Comunità Energetiche Rinnovabili. Da tempo non si parla d'altro. Ora che l'Italia ha avviato l'iter con l'Ue per il decreto che incentiva l'autoconsumo di rinnovabili, facciamo un po' di chiarezza sull'argomento.
Vi proponiamo l'intervista al ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, concessa in esclusiva al Gruppo More News.
Finalmente al via le Comunità Energetiche Rinnovabili?
Abbiamo avviato l’iter con l’Unione Europea sulla proposta di decreto. Attendiamo adesso il via libera da Bruxelles. Confidiamo giunga in tempi brevi. C’è grande attesa per questo provvedimento che, comprensibilmente viene visto come una delle misure qualificanti della transizione energetica per il nostro paese.
Cosa ci guadagnerà chi si assocerà nelle comunità e perché ritiene che sia un progetto strategico per l’Italia?
Il provvedimento che abbiamo varato ha un duplice obiettivo. Da un lato puntiamo a incrementare la produzione da rinnovabili nel nostro paese e quindi fare passi avanti verso l’autonomia energetica e il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. L’altra finalità è quella di consentire ai cittadini, agli enti, alle aziende che si associano nelle comunità un sostanziale risparmio nei costi dell’energia; un taglio importante al caro-bollette per famiglie e imprese.
Le comunità possono essere lo strumento di una rivoluzione diffusa della sostenibilità che gioverà a tutti e qualificherà socialmente ed economicamente il nostro paese. Come è articolata la proposta di decreto?
Il testo comprende due misure distinte: da un lato un intervento generale di incentivazione per chi si associa nelle comunità energetiche con una premialità per l’autoconsumo, dall’altro di uno stanziamento del PNRR di 2 miliardi e 200 milioni per il finanziamento a fondo perduto fino al 40% dei costi di realizzazione di un nuovo impianto o di potenziamento di un impianto esistente nel territorio di comuni fino a 5000 abitanti.
Sono misure cumulabili?
Solo le comunità energetiche che sorgeranno nei piccoli comuni, oltre a ottenere un finanziamento a fondo perduto potranno fruire degli incentivi per le CER validi per tutto il territorio nazionale.
Perché questa misura specifica a favore dei piccoli centri?
Noi crediamo che il futuro dell’energia in Italia non debba essere quello delle grandi centrali che poi distribuiscono l’energia su tutto il territorio nazionale. Pensiamo invece che si debba gradualmente passare a una produzione diffusa di energia, con piccoli e medi impianti di energia rinnovabile che consentono l’approvvigionamento sul posto per le comunità locali. L’Italia è ricchissima di comuni e borghi, spesso distanti dai grandi nuclei urbani e dalle grandi centrali. Creare una misura ad hoc per spingere la realizzazione di impianti diffusi in periferia, incentivando peraltro anche l’aggregazione di cittadini, aziende, enti locali io credo abbia un valore anche etico, di stimolo alla coesione di cittadini e forze locali.
Che tipi di impianti saranno incentivati?
Tutte le tecnologie rinnovabili, dal fotovoltaico all’eolico, dall’idroelettrico alle biomasse. L’importante è creare nuova energia pulita diffusa capillarmente sul territorio e far passare l’idea chiave che l’energia verde conviene anche economicamente e se realizzata in comunità conviene ancora di più.
Quali sono i requisiti per creare le Comunità?
Chi deciderà di associarsi ad una Comunità Energetica Rinnovabile, dovrà individuare un’area dove realizzare l’impianto e unirsi in sodalizio con altri utenti connessi alla stessa cabina primaria. Sarà necessario un atto costitutivo della Comunità che abbia come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali. Il soggetto gestore della misura è il GSE. Allo scopo di agevolare l’iter il GSE potrà verificare preliminarmente l’ammissibilità delle Comunità ai benefici previsti dalla normativa.
Quale prevedete sarà l’apporto di nuova energia rinnovabile che deriverà da questa misura?
Per la misura generalista stimiamo che saranno realizzati nei prossimi cinque anni impianti di una capacità complessiva di cinquemila megawat. Le comunità dei piccoli centri dovrebbero contribuire con una istallazione di altri duemila megawatt.
C’è un dimensionamento massimo degli impianti previsto nella norma?
Si, la potenza nominale massima del singolo impianto, o dell’intervento di potenziamento, non deve essere superiore a un megawatt. La sua logica di questa previsione è mantenere il carattere “sociale” e “comunitario” delle CER che possono cedere alla rete l’energia in surplus e dividere fra i soci i proventi di questa cessione, ma non possono trasformarsi in imprese produttruci di energia per il mercato che è sottoposto ad altre regole.
Lei ha ipotizzato la nascita di 15 mila comunità…
Ho fiducia negli italiani che, sono convinto, sapranno cogliere questa grande opportunità.