Ora tocca alle banche. Trentadue istituti – il più esposto dei quali è la Banca Europea per gli Investimenti – che nei confronti di Egea vantano crediti per 364 milioni di euro. La metà di questi sono coperti da garanzie, condizione che varrà alle società che li possiedono quote per il 50% della new-co con la quale l’azienda langarola potrà presto ripartire da basi che si sperano risanate.
Dopo il via libera arrivato prima dai fornitori (per un ammontare di 212 milioni di euro: l’azienda ne restituirà un centinaio) e quello degli obbligazionisti (per 30 milioni), saranno i creditori finanziari a doversi ora esprimere – entro il termine di mercoledì 10 aprile – sull’accordo proposto loro nell’ambito della composizione negoziata della crisi che dal giugno 2023 interessa il gruppo dei servizi fondato dalla famiglia Carini, procedura alle battute finali dopo l’accordo siglato nel pomeriggio di sabato tra gli attuali vertici di Egea e Iren (https://www.lavocedialba.it/2024/02/23/leggi-notizia/argomenti/attualita-14/articolo/egea-ha-debiti-per-800-milioni-per-salvarla-serve-il-via-libera-di-banche-obbligazionisti-e-forn.html).
Nella complessa procedura il colosso con radici tra Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia interpreta come noto la parte del "cavaliere bianco", pronto a mettere sul piatto 85 milioni di euro per aggiudicarsi l’altro 50% della stessa new-co e il controllo industriale della multiservizi finita in dissesto sotto il peso di 879 milioni di euro di debiti (circa 760 al netto del relativo fondo di svalutazione). Questo nell’attesa di intestarsene l’intero capitale entro un termine di cinque anni rimborsando le banche mediante un analogo esborso.
Dopo l’audizione delle scorse settimane, nella serata di ieri è toccato nuovamente al consigliere di gestione di Egea Giovanni Valotti, insieme al commercialista Massimo Feira e al presidente del comitato di sorveglianza Giuseppe Rossetto, aggiornare il ruolino di marcia del salvataggio di Egea di fronte alla 3ª Commissione del Consiglio comunale albese.
Il manager lombardo ha ricordato i termini di un "accordo di ristrutturazione del gruppo, finalizzato a salvarlo e rilanciarlo attraverso la continuità, per evitare un fallimento che farebbe perdere molti più soldi a tutti i creditori". "Abbiamo vissuto la nostra Via Crucis – l’immagine richiamata dal docente Bocconi, già presidente di A2A –. Col dottor Feira abbiamo terminato le ultime interlocuzioni oltre la mezzanotte del venerdì di Pasqua, per poi firmare l’intesa nel pomeriggio di sabato 30 marzo".
Valotti ha quindi riepilogato la situazione dei rapporti e degli accordi di saldo e stralcio coi creditori. La prima categoria a dare il proprio assenso all’intesa era stata quella dei creditori: "Al 30 settembre scorso vantavano nei confronti dell’azienda crediti per 212 milioni", ha ricordato Feira. Ebbene, in ragione dell’intesa riceveranno il 25% dei crediti maturati al 30 giugno 2023 e il 100% di quanto dovuto dopo quella data. I tempi dei pagamenti? "Entro sei mesi dall’omologa degli accordi di ristrutturazione, si spera entro la fine dell’anno in corso", l’auspicio del manager, che ha poi ribadito come anche chi non ha aderito all’intesa ne sarà "trainato" ricevendo lo stesso trattamento.
"Ad oggi – si è proseguito – si sono poi tenute tre assemblee degli obbligazionisti e per tutti i prestiti si è raggiunto un quorum ben superiore al necessario 60%. Ora restano le banche, che hanno crediti garantiti e altri chirografari. Il trattamento per questi secondi sarà esattamente quello riservato agli obbligazionisti. Gli istituti stanno deliberando in questi giorni, la data obiettivo è quella del 10 aprile".
