Conseguenze giudiziarie facilmente prevedibili, anche sulla scorta delle prime denunce presentate nelle scorse ore da alcune delle persone rimaste ferite, quelle che si profilano per quanti verranno reputati responsabili dell'incidente verificatosi domenica scorsa in piazza San Carlo a Torino, durante la parata per il Salone dell'Auto.
Un fatto che in questi giorni si è guadagnato vasta eco sulla stampa locale e nazionale, con polemiche che hanno innanzitutto investito, e anche pesantemente, Barbara Riolfo, la 47enne albese proprietaria della Lancia 037 rally che intorno al mezzogiorno di domenica 15 settembre ne ha perso il controllo mentre al volante del potente mezzo – al suo fianco la figlia – con le livree Martini Racing procedeva incolonnata tra le auto in sfilata sul pavé del centro storico torinese.
Chiamata a fare chiarezza sul fatto è la Polizia Municipale del capoluogo regionale, le cui prime ricostruzioni registrano quanto tutti hanno potuto vedere nei numerosi video immediatamente circolati su social e giornali. Ovvero come a provocare l’incidente sarebbe stata "una forte accelerazione", cui la donna avrebbe sottoposto il potente veicolo "senza fondato motivo", finendo per perderne il controllo.
Conseguenza di tale azione, certamente involontaria, il ferimento di dodici persone, tra le quali tre bambini, presenti tra il pubblico assiepato dietro alle transenne sistemate nella piazza. A riportare le conseguenze più gravi un uomo, già operato presso l’Urologia dell’Ospedale "Mauriziano" di Torino, con una prognosi di dieci giorni.
Immediatamente virali, come si usa dire, le immagini che riprendono i momenti dell'incidente, che al contempo e senza troppe distinzioni rischia di diventare un 'caso' sulla sicurezza organizzativa degli eventi dedicati al motorsport.
Per i partecipanti alla sfilata la velocità massima da tenere era di 30 km/h e a bordo dei veicoli - non trattandosi di una gara rally - non necessariamente vi erano piloti con licenza, ma anche semplici proprietari.
La Lancia 037 rally sfortunata protagonista dell'incidente è un’auto che ha fatto la storia di questa specialità. Quell’esemplare in particolare fu guidato nientedimeno che dal compianto campione Attilio Bettega (da qui un valore economico che si attesterebbe intorno al mezzo milione di euro), ma è anche anche un mezzo il cui utilizzo richiede una certa conoscenza e pratica. Non a caso proprio quel modello fu l'ultima auto rally con trazione posteriore a vincere un mondiale, prima che il gruppo B nel quale correva venisse abolito.
Da dissipare i dubbi emersi nei giorni seguenti sulla non corrispondenza della targa del veicolo. Come sanno gli addetti ai lavori, ogni macchina rally ha per legge passaporto e fiche di omologazione che la identifica, ne traccia la storia e le consente di essere verificata prima di ogni gara rally, che richiede regole ben diverse rispetto a un evento espositivo, sia per gli equipaggi che per il pubblico.
IL VIDEO
Saranno le indagini degli inquirenti a far luce sulle responsabilità di quanto avvenuto in piazza San Carlo. Intanto la donna che era alla guida della Lancia, titolare di un laboratorio di restauro di auto d’epoca con sede a Pocapaglia, scossa e dispiaciuta per l'accaduto, si è affidata all'avvocato albese Roberto Ponzio, al quale ha dato mandato di prendere contatto con le persone danneggiate per la quantificazione e il risarcimento dei danni causati.