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Attualità | 11 maggio 2025, 07:00

Oltre 490mila euro per minori, famiglie e reinserimento: il Consorzio Socio Assistenziale Alba Langhe Roero punta sulla forza delle reti

Centro Famiglie e Casa Lavoro: un modello integrato per non lasciare soli i fragili

Oltre 490mila euro per minori, famiglie e reinserimento: il Consorzio Socio Assistenziale Alba Langhe Roero punta sulla forza delle reti

Fragilità non è solo mancanza di risorse, ma anche isolamento. Per questo il Consorzio Socio Assistenziale Alba Langhe Roero ha costruito i propri progetti 2024 intorno a un principio semplice e profondo: la rete fa la differenza. Lo ha fatto con un investimento complessivo di 493.500 euro, destinato a sostenere minori, famiglie in difficoltà, persone internate e caregiver.

Il progetto Interventi Preventivi di Protezione dell'Infanzia (PIPPI), attivo nel distretto con 32 nuclei familiari presi in carico, ha ricevuto 211.000 euro di finanziamento e lavora sulla prevenzione dell’istituzionalizzazione dei minori. Un’equipe integrata si occupa del sostegno educativo, psicologico ed economico, con un’attenzione concreta alla quotidianità: iscrizioni sportive, gestione del tempo libero, percorsi di autonomia genitoriale. “L’approccio è cucito su misura: non si interviene solo sul bambino, ma sull’intero contesto familiare, sui legami, sui tempi e le possibilità reali di ciascuno”, afferma il direttore Marco Bertoluzzo.

Un altro presidio fondamentale è il Centro Famiglie, finanziato con 45.000 euro, che offre spazi per incontri protetti, gruppi di genitori, consulenze per padri separati, ascolto per mamme con bambini piccoli e per caregiver di anziani non autosufficienti. “In un tempo pieno di soluzioni online e corsi a distanza, crediamo ancora nell’incontro personale, nell’ascolto, nella relazione che si costruisce dal vivo”, sottolinea Bertoluzzo.

Tra gli interventi più delicati c’è anche quello all’interno della Casa Lavoro di Alba, dove il progetto Mirabilia, con uno stanziamento di 35.500 euro, accompagna persone internate (soggette a misure di sicurezza) in percorsi formativi e relazionali. Sono stati attivati laboratori di panetteria e pasticceria, con elementi base che possano gettare le basi per un percorso futuro. A fianco, un intervento sulla Polizia Penitenziaria, con formazione operativa, gruppi di ascolto e supervisione, per rafforzare gli strumenti di lavoro e la qualità del contesto. “Anche l’agente penitenziario è esposto a forme di reclusione emotiva. Formare significa anche alleggerire, rafforzare, dare strumenti per lavorare con maggiore consapevolezza”, aggiunge il direttore. In totale, sono tre le linee di intervento attivate: minori e nuclei fragili, famiglie e genitorialità, internati e operatori penitenziari. Tutte mosse da un principio comune: l’individuo non basta a se stesso, e uscire dalla fragilità richiede legami, tempo e una comunità che accompagni.

“Il nostro compito non è solo aiutare, ma costruire le condizioni perché l’aiuto possa durare. La rete attorno alla persona è la prima vera cura”, conclude Bertoluzzo.

d.v.

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