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Politica | 08 novembre 2025, 15:10

Ailanto, la specie invasiva che preoccupa l’Albese: chiesto un piano d’azione

Cresce la presenza dell’albero del paradiso sul territorio. L'assessore all'Ambiente Roberto Cavallo: “Interventi meccanici insufficienti, valutiamo una task force”

Ailanto, la specie invasiva che preoccupa l’Albese: chiesto un piano d’azione

Nel Consiglio comunale ad Alba è tornato al centro dell’attenzione l’ailanto, la specie invasiva sempre più diffusa sia nelle aree urbanizzate sia nelle zone rurali del territorio albese. A riportare il tema in aula è stato il consigliere Emanuele Bolla, che ha ricordato come la presenza dell’albero sia stata già segnalata negli anni scorsi da più esponenti, tra cui l’ex consigliere Mutti.

Bolla ha chiesto all’amministrazione di chiarire l’orientamento futuro e di comprendere se sia possibile attivare un percorso condiviso. “Volevo capire cosa si intende fare rispetto a questa specie invasiva”, ha affermato. “Chiedo all’assessore Cavallo, in maniera propositiva, che tipo di lavoro si possa impostare e quale contributo possa arrivare dal Consiglio, anche in termini finanziari”.

A rispondere è stato l’assessore all’Ambiente Roberto Cavallo, che ha ricostruito con precisione tecnica la complessità del tema. “L’ailanto è presente in Italia dal 1856, quando venne importato in Trentino Alto Adige”, ha ricordato. “È inserito nella blacklist dell’Unione Europea come specie invasiva perché rilascia tossine allelopatiche che impediscono la crescita di altre piante, riducendo la biodiversità”.

Cavallo ha spiegato che in passato sono state emesse ordinanze di estirpo con cadenza biennale, in particolare lungo le scarpate ferroviarie, dove la diffusione è più evidente. Negli ultimi mesi l’assessorato ha anche riattivato i contatti con le Ferrovie in relazione ai lavori in corso nell’area di corso Italia. L’unico intervento recente è stato eseguito da un privato in zona San Cassiano, nell’ambito dei contributi regionali per le piante tartufigene.

L’assessore ha sottolineato tuttavia che la rimozione manuale non è sufficiente. “Gli interventi meccanici non bastano. L’apparato radicale è complesso e molto pollonifero”, ha spiegato. “Le linee guida di Regione Piemonte, Ministero e autorità estere come la Federazione Svizzera indicano interventi chimici mirati: taglio e iniezione di erbicida nel tronco per raggiungere le radici. È un’operazione onerosa, da eseguire pianta per pianta”.

Da qui l’apertura su un possibile nuovo percorso. “La proposta di una task force è interessante”, ha detto Cavallo. “Siamo disponibili a ragionarci, coinvolgendo sia la seconda commissione sia la commissione Agricoltura. Serve una programmazione seria”.

d.v.

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