È di ieri mattina, venerdì 4 luglio, il decreto con cui il gup cuneese Edmondo Pio ha disposto il rinvio a giudizio di tutti i 14 agenti facente parte del personale penitenziario finiti al centro della maxi inchiesta riguardante le presunte violenze su otto detenuti del carcere di Cerialdo .
Tra di loro c'è un ispettore, recentemente reintegrato in servizio dopo una sospensione cautelare, una comandante, poi trasferita al carcere le Vallette, un medico, altri agenti e ufficiali penitenziari. Ad alcuni di loro, è contestata anche la tortura.
L'ispettore, due agenti accusati di falso e il medico hanno scelto il rito abbreviato che verrà discusso di fronte al magistrato il 30 ottobre prossimo. Il 28 gennaio 2026, invece, inizierà l'istruttoria dibattimentale a carico degli altri dieci imputati, che hanno scelto il "rito classico" di fronte al Collegio del tribunale di Cuneo, presieduto dalla giudice Emanuela Dufour.
Nel corso l'udienza preliminare celebratasi il 20 giugno scorso, il gup ammesso la costituzione di parte civile dei tre detenuti di origine pakistana che, insieme ad altri due, erano stati ascoltati in incidente probatorio nel novembre del 2023 per i presunti episodi che sarebbero avvenuti tra le mura della casa circondariale di via Roncatatra il 2021 e il 2022. Assieme a loro, ad aver scelto di costituirsi parte civile, ci sono un quarto detenuto, il garante Regionale dei detenuti Bruno Mellano e il garante Nazionale Felice Maurizio D'Ettore.
Il quadro delineato dalla Procura di Cuneo nell’ambito della maxi inchiesta che ha coinvolto il carcere di Cuneo, nata circa due anni per far luce su quello che sarebbe avvenuto tra le mura della casa circondariale di via della Roncata tra il 2022 e il 2023 riguardano i reati di tortura, abuso di autorità contro arrestati e detenuti, lesioni e falso. Ad essere presi in considerazione dalle indagini, inizialmente, erano stati anche alcuni episodi verosimilmente occorsi nel 2021. Episodi, questi, che però non hanno trovato riscontro e sono stati stralciati.
L’ultima presunta violenza in ordine di tempo e, secondo il pm la più recente, risalirebbe al 19 luglio 2023, quando un detenuto sarebbe stato picchiato e minacciato da tre agenti, per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. “Io ti rompo il culo - avrebbe detto uno di loro ad un detenuto - Ti devi comportare come si deve…se ti comporti come si deve, vieni trattato come si deve”. Per i tre, l'accusa è di percosse e minacce.
Prima di quella, però, ce ne sarebbe stata un’altra, avvenuta tra il 20 e il 21 giugno 2023. La più grave, sembrerebbe.
Quel giorno, cinque agenti liberi dal servizio si sarebbero introdotti nella cella numero 417 della quarta sezione del Padiglione Gesso. Ad averli chiamati battendo sui blindi per segnalare che il compagno della cella accanto, la n. 416, aveva male ad una gamba e per questo necessitava di essere portato in infermeria, erano stati i quattro detenuti della cella stessa. Entrati, dopo aver chiuso la porta e il blindo della 415, sarebbero iniziate le violenze. A questo punto, i quattro detenuti sarebbero stati picchiati dagli agenti anche con calci alla bocca. Ad averglielo ordinato, sarebbe stato l’ispettore, arrivato poco dopo. Tutti, poi, sarebbero stati condotti in infermeria venendo trascinati di peso giù per le scale. Sia i cinque agenti che l'ispettore sono accusati di tortura. Quest'ultimo, nei mesi scorsi, è stato reintegrato in servizio.
Le violenze non si sarebbero però fermate qui: i quattro lungo il tragitto sarebbero stati colpiti con calci al volto, alle tempie e inoltre con pugni e uno di loro avrebbe anche battuto la testa contro il muro. In attesa della visita medica, che poi non si sarebbe svolta, i quattro avrebbero aspettato in una stanza e lì di nuovo picchiati. Nel frattempo, ad essere visitato dal medico era il loro compagno della 416.
In quel momento, nell’ambulatorio sarebbe entrato l’ispettore con tre agenti: “Vuoi anche tu qualcosa?- avrebbe detto al detenuto, prima di colpirlo - Così stanotte dormi bene.. ti do qualcosa io”. E qui sarebbe stato colpito alla testa da un collega. E, di nuovo, dopo averlo condotto nella stanza assieme agli altri detenuti, le botte sarebbero continuate fino a che l’ispettore non avrebbe ordinato ai colleghi di smettere.
Tutti e cinque i detenuti pakistani, furono poi collocati in isolamento in, sostiene la Procura, “stanze prive di finestre, materassi per tutti, cuscini, lenzuola e acqua in bagno”.
Dopo aver ordinato di smettere di picchiarli, l’ispettore avrebbe anche detto al medico che nessuno aveva bisogno delle visite. Sarebbe stato proprio il medico a coprire le violenze di quella notte in quanto, nel nullaosta (atto obbligatorio a fronte di una visita medica quando un detenuto deve essere collocato in isolamento ) avrebbe attestato che i detenuti, oltre ad essere stati visitati, avrebbero potuto sostenere il regime di isolamento, in quanto in condizioni psicofisiche idonee al regime. Al sanitario è anche contestato l’omissione di referto e il favoreggiamento.
Di rifiuto di atti di ufficio è invece accusato un comandante. Assieme al medico, per “i fatti del Padiglione Gesso”, ad essere indagati sono gli agenti e l’ispettore che, con due assistenti capo, è sospettato anche di aver redatto il falso nella relazione di servizio destinata al comandante. L’ispettore è anche accusato di calunnia, perché in quella relazione che la Procura ritiene essere falsa avrebbe scritto che i cinque detenuti avrebbero posto resistenza.
Si passa poi ad un altro episodio, quello che sarebbe avvenuto tra il 9 e il 10 giugno 2023: qui, un detenuto, rifiutando l’immatricolazione sarebbe stato picchiato dagli agenti. Alcune presunte violenze “reiterate” su uno stesso detenuto, invece, sarebbero quelle occorse tra l’aprile e il luglio 2022. Di questo, dovranno rispondere per “abuso di autorità contro arrestati” e lesioni altri due degli agenti che sarebbero poi stati presenti ai fatti della cella 417.
Ancora, il 5 aprile 2022 un detenuto mussulmano, avanzata la richiesta, poi accolta, di poter cambiare cella per poter osservare meglio il Ramadan, sarebbe stato picchiato alla nuca e alla testa con uno strumento di metallo. L’uomo sarebbe poi stato ritrovato nella cella di isolamento privo di coscienza. Per lui i giorni di prognosi furono 30.
Secondo la Procura, il vice sovrintende, accusato di falso, per giustificare le lesioni sul detenuto avrebbe scritto nella relazione di servizio che aveva sbattuto la testa contro il tavolo nel magazzino in cui si effettuano i controlli sul vestiario dei detenuti. Ad essere accusato di tortura in concorso con ignoti, abuso di autorità contro arrestati e lesioni è uno degli agenti che avrebbe preso parte alla "spedizione punitiva" al Padiglione Gesso.