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Economia | 14 maggio 2025, 19:32

L’INTERVISTA / La promessa di Mastrolia: "Per noi parla la nostra storia, garantiremo un futuro sereno ai dipendenti Diageo"

L’imprenditore di origine campana, da oltre trent’anni trapiantato in Svizzera, spiega le ragioni del suo interessamento per lo storico sito industriale di Santa Vittoria d’Alba

Angelo Mastrolia, industriale a capo del gruppo alimentare NewLat Food Spa, presto NewPrinces Spa

Angelo Mastrolia, industriale a capo del gruppo alimentare NewLat Food Spa, presto NewPrinces Spa

Angelo Mastrolia ci risponde al telefono, con grande disponibilità, in una finestra di tempo rimasta libera tra l’incontro col quale oggi in Diageo si è fatto il punto sull’esito della due giorni romana tenuta tra lunedì e martedì e un consiglio di amministrazione della sua NewLat Food, la società per azioni che presiede, prossima a cambiare la propria denominazione in NewPrinces Spa. Ragione sociale con la quale controlla un impero alimentare che con le ultime importanti acquisizioni (leggi qui) è arrivato a contare 8mila collaboratori e 31 stabilimenti tra Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Polonia e Mauritius. Un gruppo che nel 2024 ha generato ricavi per 2,8 miliardi di euro.

Presidente, si prepara a sbarcare anche nelle Langhe. Conosceva questo territorio?

"Sono di origine campana, ma dal 1992 vivo in Svizzera. Conosco bene il Piemonte e lo frequento molto, anche perché ho un’azienda a Torino (la Centrale del Latte, ndr) e affetti personali nella stessa città. Ci vengo sempre volentieri".

Stamattina era a Santa Vittoria d’Alba.

"In verità ci sono stato dieci giorni fa. Stamane ho effettivamente preso parte all’incontro tenuto in azienda, ma collegandomi in videoconferenza. Ho avuto modo di parlare coi rappresentanti dei lavoratori e trovo che sia stata un’utile occasione di confronto. Ho risposto alle diverse domande che mi sono state rivolte e credo di aver fugato i loro dubbi. Mi sembra di aver colto una certa soddisfazione, da parte loro".

Quando è stato il primo contatto con Diageo?

"Tre mesi fa. L’advisor Ernst&Young è stato incaricato della ricerca di un acquirente e chiaramente si è rivolto primariamente a operatori del settore. Noi abbiamo approfondito il dossier verificando che le caratteristiche dello stabilimento di Cinzano erano coerenti con i nostri piani nel settore drink".

Si sposano con le vostre attività inglesi, infatti.

"Quel comparto nel Regno Unito è molto importante, per noi. Con la nostra controllata Princes Limited abbiamo una domanda rilevante di una serie di prodotti analoghi a quelli che vengono confezionati a Santa Vittoria. Abbiamo un forte impegno anche nel business del 'no spirit', con una domanda superiore alle nostre attuali capacità produttive. Saremmo in grado di produrre subito volumi aggiuntivi, mentre vedo fortissima potenzialità nel 'ready to drink' per clienti potenziali, retailer inglesi ed europei. In questo senso stiamo potenziando il nostro impegno sul fronte del 'private label', in quella che oggi viene definita 'marca del distributore', la confezione di prodotti per altri marchi. Parliamo di un segmento che oggi presenta una differenza molto importante rispetto al passato: si punta a una sempre maggiore qualità e a un sempre più alto livello di innovazione. Non si ragiona più solo di prezzo. E' una differenza rilevante e la riteniamo una bella opportunità anche per l’ex Cinzano".

E’ previsto un esborso a vostro carico per la proprietà dello stabilimento?

"Su questo non posso dare indicazioni. Un prezzo c’è sempre, ma c’è un accordo di riservatezza che mi impedisce di svelare dettagli".

Immaginate di realizzare investimenti sugli impianti?

"Ne abbiamo parlato durante l’incontro di questa mattina. A lvello di impianti trovo che il sito sia molto ben equipaggiato. Il nostro gruppo è comunque sempre attento a investire in quelle aree dove vediamo maggiore potenzialità di crescita. Nello stabilimento di Cinzano ci sono anche linee per l’imbottigliamento di vino, che non si stanno usando da due anni e che cercheremo di riutilizzare. Noi siamo una 'manufactoring company', metteremo in campo tutta la tecnologia necessaria per offrire ai nostri clienti la nostra migliore capacità di realizzare prodotti di alta qualità".

Il closing dell’operazione è previsto già per luglio?

"In questo senso stiamo ragionando su una necessità di Diageo, che nel novembre scorso aveva annunciato la volontà di dismettere lo stabilimento entro giugno 2026. Nell’accordo su cui abbiamo ragionato in questi giorni c’è la volontà da parte di Diageo di garantirci un anno di commesse. L’ipotesi di luglio mette insieme questi due termini, rispettando la 'dead line' che il gruppo si era dato fin dal principio. Noi partiremo producendo molti prodotti per loro, visto che si è contemplata questa possibilità, ma non c’è un impegno formale. Noi abbiamo già clienti in corso per la parte 'no alcol' e siamo fiduciosi di impegnare pienamente la capacità produttiva del sito".

Presenterete un piano industriale?

"I piani industriali sono altro tema da quanto stiamo vedendo oggi. Certamente non verremo meno al dovere di dettagliare le linee guida di quanto intendiamo realizzare a Santa Vittoria d’Alba. Ma come evidenziato nel corso dell’incontro di questa mattina, per noi parla la nostra storia, se posso permettermi. Una storia nella quale abbiamo acquistato numerosi stabilimenti, tutti nelle condizioni di Diageo, facendoli sempre crescere e raccogliendo risultati sempre positivi. Credo che questa sia la migliore garanzia che possiamo offrire. Siamo un gruppo cresciuto molto, negli ultimi anni. Sentiamo una forte responsabilità nei confronti dei nostri collaboratori, ma al contempo ci sentiamo in grado di poter garantire un futuro sereno ai dipendenti di Diageo, questo vorrei sottolinearlo".

Ezio Massucco

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