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Attualità | 16 aprile 2025, 14:07

Quando è in "codice rosso" chi gestisce le emergenze: "Turni massacranti e stress emotivo, ma inquadrati come addetti alle pulizie"

La lettera degli operatori della Centrale di Risposta del 112 di Saluzzo inviata alla consigliera regionale Marro. Sono dipendenti di Amos, che replica: "Smentiamo"

Quando è in "codice rosso" chi gestisce le emergenze: "Turni massacranti e stress emotivo, ma inquadrati come addetti alle pulizie"

Una lettera giunta nei giorni scorsi alla redazione, inviata dalla consigliera regionale cuneese Giulia Marro (Alleanza Verdi Sinistra) e da lei inoltrata ai giornali della Granda. 

Ad inviarla un gruppo di operatori e operatrici - non è chiaro quanti dei circa 40 totali - della Centrale Unica di Risposta NUE 112 di Saluzzo. Rompono il silenzio e lanciano un grido d’allarme: “Siamo stanchi, sfiniti e preoccupati di non riuscire più a garantire un servizio di qualità per le chiamate di emergenza.” 

Non è la prima volta che viene sollevata la questione. 

La responsabilità della struttura è dell'Asl CN1, in particolare del dottor Walter Occelli che, contattato al telefono, evidenzia subito come gli aspetti contrattuali siano in capo alla cooperativa Amos. "Gli operatori sono una quarantina e sono dipendenti di Amos. Io mi occupo dell'organizzazione e gestione del servizio". 

Dipendenti Amos, appunto, con contratto "Multiservizi-Pulizie", a differenza dei colleghi assunti direttamente da Azienda Zero, che lavorano nella centrale di Torino e beneficiano del contratto pubblico della sanità, guadagnano circa 400 euro in più e rispondono solo per la provincia di Torino. 

Chi lavora a Saluzzo risponde per tutte le province del Piemonte, Torino esclusa.  

La centrale di Saluzzo, attiva dal 2017, è una delle strutture cardine per la gestione delle emergenze nella regione Piemonte. Negli anni, si legge sempre nel testo della lettera, il personale ha dimostrato dedizione e spirito di sacrificio, arrivando a coprire turni straordinari, ferie saltate e progetti extra orario. “Abbiamo fatto tutto il possibile per garantire continuità, anche durante situazioni di iperafflusso o per coprire carenze di altre sedi.”

La struttura di Saluzzo, negli ultimi anni, è diventata anche centro unico nazionale per la gestione delle chiamate degli utenti sordi e delle emergenze satellitari Apple (SOS via satellite). Un incremento di responsabilità che, denunciano gli operatori, non è mai stato accompagnato da alcun riconoscimento economico o contrattuale.

La situazione, spiegano, è degenerata nell’estate del 2023, quando, a causa della cronica carenza di personale, il gruppo si è trovato davanti a una scelta difficile: rinunciare alle ferie o affrontare turni da dodici ore per tutto il periodo estivo. “Un ricatto emotivo che ha avuto effetti devastanti: stress, stanchezza, tensioni interne e, soprattutto, il timore di non riuscire a svolgere al meglio il nostro lavoro, che richiede concentrazione e lucidità costanti.”

Nel tempo sono aumentate anche le assenze per malattia e le dimissioni volontarie. “Oltre cento persone hanno lasciato l’incarico in questi anni. Come si può accettare di lavorare in un servizio d’emergenza nazionale con un contratto da multiservizi, come se fossimo addetti alle pulizie?”

A peggiorare il quadro, anche la chiusura dell’azienda Amos S.C.R.L. verso le richieste di part-time e l’assenza di spazi adeguati per le pause. “Gestiamo chiamate dal forte impatto emotivo, dalle violenze domestiche alle emergenze pediatriche. Non abbiamo un luogo dove decomprimere, alcuni di noi si chiudono in macchina per piangere, altri hanno iniziato percorsi di psicoterapia.”

Il gruppo chiude la lettera con un messaggio alla cittadinanza: “Vogliamo chiedervi scusa se non sempre siamo riusciti a rispondere con la giusta attenzione. Ma ora conoscete le condizioni in cui lavoriamo. Grazie per la vostra pazienza e i vostri sorrisi: è l’amore per questo lavoro che ci spinge ad andare avanti, nonostante tutto.”

Prima della pubblicazione della lettera, abbiamo contattato il dottor Occelli e quindi Amos. Occelli ha evidenziato quanto riportato poco sopra, la direzione di Amos ha respinto ogni accusa: "La società smentisce il contenuto e le dichiarazioni della consigliera Marro, perché non rappresentano la realtà aziendale di Amos". 

La replica della consigliera Marro non si è fatta attendere: "Ci tento a precisare che queste non sono mie dichiarazioni ma una lettera ricevuta dalle lavoratrici e lavoratori dell'azienda che, ricordo, è di proprietà pubblica. Parliamo della vita di persone e della loro fatica quotidiana nel rispondere ad un servizio essenziale, non di opinioni. A loro l'azienda dovrebbe rispondere, non a me, e alla cittadinanza tutta".

Barbara Simonelli

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