In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,1-12).
Oggi, 7 dicembre 2025, la Chiesa giunge alla II Domenica di Avvento (Anno A, colore liturgico viola).
A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Riccardo Frigerio, direttore dei Salesiani di Bra.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento.
È il ritornello di ogni periodo forte, ma la conversione è davvero al centro del tempo che viviamo, di preparazione interiore seria al Natale del Signore. Non basta cambiare qualche particolare esteriore, fosse pure di penitenza fisica o di abitudini nell’utilizzo del tempo, solo una radicale analisi della mentalità che viviamo, così influenzata dal mondo che ci circonda, realizza questo invito pressante che sentiamo dalla bocca del profeta per eccellenza! Lo gridava due millenni fa, lo potrebbe ripetere (e attraverso la Chiesa lo fa davvero) anche a noi, troppo invischiati nella ricerca del benessere personale e assorbiti dentro a schermi digitali sempre accesi.
Perché cambiare? Perché il regno dei cieli è vicino, anzi è a portata di mano, lo tocchiamo nel suo Corpo offerto per noi, diventa nostro cibo, ci porta alla pienezza della vita. Il regno è vicino ai cuori aperti alla meraviglia, alle mani che abbracciano invece di dare pugni, agli occhi che sanno contemplare la bellezza di uno sguardo trasparente: non solo è vicino, ma è tutt’uno, senza perdere la nostra individualità e personalità, restando figli prediletti e irripetibili del Padre. Contempliamo ormai da vicino la salvezza che viene dall’alto, ne siamo molto più coscienti che non il profeta stesso, perché siamo stati raggiunti dalla Grazia e istruiti dallo Spirito Santo. In cambio di tanto amore riversato su di noi, siamo chiamati a costruire un mondo nuovo, dove le strade congiungono invece di dividere, dove è possibile fermarsi ad aiutare la vittima dei briganti e provvedere per lei, come farebbe Cristo. Strade dritte che arrivano prima alla meta, la comunione piena con Dio e con i fratelli, senza compromessi e deviazioni. A volte il cammino sembra avvilupparsi in curve degne di uno svincolo autostradale, forse a causa della nostra titubanza a confidare pienamente in Dio, preferiamo avere più o meno il controllo della nostra esistenza, rischiando così di perdere di vista la dimensione eterna e privilegiando il breve termine. Abbiamo bisogno di una guida sicura, e la voce del profeta anche oggi indica la via. Quanti sono i “Giovanni Battista” contemporanei? Fanno poco rumore, sembrano sparire nei trafiletti di cronaca, e invece ognuno di noi potrebbe nominarne decine o centinaia, tutte le persone che hanno contribuito a consolidare la nostra fede e carità. Chiudendo gli occhi, proviamo a pensare a chi ci ha insegnato le prime preghiere, a chi ci portava (o trascinava) a Messa quando eravamo piccoli, a chi ha mostrato concretamente che vivere secondo il Vangelo non solo è possibile, ma ne vale la pena! Magari non erano voci così potenti, ma non meno efficaci.
Giovanni rimprovera aspramente chi cerca di “scamparla”, accampando scuse e una appartenenza di nome ma non di cuore. Vede chiaramente che dietro quella conversione di facciata sta solamente un egoismo più fino, per auto-salvarsi o almeno non venire dimenticato dal Signore. Non basta dirsi cristiani, neppure andare a Messa regolarmente, se il cuore è indurito verso il fratello che soffre, se facciamo grandi beneficenze solo quando il nome viene messo in risalto. Guai a chi pensa di potersela godere oggi e poi ancora nell’eternità! Il Vangelo è esigente perché richiede una appartenenza piena, non solo di facciata, alla Chiesa e per chi non è cristiano di vivere la forma migliore della propria umanità. E allora restano pochi giorni per fare pulizia e tagliare i rami secchi dell’esistenza perché i frutti siano abbondanti. Un minimo di “potatura” è necessario in ogni condizione! Colui che viene ha a cuore solo la salvezza di tutti quelli che riconoscono il Regno che sta fiorendo, proprio ora. Buon Natale!














