/ I più letti della settimana

I più letti della settimana | 14 settembre 2025, 11:32

Il racconto della scrittrice Barbara Boyle: "Così il calore delle Langhe mi ha fatto dimenticare San Francisco"

La rinascita è avvenuta attraverso la trasformazione di un grande rudere in pietra: nel memoir "Pinch Me" la vita nuova tra colline, comunità e ricette. "La gente ci ha conquistato, ci sentiamo in un campus universitario"

La scrittrice americana Barbara Boyle

La scrittrice americana Barbara Boyle

Riproponiamo qui uno degli articoli più letti della settimana appena conclusa, pubblicato martedì 9 settembre.

***

Dalla frenesia delle agenzie pubblicitarie di San Francisco al silenzio delle colline piemontesi, con un rudere di pietra di trecento anni trasformato in casa e in progetto di vita. È questa la parabola di Barbara Boyle, cittadina americana che insieme al marito Kim ha scelto Roddino come luogo del cuore e che ha deciso di raccontare la sua storia in un libro di memorie.

Il memoir, intitolato Pinch Me: Waking Up in a 300-Year-Old Italian Farmhouse, intreccia paesaggi e incontri, scoperte quotidiane e sfide personali, restituendo il ritratto di una rinascita possibile grazie al calore di una comunità accogliente.

Boyle presenterà il volume sabato 13 settembre, alle 17.30, presso la Bottega di via Roma a Roddino, in dialogo con il giornalista Sante Altizio, e sabato 20 settembre alle ore 17.00 presso l’Oratorio di Sant’Agostino a Monforte d’Alba, ospite della mostra “Mondi Lontanissimi” dell’artista Andrés Avré.

Abbiamo raccolto la sua testimonianza, un racconto fatto di entusiasmi, difficoltà, rinascite e nuove prospettive, tra la comunità piemontese che l’ha accolta e un futuro editoriale che guarda a Francoforte.

Come nasce la decisione di lasciare San Francisco per Roddino?
"È stato un percorso graduale ma inevitabile. San Francisco resterà sempre nel mio cuore, ma quando siamo arrivati nelle Langhe ci siamo innamorati subito. La prima volta è stato un incontro con il paesaggio, poi siamo tornati 18 mesi dopo e abbiamo trovato la nostra “fattoria”: un rudere di tre secoli, malridotto, ma con pietre bellissime e spazi enormi. Abbiamo deciso di dargli nuova vita e così ci siamo fermati qui".

Più della casa, però, sembra che sia stata la comunità a conquistarla.
"Sì. All’inizio ci sentivamo estranei, ma la gente ci ha accolti con calore. A Monforte e a Roddino ci muoviamo come in un piccolo campus universitario: vai per un caffè e conosci venti persone, ti fermi a parlare, diventi parte della vita quotidiana. Non avevamo alcun diritto a sentirci di qui, ma è quello che è accaduto. È stato sorprendente e meraviglioso".

Una casa che oggi accoglie anche tanti ospiti.
"Sì, abbiamo moltissimo spazio. Quest’anno sono venuti moltissimi amici americani, incuriositi da questo posto e dalla nostra scelta. Possiamo accoglierli e condividere la vita semplice della collina. È un piacere aprire la nostra porta: attraverso di loro la Langa si racconta e si fa conoscere, ben oltre i percorsi più turistici".

Nel libro non mancano i momenti difficili. Quali sono stati i più duri?
"Adattarsi alla burocrazia non è stato semplice: permessi di soggiorno, pratiche infinite. Ci sono stati anche episodi spiacevoli, come la delusione di una persona che pensavamo amica e che invece ci ha imbrogliati. È stato doloroso. Ma i lati positivi hanno superato di gran lunga quelli negativi. E poi, all’improvviso, è arrivata la prova più difficile: una diagnosi di tumore al seno. È stato uno shock. Ho dovuto tornare negli Stati Uniti per le cure, perché non riuscivo a spiegarmi bene in un’altra lingua. Quel periodo è stato durissimo. Ma quando sono rientrata, ho sentito che il fatto di essere viva e poter vivere qui era un dono enorme".

Il cibo è un filo conduttore del suo racconto.
"Assolutamente. Non si può parlare delle Langhe senza parlare di cucina. Ho sempre amato cucinare: ho fatto corsi a New York, persino qualche lezione a Le Cordon Bleu a Parigi. Con mio marito ci entusiasmiamo per le cose semplici, come patate appena tolte da terra o pomodori maturati al sole. Sono sapori veri, che in America spesso non trovi. Nel libro ho inserito numerose ricette, alcune piemontesi, altre legate alla mia famiglia. Sono ricordi che diventano cibo e viceversa".

Il libro è già arrivato alla terza ristampa negli Stati Uniti. Che futuro vede per Pinch Me in Italia?
"È stato lanciato a San Francisco a febbraio e ha avuto un’accoglienza sorprendente. A ottobre lo porterò alla Fiera del Libro di Francoforte: il mio desiderio è trovare un editore che lo traduca e lo renda disponibile anche qui. Per ora è in inglese, ma mi piacerebbe vederlo nelle librerie italiane, perché racconta un pezzo di Langhe che merita di essere condiviso".

Sta già lavorando a un secondo progetto?
"Sì, un nuovo libro ambientato proprio nella nostra casa. È una storia ispirata a una donna che visse qui, morta a 98 anni senza essersi mai sposata. Durante la guerra aiutò i partigiani: era forte, indipendente, un modello di coraggio. Vorrei raccontarla come protagonista di un romanzo, con una dimensione anche sentimentale. È il mio modo di restituire vita a chi ha lasciato un segno in questi luoghi".

Che immagine vuole trasmettere agli americani delle Langhe?
"Molti americani vanno alle Cinque Terre, a Firenze o a Roma. Ma qui trovano qualcosa di unico: la bellezza del paesaggio, il ritmo della vita, la possibilità di sentirsi parte di una comunità. Quando scoprono le Langhe, ne restano affascinati. Io stessa non riesco a smettere di parlarne, perché quando trovi qualcosa di meraviglioso vuoi condividerlo".

Daniele Vaira

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium