Il campo tricolore come sfondo, lui emozionato, diretto, intenso. Domenico Cavaccini, libero di Cuneo, ha ancora la voce vibrante quando ripensa alla serata della promozione: “Mi emoziono di nuovo, forte. Alla fine della partita non mi ero nemmeno reso conto di averla giocata. È stato qualcosa di enorme”. E lo è stato davvero, per lui e per una città che ha riscoperto il gusto dell’orgoglio pallavolistico.
Giocare a Cuneo, in quel palazzetto che sa di storia e passione, è per Cavaccini “un’esperienza che auguro a tutti”. Ma il ritorno in Superlega non è arrivato per caso: “La differenza quest’anno l’ha fatta la nostra capacità di reagire. Abbiamo costruito tanto anche nei momenti duri, ci siamo passati dentro e ne siamo usciti più forti”.
Un cammino costruito pezzo per pezzo
Non c’è un singolo momento chiave per Mimmo, ma tappe di crescita: “Dicembre è stato un periodo tosto, ci siamo confrontati duramente, ma ne siamo usciti più compatti. Il rientro di Pinali ha alzato il livello, e poi Davide Brignach ha fatto una stagione da applausi”.
La compattezza, per Cavaccini, non è solo immagine: “Ci abbiamo lavorato tanto. Tanti caratteri, tante energie da far combaciare. Ogni tassello dello spogliatoio è stato fondamentale”.
E lui, nel suo ruolo, non si è tirato indietro: “A livello tecnico ho alzato l’asticella. In difesa ho toccato tanti palloni, mi sono sentito parte del gioco più che mai”. Il suo momento personale? “Terzo set di gara tre a Prata. Una ricezione fuori corpo, palla alta tra le travi, punto del 24. Lì ho capito di aver fatto la differenza”.
Coach Battocchio e lo spogliatoio che funziona
L’intesa con coach Battocchio non è stata immediata, ma profonda: “Siamo due caratteri forti, ci abbiamo messo un po’ a capirci, poi è andata alla grande. Si è affidato a me, io a lui. Abbiamo saputo guidare insieme la squadra”.
Nel gruppo, durante i playoff, poche parole e tanta intensità: “Da Aversa in poi i ritmi erano serrati. Ci capivamo senza parlare troppo. Forse è stato proprio quello il bello”.
Cuneo in SuperLega: il ritorno dei grandi
Ora il pensiero corre alla prossima stagione: “Cuneo ha qualcosa di importante da custodire. Sarà dura, lotteremo per salvarci, ma voglio che il nostro palazzetto diventi un fortino. Il territorio merita questa vetrina. È un vento nuovo che soffia forte”.
Il modello? Quello già visto: “Una squadra operaia, umile, tosta in difesa. Dobbiamo ricalcare l’identità che ci ha portato fin qui”.
La Supercoppa come epilogo e festa
Ma prima, un’ultima sfida: la Supercoppa Italiana, contro Brescia. “Sarà una festa. Un trofeo in palio, certo, ma anche tanti saluti, tante emozioni. Molti di noi si separeranno. Non ci si abitua mai a certi addii”.
E se gli chiedi a chi ha pensato dopo la promozione, Cavaccini sorride e si commuove di nuovo: “A Sicci. Ho chiesto subito dove fosse, sono andato a cercarlo. Era giusto così”.
Cuneo è tornata. E con lei, un cuore che batte forte.
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