Col fisco, si è aggiunto, il debito è di 240 milioni, relativi a Iva, accise e imposte. "Già quindici giorni fa abbiamo presentato ai due enti una proposta di pagamento del 30% in dieci anni. Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane hanno 90 giorni di tempo per decidere".
Dopo il passo di mercoledì prossimo Egea potrà presentare in tribunale l’istanza di omologa degli accordi, che per il responso prevede un tempo minimo di 60 giorni. "Di mezzo – ha precisato qui Valotti – ci sono ancora il parere dell’autorità Antitrust e quello sulla cosiddetta 'golden share', due passaggi obbligati. Diciamo che, se intanto saremo riusciti a mettere a posto tutti i pezzi del mosaico, non saranno questi due adempimenti a metterlo a rischio".
Dal canto suo Massimo Feira ha ricordato come con l’intesa Iren si sia impegnata a mantenere la sede di Egea ad Alba per almeno cinque anni, a non ridurre gli attuali livelli occupazionali e a confermare gli investimenti già previsti anche in ottica Pnrr. "Già in questi giorni si registra una maggiore presenza ad Alba dei dirigenti Iren – ha aggiunto –. La piena integrazione partirà dopo la concessione dell’omologa".
"Per quanto riguarda il Superbonus 110 – ha spiegato –, proprio con l’aiuto di Iren stiamo riattivando i meccanismi di cessione del credito. Le conseguenze dell’ultimo decreto valgono 4-5 milioni rispetto a 25 milioni di crediti fiscali presenti oggi a cassetto. Con la conclusione dei cantieri aperti da qui a luglio dovremmo averne 75 milioni. Stiamo accelerando sui cantieri e anche sui pagamenti ai fornitori. In fase di sconto ci sono 50 milioni di crediti, non è facile realizzarli perché non ci sono banche disponibili alla cessione. Da qui a fine anno la gran parte dei condomini potrà essere soddisfatta".
LA SEDUTA [VIDEO]
ALBERTO GATTO: "IREN ILLUSTRI I SUOI PIANI"
Di fronte al sindaco uscente Carlo Bo, all’esponente di "Uniti per Alba" e suo sfidante alle prossime comunali Alberto Gatto e a numerosi consiglieri comunali l’incontro non è mancato di riflessi politici. L’esponente del Partito Democratico ha preso positivamente atto di quanto l’intesa con Iren preveda in quanto al mantenimento della sede e dell’occupazione, ma ha auspicato che "quanto prima sia possibile confrontarsi con Iren per capire i piani di sviluppo che l’azienda ha in mente per Egea dal punto di vista industriale. Un confronto e informazioni fondamentale per Alba, ma anche per tutto il suo territorio".
LE SCELTE SULL’ACCQUA
Ancora Gatto è stato poi critico con le recenti scelte dell’azienda quando la discussione ha toccato l’ambito della gestione dell’acqua. I recenti accordi con Iren prevedono infatti che ai Comuni azionisti di Egea venga riconosciuto un 20% di Egea Acque mediante un aumento di capitale gratuito e la concessione della presidenza della stessa controllata. Da tale quota – si è spiegato – i Comuni deriveranno dividendi, ma non vantaggi patrimoniali: se gli stessi enti locali decideranno di dismettere le reti dell’acqua al consorzio Cogesi, così come già deciso in altre zone della provincia dando attuazione al processo di ripubblicizzazione dell’acqua, il valore di realizzo ora in mano a Egea Acque finirà interamente a Iren e non ai Comuni. "Se nel passato si fossero fatte scelte diverse, senza ostacolare il processo ora in corso, la situazione non sarebbe stata quella che abbiamo davanti", ha obiettato il candidato alle comunali.
