Sono tornati in Italia sani e salvi i 110 membri della missione di Pace “Viaggio del Giubileo della Speranza” organizzato dal MEAN – Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, fra cui i due cuneesi, rappresentanti delle ACLI, Pietro Carluzzo e Alberto Ubezio.

(Ubezio e Carluzzo)
Durante il viaggio di ritorno, nella stazione di Leopoli, il treno su cui viaggiavano da Kharkiv in direzione Kiev ha dovuto effettuare una lunga e drammatica sosta, dovuta ai bombardamenti molto vicini alla città e la delegazione ha vissuto ore di paura e apprensione
Una notte angosciante, che difficilmente si cancellerà dalla memoria di Pietro Carluzzo, trentaduenne insegnante dell’ISS “Giolitti Bellisario Paire” di Mondovì, al quale abbiamo chiesto una testimonianza.
Dopo questo viaggio quali sono state le tue impressioni sulla situazione in Ucraina oggi?
Una situazione non certo positiva, si può dire essere in un classico paese in guerra. Ho notato che gli ucraini hanno una grandissima forza di volontà e cercano di vivere normalmente, pur sapendo che da un momento all'altro potrebbe essere bombardata la loro casa o arrivare la notizia della perdita di un loro caro.
L'accoglienza che hanno dato a noi come gruppo è stata magnifica, molto ospitali, quasi con le lacrime agli occhi nel vedere qualcuno di non ucraino venire nel loro paese. L'Ucraina è un paese che ha voglia di ricominciare e di andare avanti. Al confine con la Russia, a Kharkiv, hanno adottato un sistema per ricostruire subito gli edifici dopo i bombardamenti. Purtroppo è una città pressoché disabitata, i negozi sono chiusi, addirittura blindati con una lastra in legno che viene data gratuitamente dal comune agli abitanti, che decidono di non andarsene, per poter loro permettere di riparare i vetri dalle onde d'urto.
Kiev invece va avanti, è una grande metropoli con circa sette milioni di abitanti, che ha deciso di continuare a vivere la normalità, una normalità che deve convivere con la guerra: quando c'è un allarme infatti scappano tutti nel primo bunker possibile o si rifugiano nella metropolitana.

(Un'aula dell'Università di Kharkiv)
Qual è stato il momento o i momenti in cui hai davvero toccato con mano cosa significa vivere in un paese in guerra?
La notte tra sabato e domenica scorsi, in cui ho toccato con mano cosa voglia dire vivere in un paese in guerra e in cui ho temuto per me e per gli altri. Notte bruttissima, in cui si è sentito di tutto, dagli spari delle mitragliatrici alle contraeree che cercavano di abbattere i droni, al ronzio dei droni vicino al convoglio del treno, ai missili balistici che con precisione puntavano e abbattevano edifici con enormi esplosioni. Inoltre, girando nelle città al confine, molto colpite dalla guerra, ho visto in quei luoghi cosa significa essere in guerra. Molto commovente è stato prendere parte alla cerimonia per i soldati morti, in un enorme cimitero dedicato ai caduti in guerra, con un’estensione quasi chilometrica. Fra questi soldati venuti a mancare tra il 2024 e il 2025, sono tantissimi i giovani e i giovanissimi mandati a morire al fronte.

A cosa è servita o servirà in futuro la missione del MEAN?
La missione del MEAN, che coinvolge molte associazioni e realtà come le ACLI, è servita a portare alla luce in maniera concreta e consapevole cosa voglia dire per gli ucraini essere in guerra dal 2022 e a creare contatti per capire come poter aiutare concretamente tutte le persone colpite dalla guerra. È servita a trasmettere la possibilità di creare dei corpi civili di pace che possano andare sul posto e portare pace. Questi obiettivi si stanno sviluppando, ad esempio portando materiale scolastico per le scuole”.

La dirigente scolastica dell’ISS “Giolitti Bellisario Paire” di Mondovì Donatella Garello ha aggiunto:
“Abbiamo accompagnato con il pensiero il coraggioso viaggio del professor Carluzzo e nel programma di educazione civica, che incentreremo come “Anno del volontariato”, condivideremo senz’altro la sua esperienza. Inoltre, avendo preso contatti con una scuola ucraina in difficoltà, cercheremo di fornire e organizzare per loro nei prossimi mesi un aiuto concreto”.

(Donatella Garello)
La 10a missione del MEAN in Ucraina, aveva lo scopo di organizzare incontri con la società civile per costruire progetti sulle necessità reali della popolazione e ha avuto riscontri che i suoi rappresentanti hanno definito “molto positivi”, a cui seguiranno azioni di aiuto, assistenza e sostegno.































