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Attualità | 16 gennaio 2024, 19:55

Interventi chirurgici e trapianti? "Possibili solo grazie a chi dona il sangue"

Paola Manzini, direttore dell'Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Santa Croce di Cuneo, evidenzia la necessità di reclutare donatori giovani. E sensibilizza sulla donazione di plasma, di cui c'è carenza a livello mondiale

Interventi chirurgici e trapianti? "Possibili solo grazie a chi dona il sangue"

Donare sangue salva vite. Sangue e plasma.

Gli appelli alla donazione sono frequenti, anche nel nostro territorio. Senza le sacche di sangue, che possono essere conservate per un massimo di 42 giorni, molti degli interventi che vengono effettuati nelle sale operatorie degli ospedali, in tutto il mondo, non ci sarebbero. E non si potrebbero, quindi, salvare vite umane.

Parliamo di qualcosa di così prezioso che, non a caso, si parla di "banche del sangue". Che, restando nella metafora finanziaria, necessitano di "investitori".

Sabato scorso abbiamo dato la notizia di un intervento eccezionale eseguito tra Cuneo e Torino. Il prelievo contemporaneo del cuore, del fegato e dei reni all’ospedale di Cuneo da un donatore in morte cardiaca ed il successivo trapianto degli organi presso l'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.

Un intervento eccezionale per molti aspetti, in particolare per quanto riguarda le tecnologie impiegate per la preservazione degli organi, non fermi in ghiaccio ma mantenuti in vita al di fuori del corpo del donatore in una condizione molto simile a quella fisiologica.

Questo è stato possibile grazie al sangue. E, facendo un passo indietro, grazie alle donazioni. Non si evidenzia mai abbastanza questo aspetto: per salvare vite c'è bisogno di sangue, a volte tantissimo. Decine di sacche.

Per un trapianto di fegato ne servono circa 10. Ma ne possono servire molte di più, perché potrebbero esserci delle complicazioni oppure essere interventi a rischio. Si può arrivare ad usarne fino a 100.

A spiegare il mondo, complesso e affascinante, del sangue è la dottoressa Paola Manzini, direttore della Struttura Complessa Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale di Cuneo. "Per questo intervento sono state usate moltissime sacche di sangue zero. Per perfondere l'organo, come è stato fatto in questo specificio caso, è infatti necessario ossigenarlo", ha spiegato. 

A Cuneo si raccolgono ogni anno circa 18 mila sacche di sangue. Anche gli ospedali di Savigliano e Mondovì effettuano la raccolta. I tre ospedali lo distribuiscono a tutto il territorio, ma non solo. Perché Cuneo supporta anche la Sardegna, dove la talassemia è molto diffusa e ogni malato ha bisogno di almeno 4 sacche di sangue al mese. 

Il sangue è davvero vita e ce ne sarà sempre più bisogno. La popolazione invecchia e i donatori giovani scarseggiano. "E' sempre più grande la popolazione anziana che ha bisogno di supporto trasfusionale. Poca gente supporta tanta gente. E con gli anni la situazione è destinata a peggiorare. Inoltre, il prodotto sangue deve rispondere a tutta una serie di parametri, la sua qualità al giorno d'oggi è molto alta", continua la Manzini. 

Il sangue non solo è prezioso, ma complessissimo, tanto che non esiste la possibilità di crearlo in laboratorio. "Non si è mai riusciti a crearlo sinteticamente. Ci sono stati dei tentativi di creazione dei globuli rossi, ma è impossibile creare le piastrine o il plasma".

Anche questo rende l'idea di quanto sia preziosa la donazione, in alcun modo aggirabile.

"La carenza prevalente, a livello nazionale, è quella di plasma, che serve anche per fare le immunoglobuline, utilizzate nell'ambito di cura di tantissime malattie autoimmuni. Proprio da questo, infatti, si possono ottenere molti farmaci salva-vita. Purtroppo, la donazione di plasma in Italia scarseggia, anche se è meno stressante per il corpo rispetto alla donazione di sangue. Una donna in età fertile, per esempio, può effettuare fino a 12 plasmaferesi all'anno, mentre può donare il sangue solamente due volte". 

Molti donatori di sangue, sottolinea ancora la dottoressa Manzini, nemmeno sanno che si può donare anche solo il plasma. "Il problema è che si tratta di un'operazione più lunga. Per il sangue il tempo di donazione è di un quarto d'ora, per il plasma di circa 40 minuti. Ma è indispensabile sensibilizzare su questa donazione".

Indispensabile anche "reclutare" donatori giovani. "Facciamo molta sensibilizzazione nelle scuole. Ci sono dirigenti scolastici molto attenti alla questione, altri meno. Ma il loro supporto è fondamentale".

La donazione di sangue è un atto di educazione civica, sottolinea anche l'ex primario di Cuneo dottor Marco Lorenzi, dal 2021 Direttore della Banca del Sangue ed Immunoematologia di Torino. "Quando si deve fare un intervento, devono sempre esserci delle unità di sangue a disposizione. Senza quelle, l'intervento non si fa. Ricordo un episodio di circa vent'anni fa. C'era un trapianto programmato di fegato, alle Molinette, ma non c'era sangue. Dovemmo reclutare una ventina di donatori per poterlo effettuare. Oggi a livello nazionale non possiamo parlare di carenza di sangue, ma di plasma sì. La carenza è a livello mondiale. Purtroppo la popolazione di donatori sta diventando eccessivamente anziana. Non c'è un ricambio sufficiente e questo, nel futuro, potrebbe essere una criticità".

Ecco perché, concludono entrambi i professionisti sanitari, la donazione è un atto di generosità e di grande senso civico. Non serve essere eroi per fare qualcosa di buono e concreto per la collettività: basta donare il sangue e il plasma. 

Barbara Simonelli

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