Un grande imprenditore e comunicatore del Cuneese, Michele Ferrero, un giorno interrogò i suoi collaboratori: "Sapete perché ai bambini piacciono tanto le uova di Pasqua?”. Non solo perché sono di cioccolata. “Perché hanno le sorprese dentro!”. E poi, cosa fece? Inventò la Pasqua per tutti i giorni dando vita ai famosi ovetti Kinder.
Quando una persona, una novità o un’idea ci fanno restare a bocca aperta con la stessa intensità di chi ha appena aperto il suo uovo magico, scatta il “fattore meraviglia” che – pur non contenendo tracce di collagene – è senza età. Perché tutti siamo affamati di stupore e di magia (parola di Fata!).
Proprio come fece Ferrero creando un prodotto di uso quotidiano, e alla portata di tutti, in grado di unire gusto e sorpresa, esiste un’economia dei “sogni possibili” che si nutre del business dell’inatteso. È chiamata comunemente “effetto WOW”, cioè quell’elemento sorprendente che scatena il fattore meraviglia.
E la meraviglia è stata considerata storicamente come un aspetto fondamentale dell’essere umano in quanto migliore amica della curiosità, del desiderio di scoprire cose nuove, della voglia di crescere e migliorare.
Generazione WOW nasce di qui: da quel senso di stupore e d’inquietudine che bussa alla porta delle persone quando - soddisfatte le necessità materiali - si interrogano sulla propria esistenza in relazione al mondo. A un mondo a cui regalare il proprio “autografo di meraviglia”.
Pensiamo, per esempio, alle cene “a quattro mani”. Quelle serate collaborative tra chef che generano momenti entusiasmanti – oltre che di cucina d’autore – di confronto, scambio e sinergia tra professionisti. Che, spesso, sfociano in esperienze di sharing-economy, più che di semplice convivialità. Se poi le mani diventano otto, venti, trenta… il menù dell’occasione serve in tavola una portata di valore assoluto: la coscienza di impersonare esperienze di imprese e di territori differenti.
E’ il caso di ciò che sta accadendo tra qualche “manciata” di ristoratori del Braidese uniti a colleghi di Venezia, Trento e Pordenone. Una squadra “diffusa”, unita da un grande desiderio: la fame di nuove competenze da spendere nelle rispettive zone turistiche per portare un valore aggiunto alla loro landa, o città, di appartenenza. Una partita in cui, i chilometri di distanza, diventano un’occasione di confronto per il reciproco miglioramento.
E’ evidente che, il fabbisogno formativo di questa ambientazione – sicuramente resa possibile dalla modalità digitale - porta ad andare oltre le dinamiche di cibo e servizio, animando un vero e proprio brainstorming gastro-economico.
Perché formare il proprio personale al vocabolario inglese legato all’accoglienza e all’informazione turistica, ai fondamentali di marketing e storytelling per trasformare il contatto con il cliente – spesso turista – in un’esperienza di gusto, così come alle nuove tecniche di “ristorazione relazionale”, può creare un puzzle di singole crescite in grado di raffrescare, nell’insieme, l’immagine e il posizionamento competitivo di una città e di un territorio.
Affrontare il tema dell’esperienza del cliente (la celebratissima “customer experience”), infatti, non è più solo una questione di marketing per attrarre turisti, ma intavola una sfida strategica che chiama a rapporto gli investimenti e gli incentivi pubblici con gli investimenti privati diffusi, pena l’affievolirsi progressivo dello spirito imprenditoriale. E del fattore meraviglia.
L’asse ristorazione Bra-Venezia - reso possibile dal Piano Nazionale finanziato dal Fondo Interprofessionale For.Te. su iniziativa del Gruppo Ascom Bra tramite l'agenzia formativa Ascom Form – è riuscito a smuovere le zolle di questa “rigenerazione”: fornire strumenti e occasioni per alimentare la propensione collettiva privata a investire sul proprio territorio, valorizzando le performance di ogni attività (qui, ristorativo-recettiva) per stimolare altre ad accodarsi, in una sorta di effetto camaleonte virtuoso.
Dove sta, dunque, l’effetto WOW?
Nella collaborazione, complicità e fiducia che, nel tempo, finisce per essere un fattore moltiplicatore del successo economico di tutti.
L’obiettivo formativo a lungo termine, infatti, non è soltanto tecnico, ma consiste nel far percepire agli operatori economici che la collaborazione è un ingrediente imprescindibile per qualunque ricetta economica, esattamente come fantasia e sinergia rappresentano entità quantitative nella crescita di impresa e di territorio.
Nel menù, allora, non facciamoci mai mancare una bella manciata di creatività collaborante. E un sorriso come esclamativo.