascoltati». Così i consiglieri regionali Pd Mauro Calderoni, Fabio Isnardi, Emanuela Verzella e Domenico Ravetti tornano a criticare la nuova classificazione dei Comuni montani annunciata dal Governo.
«La cosiddetta 'nuova legge montagna' – proseguono – cancella con un colpo di spugna oltre 1100 Comuni che non sono affatto "falsi montani", ma territori fragili, marginali, spesso di crinale o di transizione, che da decenni svolgono funzioni essenziali per l'equilibrio complessivo del territorio. Comuni che hanno costruito politiche condivise prima nelle Comunità montane e oggi nelle Unioni montane, e che ora vengono semplicemente scaricati».
«Il dato più grave – aggiungono – è che mentre il Governo portava avanti questa scelta sbagliata, il Piemonte è rimasto a guardare. Nessuna presa di posizione, nessuna difesa concreta dei territori, nessuna battaglia istituzionale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una penalizzazione pesantissima nel Cuneese, ma soprattutto nelle province di Alessandria, Asti e VCO dove intere aree vengono private di riconoscimento, risorse e strumenti di governo».
«Escludere questi Comuni – spiegano i consiglieri Pd – significa indebolire la manutenzione del territorio, la difesa idrogeologica, la gestione forestale e agricola, l'accesso ai servizi essenziali. Le funzioni non spariscono perché cambia una definizione amministrativa: spariscono le politiche pubbliche, e questo è un rischio che il Piemonte non può permettersi. Dopo il piano sulle Aree interne che teorizzava l'accompagnamento al declino, oggi siamo di fronte a un nuovo colpo inferto agli stessi territori. Errare è umano, perseverare è diabolico».
«Colpisce infine – concludono – l'ipocrisia politica di una destra che riempie i propri discorsi di retorica sui 'territori', sulle 'radici' e sulle 'comunità locali', salvo poi abbandonarli quando si tratta di fare scelte concrete. Che fine ha fatto il mitico territorio, sempre evocato nella mistica della destra di governo nazionale e regionale? Qui non c'è alcuna visione per le Terre alte, ma solo un cinico calcolo politico-altimetrico. Il Governo si fermi, la Regione Piemonte esca dal silenzio e si apra finalmente un confronto vero con enti locali e comunità prima che i danni diventino irreversibili».














