Non so se il 5 marzo scorso, alla partenza della maratona di Tokio c’era anche Murakami Haruki, il famoso scrittore maratoneta giapponese. So per certo invece che Dino Balsamo, classe 1955 c’era eccome e aveva un buon motivo per partire: con questa gara ha potuto chiudere un cerchio, cominciato nel 2007 a New York, cioè concludere l’Abbott World Marathon Majors, la serie delle sei maratone più famose e importanti al mondo.
Dino è originario di una frazione di Priocca al confine con la provincia di Asti, fa parte del Gruppo Podisti Albesi. A Tokio si è presentato senza un grande allenamento, eppure…
“Eppure sono andato meglio di quanto mi aspettassi. Ho avuto un piccolo infortunio in inverno e la preparazione a questa trasferta in Giappone è stata piuttosto veloce. Per cui avevo l’obiettivo di concludere in 4 ore. Sono stato ampiamente sotto questo tempo, finendo in 3 ore e 53 minuti, ma a me i tempi hanno sempre interessato poco. Pratico questo sport da tanti anni e ho sempre puntato a divertirmi, alla salute e a cercare di concludere tutte le gare. E quasi sempre ci sono riuscito”.
Il palmares di Dino con questa ultima performance è importante. Con New York, Berlino (2008), Boston (2009), Chicago (2010), Londra (2011 miglior tempo 3h 31min 12”) e Tokio (2023) la medaglia Six Major è arrivata.
Dino in realtà ha partecipato ad oltre 40 maratone, in Italia e in Europa, cominciando alla soglia dei 50 anni.
“Da giovane ho corso per un po’ in bicicletta, e da alpino ho fatto molti campi in montagna, che è rimasta una mia passione. Il mio lavoro di manutentore meccanico mi ha preso molto tempo e ho praticato il podismo quando potevo, solo di tanto in tanto. Grazie al gruppo di amici podisti ho poi cominciato a iscrivermi a qualche gara e ho corso la mia prima maratona a Firenze nel 2005. Da allora non mi sono più fermato e le mie ferie hanno sempre coinciso con maratone o trail, più o meno due ogni anno, coniugando così sport e turismo”.
In realtà Dino si ferma ogni tanto. “É un mio piccolo segreto. Tra dicembre e gennaio faccio un lungo riposo, dimenticando le scarpe da running. Mi serve per rigenerarmi e ripartire con più entusiasmo. Forse la vita che ho fatto in campagna da giovane, quando si lavorava anche al freddo o sotto la pioggia, mi ha aiutato a non patire troppo la fatica di questo genere di competizioni, che inevitabilmente arriva e può mettere in difficoltà. In quei momenti deve intervenire la 'testa', che ti permette di vedere la stanchezza come un aspetto positivo e ti fa andare oltre. Le maratone e le ultramaratone non sono cose impossibili, basta crederci”.
Lui la fa facile, dall’alto di competizioni affrontate sempre con rispetto e attenzione, come la Cro-Magnon Trail, il Tor des Géants o la Monterosa Walser Trail, a cui ha partecipato più volte, portandole a termine quasi sempre.
“Mi sono effettivamente ritirato poche volte. Cerco sempre di gestire al meglio le mie forze e ad esempio nelle gare di più giorni tendo a non dormire la prima notte, a portarmi avanti il più possibile subito, per poi riposare meglio nell’ultima parte del percorso, che di solito è quella che mette più in difficoltà gli atleti”.
Preferisci le maratone o i Trails? “Ultimamente i Trails in montagna perché il paesaggio è più vario e i ritmi cambiano”.
La tua maratona preferita? “Come esperienza complessiva dico Boston, che è una città molto bella, con tifosi ospitali e il percorso attraversa parchi bellissimi. Certamente la maratona di Berlino è quella che offre le possibilità migliori per chi cerca la performance, per via di un percorso molto veloce, con poche curve”.
I tuoi prossimi impegni? “Domenica prossima parteciperò alla Maremontana in Liguria. Sono 61 km con partenza da Loano. A fine agosto sono iscritto alla Petite Trotte a Leon, una corsa internazionale che fa parte dell’Ultra Trail du Mont Blanc: una bella sfida”.
So che sei anche volontario nella Croce Rossa di San Damiano d’Asti. Come fai a conciliare lavoro, sport e volontariato?
“Ottimizzo. A dire il vero sono ormai in pensione, ma continuo a dare una mano a mio fratello in officina e mi ritaglio i momenti per allenarmi quando posso. Alle competizioni bisogna arrivare freschi. Sono convinto che non bisogna esagerare con l’allenamento: te lo ripeto, conta moltissimo il tuo cervello, la capacità di andare un po’ oltre, soffrendo il giusto. La soddisfazione successiva ripaga tutte le fatiche”.
Nel suo libro 'L’arte di correre' Murakami Haruti ha scritto: “Ciò che conta per me è tagliare un traguardo dopo l’altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare tutto ciò che devo, e alla fine essere contento di me".
Congratulazioni e auguri a Dino Balsamo, un esempio di sportivo autentico e che ancora tanti traguardi possano vederlo arrivare, stanco ma felice.