BO: "TRATTEREMO SULLE CONCESSIONI"
"Anche oggi è emerso chiaramente come gli enti pubblici entrino in gioco solamente ora, in questa partita" ha detto il sindaco Carlo Bo richiamando il tema delle concessioni pubbliche oggi in capo alla multiservizi, ma prossime al rinnovo da parte della capitale delle Langhe, a partire da quella relativa al teleriscaldamento, in scadenza nel settembre 2027. "Veramente auspico che da adesso possa iniziare un dialogo costruttivo tra i soci pubblici di Egea e Iren. Quello sarà il fulcro fondamentale per la salvaguardia del patrimonio che avevamo e che non c’è più. In questo senso il 2027 è domani mattina – ha continuato Bo –. Quello dell’acqua è un altro tema straordinariamente importante. Io fui critico nei confronti di Egea e dei suoi ricorsi, che in parte hanno rallentato tutto il percorso. A onor del vero Cogesi non è del tutto partita, per ora. Noi, anche per il tramite di Sisi, siamo disposti a liquidare la nostra quota".
TRIPALDI: "QUANTO ERA ALTO IL RISCHIO AFFRONTATO PER PASSARE DA 800 MILIONI A 2 MILIARDI DI FATTURATO?"
"Quanto alto era il rischio nelle operazioni fatte da Egea per consentirle di passare da un fatturato di 800 milioni a uno di 2 miliardi di euro?", ha chiesto polemicamente Fabio Tripaldi, consigliere di Uniti per Alba, stigmatizzando anche il fatto che tra i crediti "bruciati" da Egea vi siano anche 170 milioni di euro di tasse che non verranno pagate: "Soldi dello Stato, soldi di tutti noi cittadini".
Rivolto al presidente del Consiglio di Sorveglianza di Egea, l’ex sindaco Beppe Rossetto, nominato dall’Amministrazione albese uscente, Tripaldi ha poi chiesto "un’assunzione di responsabilità": "Parliamo di Egea dal 3 maggio 2022 – ha incalzato con riferimento alle diverse sedute di commissione tenute sulla partecipata –. Il presidente Rossetto si è trovato a dover rettificare temi e toni assunti in quegli incontri".
VALOTTI: "PROBLEMA DEL GRUPPO E’ STATA LA FINANZA"
"L’azienda è arrivata a fatturare 2 miliardi ma i clienti sono rimasti gli stessi", è stata la risposta al primo quesito arrivata da Giovanni Valotti. "In quei mesi il prezzo dell’energia è decuplicato. Egea ha giustamente chiuso tutti i clienti che poteva, non ha preso decisioni avventate. Ha subito l’impennata del prezzo e alcuni clienti non poteva chiuderli".
"Egea è un gruppo industrialmente sano – ha ancora aggiunto –, che ha avuto il merito di investire su ambiti differenti ma che ha rischiato di annegare nei debiti. Il suo problema è stato e sarà la finanza, non il business. Teleriscaldamento, acqua, illuminazione sono buoni business. Ora l’azienda ripartirà sotto l’impulso di Iren. La prospettiva è di ripartenza, altrimenti non avrebbe senso l’intera operazione".
ROSSETTO: "NON E’ STATA MALA GESTIO"
"Io non commento le dichiarazioni del consigliere Tripaldi – la replica del presidente Rossetto, arrivata a margine dell’incontro –. E’ nel suo diritto di consigliere di opposizione intervenire, ancor più considerato il periodo elettorale che stiamo attraversando. Dico solo che sono contento che dall’esposizione del professore Valotti sono emerse con chiarezza la genesi di una crisi esclusivamente di tipo finanziario collegata agli eventi eccezionali e imprevedibili che hanno interessato i prezzi dell’energia nel 2022. Non si è trattato di una mala gestio, come sostiene qualcuno. Valotti, così come Feira, hanno sottolineato la natura esclusivamente finanziaria della crisi di un gruppo ancora oggi industrialmente sano, come rilevato dal buon andamento dei margini 2023". Margini per i quali, è emerso, si parla di un Ebitda al 30 settembre pari a circa 50 milioni di euro.