Un pomeriggio del maggio di due anni fa un dipendente di un’impresa di pompe funebri stava rimuovendo una lastra di marmo da un loculo del cimitero di Acceglio, in Valle Maira, in vista di una tumulazione che sarebbe avvenuta il giorno successivo.
Durante lo svolgimento dell’operazione, F. V., salito in cima a una scala alta quattro metri, nel tentativo di recuperare la lastra che gli era scivolata dalle mani, perse l’equilibrio e cadde all’indietro. L’incidente gli costò la frattura del bacino e di due vertebre, con una prognosi di 160 giorni. A seguito dell’infortunio venne rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Cuneo il figlio della vittima, L. V., succeduto al padre come titolare dell'impresa di famiglia. L’accusa è di lesioni colpose aggravate.
A effettuare i rilievi sul posto fu il tecnico dello Spresal, il servizio prevenzione infortuni dell’Asl, che, presente in aula come testimone del pubblico ministero, ha riferito la totale inidoneità della scala utilizzata dalla vittima per effettuare il lavoro.
“La scala – ha spiegato – era stata messa a disposizione dal Comune di Acceglio per i visitatori. Il lavoratore non avrebbe dovuto utilizzarla. Oltre a essere inadatta, presentava la struttura realizzata con montanti tubolati molto sottili, che producono grandi oscillazioni quando ci si spinge in alto. F.V. quel giorno, salendo sul penultimo o ultimo gradino, aveva sollevato una lastra del peso di 27 kg appoggiandola sul corrente superiore del parapetto: avrebbe voluto farla scivolare verso il basso mentre scendeva, ma la scala ha oscillato e lui ha cercato di afferrarla mentre cadeva in avanti”.
Stando a quanto riferito dal tecnico, dunque, la scala, seppur fosse stata costruita seguendo la normativa, non sarebbe stata comunque adatta per svolgere l’operazione sul loculo a un’altezza di oltre quattro metri.
Il 24 gennaio 2024 proseguirà l’istruttoria.
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