Le dinamiche internazionali del settore vini, spiriti e aceti, riflettono un momento di riequilibrio dei flussi. Il mercato statunitense, in un anno in cui è stato al centro delle tensioni commerciali globali, registra una fisiologica contrazione, con il vino a -4,8% a valore e gli spiriti a -5% – da interpretare come il naturale riassorbimento dell'eccezionale picco di ordini verificatosi nel primo trimestre per anticipare i dazi, quando l'import di spiriti dall'Italia aveva toccato punte del +126%. È quanto emerge dall’Osservatorio Federvini, curato da Nomisma e TradeLab che analizza l’andamento dei comparti dei vini, degli spiriti e degli aceti nei primi tre trimestri del 2025.
Al netto di questa volatilità, il 'made in Italy' mostra una competitività superiore agli altri grandi esportatori: il calo complessivo dell'export vinicolo (-2% a valore) è più contenuto rispetto a quello di Cile (-6,7%) e Francia (-2,4%). Emergono inoltre segnali di vitalità da mercati alternativi: la Germania incrementa l'import di vino italiano dell’8,8%, il Brasile dell’8,7%, mentre il comparto degli aceti, pur registrando una flessione globale del 2,7%, si rilancia con tassi di crescita sostenuti in Corea del Sud (+33,9%), Cina (+29,9%) e Canada (+20,1%). Nel complesso, calano le esportazioni italiane di spiriti, liquori e grappa nei primi nove mesi del 2025, anche se cresce la performance in Giappone (+28,9%), Canada (+9,8%) e soprattutto in Cina con un balzo del 94,1%.














