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Politica | 02 giugno 2025, 06:59

CONTROCORRENTE  Se il “modello Cuneo” salta sulle buche delle strade provinciali

Imprese e automobilisti si sarebbero prosaicamente accontentati di capovolgere il celebre adagio spagnolo “Asfaltar no es gubernar”, ma i partiti hanno scelto di tutelare ciascuno gli interessi della propria bottega

CONTROCORRENTE  Se il “modello Cuneo” salta sulle buche delle strade provinciali

Forse l’opinione pubblica, sempre meno appassionata alle vicende politiche,  non si è resa conto di quanto successo nei giorni scorsi, dopo aver appreso che il decreto Mille Proroghe aveva cancellato gran parte delle risorse finanziarie già destinati ad interventi sulle nostre strade. 

Una rete di quasi 3200 chilometri che in molti tratti è un colabrodo perché la manutenzione - in passato seguita (ed eseguita) palmo a palmo dai cantonieri - è da anni trascurata.

Un tema – è davvero il caso di dirlo - molto “terra a terra”, quello delle buche sulle strade con cui devono misurarsi le imprese e migliaia di automobilisti che si spostano quotidianamente per lavoro.

Era un’occasione in cui i partiti avrebbero potuto – meglio sarebbe dire ‘dovuto’ – deporre le armi per fare quadrato contro un provvedimento iniquo.

Nota a margine: è paradossale che il taglio sia stato deciso da Roma dal ministro di un partito sorto per difendere gli interessi del Nord, ma non è questo il punto.

Si era in presenza di un’operazione all’insegna della “Roma ladrona”, di un “esproprio di diritti”, per questo ci si aspettava che – così come hanno fatto le aziende (Ance in primis) – si lasciasse da parte la politica politicante per far valere quel “modello Cuneo” tanto decantato.

E invece sono fioccati ordini del giorno – ognuno ha scritto il suo e c’è stato anche chi ne ha votati due per non sbagliarsi – al fine di salvaguardare ciascuno le (mini) porzioni di potere della propria bottega.

Uno che di mestiere faceva il Re per conto di Casa Savoia sosteneva che “un mezzo sigaro toscano e un cavalierato non si negano a nessuno”.

Vogliamo dire, con buona dose di realismo, che la stessa considerazione vale per gli ordini del giorno. 

C’è qualche amministratore pubblico in grado di dimostrare che un odg ha mutato la sorte di qualsivoglia questione?

Il “modello Cuneo” – al di là delle suggestioni e della narrazione pubblicistica - ammesso che sia mai esistito si è schiantato sulle buche delle strade provinciali.

Tre mesi fa, al momento dell’attribuzione delle deleghe in Provincia, aveva fatto sorridere il monito di Massimo Antoniotti nel momento in cui stava per assumere il ruolo di vicepresidente. 

“Le buche delle nostre strade – aveva affermato con una frase che passerà agli Annales dell’Amministrazione provinciale – non sono né di destra né di sinistra, aspettano soltanto di essere colmate”.    

Una considerazione non da Dottor Sottile della politica, ma conseguenza dell’iperpragmatismo di un amministratore di Borgamale che sa quanto sia faticoso raggiungere il capoluogo partendo dal cuore delle Langhe.

Antoniotti ha capovolto il celebre adagio “Asfaltar no es gubernar” dell’intellettuale liberale spagnolo antifranchista Don Salvador De Madariaga. 

Con quella semplice frase – “asfaltare non è governare” – il docente di letteratura spagnola a Oxford intendeva evidenziare proprio le difficoltà del governare, dove svolgere la sola ordinaria amministrazione non è sufficiente, perché occorre sapere esercitare un potere non fine a se stesso ma orientato ad una riforma culturale e morale della società: la più vasta e condivisa possibile.    

Ma noi siamo a Cuneo, non a Oxford, e ci saremmo prosaicamente accontentati anche solo di un po’ di asfalto ma anche questo, pare, voglia esserci negato.

Con cinismo degno di miglior causa vorremmo che l’auspicio di Antoniotti “le buche delle strade aspettano soltanto di essere colmate” trovasse attenzione. 

Il colore di chi le riempie ed eventuali, futuri meriti politici sono sofismi che la Granda non può permettersi. 

Giampaolo Testa

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