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Attualità | 22 ottobre 2025, 19:28

Il profumo della Fiera ad Alba, viaggio tra le botteghe del tartufo: “Ottima qualità, ma raccolta discontinua”

Tra Morra, Ponzio e Ratti, tre voci raccontano le prime settimane di Fiera: turisti in crescita, prezzi stabili dai tremila euro al chilo e una stagione che punta sulla qualità, in attesa di un novembre più generoso

Il profumo della Fiera ad Alba, viaggio tra le botteghe del tartufo: “Ottima qualità, ma raccolta discontinua”

Passeggiare per via Maestra, tra le vetrine che custodiscono la storia del tartufo bianco, è un’esperienza che va oltre il commercio. È un rito che si rinnova ogni autunno, quando la città torna a respirare l’aroma del Tuber magnatum Picco, simbolo assoluto di Alba e delle Langhe. In questi giorni di Fiera, tra turisti in arrivo da tutta Italia e visitatori stranieri, le botteghe raccontano un clima di cauta soddisfazione: l’affluenza è buona, la qualità del prodotto è alta, ma la raccolta procede a rilento.

Morra, la casa del tartufo tra tradizione e misura

C’è un ritmo lento che attraversa piazza Pertinace, appena fuori dal flusso di via Maestra. Nel negozio di Tartufi Morra, tutto profuma di legno e terra, come se il tempo avesse un’altra velocità. Fondata nel 1930 da Giacomo Morra, l’uomo che trasformò il Tuber magnatum Picco in simbolo di Alba e ideò la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco, la storica casa continua oggi il suo percorso con Alessandro Bonino, che racconta una stagione partita con equilibrio.

“Come affluenza è andata bene, e anche come lavoro ci possiamo ritenere soddisfatti” spiega. “Il tartufo bianco è ancora agli inizi di stagione, il vero periodo sarà novembre, ma si respira un buon clima.”
La clientela è soprattutto italiana, con turisti provenienti da diverse regioni e qualche straniero. “In questi giorni il pubblico è curioso, fa domande, si informa: è un bel segnale”, aggiunge Bonino.

Sulle quotazioni, l’approccio resta prudente. “Oggi siamo attorno ai tremila euro al chilo, ma il prezzo varia di continuo: dipende da quanto se ne trova e dalla qualità del prodotto.” Una cautela che arriva da un mestiere antico, fatto di stagioni, piogge e attese.

Tra i prodotti più apprezzati di questi primi giorni di Fiera spicca il burro al tartufo, semplice e autentico, simbolo di un gusto che rimanda alla cucina di casa. “È un prodotto che piace sempre molto” conferma Bonino, “perché restituisce il profumo vero del tartufo, quello che molti cercano di portarsi via come ricordo di Alba.”

Dentro Tartufi Morra si respira così una continuità naturale, quasi familiare. Lo stemma della Città di Alba campeggia ancora sul marchio come un sigillo di riconoscenza reciproca. “Il tartufo non è una quotazione” conclude Bonino. “È una materia viva, ogni anno diversa, che insegna la pazienza.”

Ponzio, tra via Maestra e la pazienza del mercato

In via Vittorio Emanuele, che per gli albesi resta semplicemente via Maestra, il profumo del tartufo si mescola a quello della pasta fresca e dei formaggi. Nella storica bottega Ponzio, guidata dalla famiglia Curti dal 1987, la Fiera è sempre un banco di prova, ma anche un termometro dell’economia locale.

“I primi giorni ci sono sembrati in linea con gli scorsi anni, ma si nota un calo della capacità di spesa” spiegano con tono diretto e realistico. “Il nostro pubblico resta fedele, ma la forbice economica si è allargata: lavoriamo bene con i clienti abituali e con chi cerca prodotti di qualità, però il flusso medio fa più fatica.”

Nella boutique che unisce tradizione e ricerca, la clientela è in gran parte turistica. “Abbiamo avuto un grandissimo agosto e un ottimo settembre” racconta. “Ottobre è partito bene, ma si lavora meglio in settimana che nei weekend: chi arriva nei giorni feriali è più tranquillo, ha tempo di vedere, chiedere, assaggiare.”

Sulle quotazioni, la prudenza è d’obbligo. “C’è poco prodotto e il prezzo si muove di conseguenza. Al pubblico siamo tra i 2.500 e i 4.000 euro al chilo, ma è difficile andare oltre: la qualità non sempre sostiene cifre troppo alte”. Accanto ai tartufi freschi, i derivati restano un punto fermo. Tra i più richiesti di questi giorni c’è il burro al tartufo, ma anche oli e salse che raccontano la parte quotidiana di un lusso discreto. “È un prodotto semplice, ma che funziona sempre”

Ratti, l’equilibrio tra qualità e quantità

Sempre nel cuore di via Maestra, la bottega Tartufi Ratti resta un punto di riferimento per chi cerca il profumo autentico della Fiera. Fondata da Elio Ratti, è oggi una delle vetrine più riconoscibili del centro: un intreccio di tradizione, prodotti locali e competenza familiare.

“Le persone ci sono, forse fin troppe, ma l’atmosfera è positiva” racconta chi osserva la Fiera da dietro il banco come si guarda il meteo di stagione. “L’unico vero evento di richiamo, per ora, è stato il Baccanale. Poi, per settimane, si vive un po’ di inerzia, e noi lavoriamo soprattutto con il turismo.”

Il pubblico è prevalentemente italiano, anche se non mancano i visitatori stranieri. “Il tartufo resta il grande protagonista, ma oggi rappresenta anche un filtro naturale: con 50 euro puoi ancora fare un piatto per due persone, ma è chiaro che seleziona il pubblico.”

Le quotazioni oscillano in un margine stabile: “Siamo tra i 300 e i 450 euro l’etto, più o meno invariati dall’inizio della Fiera”, spiegano. “A livello qualitativo, però, la stagione è partita meglio rispetto agli anni scorsi: il settembre più fresco ha aiutato molto.”

La vera incognita riguarda le quantità. “La settimana scorsa non c’erano problemi, ma ora si nota una flessione nella raccolta e questo potrebbe creare qualche rimbalzo tecnico nei prezzi.”

Tra chi affila i coltelli per la pulizia dei tartufi e chi serve clienti incuriositi dai tajarin, Alba si prepara così alla piena stagione autunnale. Le vetrine raccontano la stessa storia con accenti diversi: qualità altissima, quantità incerta. E mentre si avvicina novembre, il mese del profumo pieno e del bianco più pregiato, resta una certezza condivisa tra piazza Duomo e via Maestra: il tartufo non è soltanto un prodotto, ma il termometro di una stagione che misura anche la pazienza e l’equilibrio delle Langhe.

Daniele Vaira

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