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Attualità | 27 marzo 2023, 15:26

“Accompagniamo per mano le famiglie nel percorso di diagnosi della disabilità di un figlio”

Sono sette le equipe in Granda del progetto “Presa in carico precoce 0-6”, promosso dalla Fondazione CRC. Attualmente le famiglie agganciate dal progetto sono 28, di cui 23 usufruiscono di interventi e 5 di una prima consulenza. Il coordinatore Fea: “Equipe dedicate e delicate”. Andiamo a conoscere il team di Alba, Langhe e Roero

L'equipe di Alba composta dagli educatori professionali Marco Castrone, Silvana Fissore e Silvia Merlino

L'equipe di Alba composta dagli educatori professionali Marco Castrone, Silvana Fissore e Silvia Merlino

Una equipe multidisciplinare “dedicata e delicata” che accompagna e sostiene le famiglie nel percorso di diagnosi della disabilità di un figlio nei primissimi anni di vita. È l'obiettivo di “Presa in carico precoce 0-6”, uno degli ambiti dell’ampio progetto “Autonomia e Disabilità”, promosso dalla Fondazione CRC e realizzato grazie alla preziosa sinergia di importanti attori locali che si occupano sul territorio, a vario titolo, di disabilità e che mira a realizzare una comunità sempre più inclusiva. Capofila dell'ambito “Presa in carico precoce 0-6” è il CSSM, Consorzio per i Servizi Socio-assistenziali del Monregalese.

I numeri del progetto

I numeri sono importanti. Attualmente le famiglie agganciate dal progetto sono 28, di cui 23 usufruiscono di interventi e 5 di una prima consulenza. Le équipe multidisciplinari − già tutte operative e costituite da un operatore dei Servizi sociali, un educatore e un operatore sanitario − sono sette, coprono tutto il territorio provinciale e si avvalgono della collaborazione delle associazioni di famiglie che operano sul territorio a sostegno delle persone con disabilità. Nella precedente sperimentazione sono stati 45 i nuclei famigliari assistiti, un numero importante se si considera anche la concomitanza con il periodo pandemico.

Noi siamo molto contenti della sperimentazione - spiega Marco Fea, coordinatore provinciale -. Più andiamo avanti e più capiamo di aver centrato un bisogno delle famiglie. Cosa cambia da prima? Ora c'è un'equipe dedicata e delicata, che si dedica a questo lavoro di accoglienza e accompagnamento in una fase complessa. Si tratta di una sorta di fase cuscinetto, un accompagnamento curato per una fase limitata nel tempo per poi traghettare la famiglia verso i servizi degli enti, qualora lo ritengano. Più passa il tempo, più ci rendiamo conto che questo bisogno in termini di attenzione e qualità dei servizi è stato centrato. Ovviamente c'è tanta strada da fare nel creare sinergie territoriali per intercettare il prima possibile le famiglie. C'è da camminare per costruire alleanze e sinergie sul territorio. La provincia è Granda e sfaccettata, sia dal punto di vista territoriale che per le opportunità che offrono le varie aree”.

Andiamo a conoscere l'equipe di Alba

Per capire come funziona questo importante servizio, siamo andati a conoscere una delle sette equipe, quella di Alba. Qui ci lavorano gli educatori professionali Silvana Fissore, Silvia Merlino, e Marco Castrone, dipendenti del Consorzio socio-assistenziale Alba Langhe e Roero.

Nel 2022 hanno seguito nove famiglie, due invece hanno deciso di non aderire.

Nel 2023, in soli tre mesi, sono già cinque i nuclei accompagnati.

In prevalenza sono diagnosi di autismo o di deficit dello sviluppo cognitivo, diagnosi che solitamente non arriva prima dei 2 anni e mezzo di età del bimbo.

Il servizio vanta un’attenzione specifica alle famiglie che ancora non hanno ricevuto una diagnosi. Ed ogni cosa è fatta insieme, nell'ottica di rete.

Spiegano i tre educatori: “La presa in carico precoce non necessita di alcun tipo di documentazione, quindi è più veloce perchè si salta la parte burocratica. Si compila una semplice scheda di accesso al primo colloquio fatto a domicilio per prendere contatti in casa con la famiglia e il minore presente”.

I canali di accesso al progetto

Sono diversi i canali di accesso delle famiglie: “Tramite segnalazioni della Neuropsichiatria infantile dell'Asl CN2, di enti come la Caritas, oppure attraverso la scuola o direttamente dagli assistenti sociali sul territorio su casi nell'ambito 0-6 su cui si necessita di un primo intervento di attivazione veloce”.

Dopo il primo colloquio si costruisce un'ipotesi progettuale di obiettivi condivisi con il nucleo famigliare e gli altri enti coinvolti (scuola, associazioni e operatori del servizio sanitario).

