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Economia | 04 luglio 2023, 10:28

Eataly vede rosso per 25 milioni, Farinetti: "Numeri come da previsioni. In arrivo 200 milioni per ripianare le perdite e continuare a investire"

Il fondatore del gruppo guarda all’imminente closing dell’operazione che ne ha consegnato la maggioranza alla Investindustrial di Andrea Bonomi. "Ricavi e margini in crescita. E il 2023 sta andando molto bene"

Il punto vendita di Torino, aperto nel 2007 (Facebook)

Il punto vendita di Torino, aperto nel 2007 (Facebook)

Eataly è viva e lotta con noi. Respinge l’immagine di un’azienda alle prese con risultati tali da minare la bontà stessa del progetto di fare dell’enogastronomia italiana un business da portare nel mondo con modalità che mai nessuno aveva osato tentare prima, Oscar Farinetti, interpellato dal nostro giornale a commento dei risultati di bilancio del gruppo degli "alti cibi", da lui fondato nel 2007 con l’apertura del primo punto vendita di Torino, nell’ex stabilimento Carpano in zona Lingotto, e che oggi ne conta 45, di insegne accese, con presenze nelle principali capitali del mondo.

Nei giorni scorsi il quotidiano "Affari Italiani" ha acceso un faro sui conti del gruppo, che nel 2022 si sono chiusi con perdite per 25,8 milioni di euro. Un risultato in negativo che si somma a quello iscritto a bilancio dodici mesi prima, in quel caso per 22,1 milioni. Il totale delle perdite del gruppo, segnalava la testata on line, è così salito a 70 milioni di euro, a fronte di un patrimonio attivo pari a 58,7 milioni: non esattamente la fotografia di un’azienda in piena salute.

Numeri che, nelle rappresentazioni offerte in questi giorni della stampa generalista, si sono però prestati a letture non corrette, secondo l’imprenditore, a partire da ricavi intanto saliti da 462 a 601 milioni di euro, mentre l’Ebitda (il margine operativo lordo) è stato di 25,5 milioni.

A darne un’interpretazione autentica è lo stesso imprenditore albese, 68 anni, che nei primi anni Duemila si lanciò nell’ambizioso progetto di portare l’Italia nel mondo con la sua buona tavola. Lo fece investendovi gli importanti capitali realizzati cedendo alla public company inglese Dixons la catena degli elettrodomestici Unieuro (per un controvalore di 528 milioni di euro, secondo quanto allora riportato dal "Corriere della Sera") da lui portata a dimensioni e rilievo nazionale a partire dalla piccola attività fondata ad Alba dal padre Paolo, comandante partigiano e primo socialista a sedere nel Consiglio comunale della capitale delle Langhe.

"A rigore non potrei nemmeno commentarli, quei numeri. E’ dal 2015 che non mi occupo più direttamente di Eataly – ci spiega –. Ma la verità è che tutto è andato secondo le previsioni nel 2022: 25 milioni di Ebitda positivo (margine operativo lordo, ndr) e poi 50 milioni di ammortamenti, che portano a un risultato netto negativo per 25 milioni. Nel frattempo Investindustrial (il private equity che fa capo al finanziere Andrea Bonomi, ndr) ha acquistato il 52% di Eataly e abbiamo deciso insieme che parte del prezzo, cioè 200 milioni di euro, saranno versati nelle casse dell’azienda. Non solo verranno coperte le perdite degli anni Covid, ma resterà una forte liquidità per lo sviluppo".

Insomma, tutto come previsto, rimarca Farinetti, guardando all’imminente closing dell’operazione che nell’autunno scorso ha portato il fondo di Bonomi ad acquisire la maggioranza del gruppo, mentre il figlio Nicola ne ha assunto la presidenza (Andrea guida le attività delle storiche cantine Fontanafredda di Serralunga d'Alba, altra proprietà di famiglia). "E come previsto il 2023 sta andando molto bene. Ma, ripeto, non posso darvi io i numeri. Ritengo che il nuovo Ceo lo farà a breve. La nuova squadra cappeggiata da Andrea Cipolloni sta lavorando molto bene, e in armonia con i miei figli, i quali mantengono il 22% del capitale. Questa è la verità e questi sono i numeri. Il resto sono interpretazioni".

[Oscar Farinetti, fondatore del gruppo degli alti cibi]

Ezio Massucco

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