Le azioni

Anzitutto si risponde ad una richiesta di supporto sull'orientamento al sistema di servizi, per lo svolgimento pratiche burocratiche.

“L'accompagnamento alla diagnosi e alla certificazione è importante perchè a volte arrivano bimbi che non hanno ancora una diagnosi certa – spiegano dall'equipe di Alba - . Si tratta di un aiuto non solo per le famiglie straniere che hanno difficoltà di linguaggio, bensì per tutti perchè la scoperta di una diagnosi di disabilità è un momento sconvolgente”

Poi c'è l'intervento educativo: “Si tratta di un supporto e di un orientamento per la gestione della quotidianità del bimbo a casa, magari andando a dare suggerimenti educativi per la corretta gestione degli spazi. Si lavora per obiettivi specifici e si usano varie tecniche educative a seconda della diagnosi. Per fare passi avanti rispetto alla situazione di partenza è fondamentale la collaborazione con tutti gli enti coinvolti, facendo rete con scuola e associazioni, e facendo conoscere i servizi sanitari presenti sul territorio. Ogni cosa è fatta insieme, nell'ottica di rete”.

Dopo aver compreso le dinamiche familiari, poi si decide se continuare a domicilio o se andare in un ambiente diverso.

Il disturbo dello spettro autistico

“I bambini con disturbi dello spettro autistico ad esempio hanno bisogno di ambienti tranquilli, con pochi stimoli sensoriali. Si accompagnano i genitori a comprendere che la casa deve essere organizzata in un certo modo e come strutturare il momento del gioco. Spesso infatti, nel buon intento di stimolare i figli, si cade nell'errore della superstimolazione che porta a frustrazioni. Non si deve eccedere nel colore, nella quantità di giochi sparsi in giro e negli stimoli uditivi”.

Ecco che in alcuni casi è preferibile la strada dell'ambiente neutro: “In sede abbiamo una stanza spoglia per gli incontri con i bambini. Ci sono due grandi armadi con dentro giochi e proposte da condividere. Usiamo un tappeto in cui proponiamo un momento di gioco della durata di 40/45 minuti per far capire ai piccoli che il gioco ha un inizio, uno svolgimento e una fine che corrisponde al momento di riordino della stanza e poi li accompagniamo a finire e chiudere riordinando e sistemando la stanza”.

Gli effetti di questa attività sono concreti: “Sono gli stessi genitori a dirci che i bambini a casa sono più tranquilli e che per loro è più facile intrattenerli. La stutturazione nel gioco viene portata a casa e poi a tavola. Una parte infatti si fa sul tappetto per delimitare la zona gioco e poi anche sul tavolino per insegnargli a stare a tavola e a mangiare. Tramite il gioco si allungano i tempi di seduta a tavola per dare tranquillità durante il pasto. Dal punto di vista relazionale poi si punta ad aumentare la tenuta dello sguardo, e ad accettare la reciprocità”.

La durata del progetto

Come detto, il progetto ha una durata limitata nel tempo di sei mesi. Terminati i quali ci possono essere tre diverse vie: “Se il bimbo ha raggiunto gli obiettivi prefissati si chiude il progetto ma si lascia sempre una porta aperta. Oppure lo si può prolungare di altri 4/6 mesi. Se invece la situazione è multi-problematica si presenta il caso ad un assistente sociale del territorio per una presa in carico vera e proria da parte del territorio”.

Insomma accompagniamo queste famiglie per mano – concludono i tre educatori di Alba -. Noi siamo attivatori di rete. Mettiamo in collegamento la famiglia con il sistema socio-sanitario per il bene del bambino”.

Come contattare gli operatori del progetto "Presa in carico precoce 0-6”

Il CSSM, capofila del progetto, opera insieme a tutti gli Enti Gestori delle funzioni Socio-assistenziali presenti sul territorio della Granda ed alle Aziende Sanitarie ASLCN1 e ASLCN2, attraverso i Servizi di Neuropsichiatria Infantile ed i Distretti Sanitari. Le équipe possono essere contattate direttamente anche dalle famiglie: Cuneo (tel. 348.5293867 orizzonte0-6@csac-cn.it); Mondovì (tel. 366.6583476 orizzonte0-6@cssm-mondovi.it); Ceva (tel. 0174.723869 orizzonte0-6@vallinrete.org); Alba (tel.320.4256050 orizzonte0-6@sesaler.it); Bra (tel. 0172.420711 orizzonte06@comune.bra.cn.it); Fossano-Savigliano (tel. 3341016314 orizzonte0-6@monviso.it) e Saluzzo (tel.3312659192 orizzonte0-6@monviso.it).

Cristina Mazzariello

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