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Provincia | 13 gennaio 2023, 07:27

La magia e il mito del gufo nella pianura cuneese, paparazzato dal birdwatcher Enrico Ruggeri

Tutte le curiosità su questo rapace nelle diverse culture ed epoche e perché si dice “gufare”

La magia e il mito del gufo nella pianura cuneese, paparazzato dal birdwatcher Enrico Ruggeri

Animali Fantastici e dove trovarli. Esagerato? Non crediamo proprio. Anche perché si parla di un animale a dir poco fantastico.

L’esemplare di gufo paparazzato l'anno scorso dal birdwatcher Enrico Ruggeri nella marca di Saluzzo (Ne abbiamo parlato qui https://www.targatocn.it/2022/01/24/leggi-notizia/argomenti/natura/articolo/occhi-al-cielo-bellissimo-gufo-avvistato-nelle-campagne-di-carde.html ) è tornato a farsi ammirare nella pianura cuneese.

La domanda è sempre la stessa: il gufo porta fortuna o sfortuna?

La credenza popolare ha attribuito agli animali significati differenti. Alcuni sono positivi e portano fortuna, altri indicano amore o passione, altri ancora sono sinonimo di sfortuna o negatività.

La natura del gufo l’ha reso un animale negativo nel pensiero della gente. Infatti, esso è attivo particolarmente di notte e la sua condotta schiva produce timore. A differenza di tanti altri animali non vive in gruppo e non è certamente socievole. Inoltre, il suo verso gutturale suscita paura.

Tutto ciò è probabilmente nato da una leggenda spagnola medievale, secondo la quale il gufo sarebbe sempre stato, tra gli uccelli, il più melodioso. Purtroppo, ebbe la sorte di assistere alla crocifissione di Cristo e da quel momento fu condannato a ripetere, nel suo verso, “cruz-cruz”.

Letteralmente parlando, gufare significa “fare il verso del gufo” e, nelle espressioni proverbiali, gufare è un modo per portare sfortuna alla persona di cui si parla.

Anche la letteratura ci ha messo del suo per tramandarne la nomea di menagramo o di uccello del malaugurio (si pensi a Shakespeare nel Giulio Cesare che ritiene come il gufo sia segno di cattivo presagio). Per non parlare del cinema: pensiamo al famoso film di Alfred Hitchcock, Psycho (1960), dove troviamo i gufi impagliati alle pareti della casa di Norman Bates, sicché tutte queste convinzioni non hanno fatto fatica a radicarsi definitivamente nell’immaginario collettivo.

Tuttavia, le leggende sono diverse per ogni cultura ed epoca e non sempre sono state negative. Secondo una leggenda spagnola il verso del gufo rappresenta il canto delle anime defunte, che si esprimono con voci malinconiche. Nel Nord Europa, invece, il gufo viene ritenuto un animale positivo: in particolar modo, nella cultura Scandinava, questo rapace era ritenuto come il portafortuna delle principesse.

Il gufo, soprattutto nel Medioevo è stato simbolo di sapienza e saggezza, misticismo e magia, tant’è che sovente, in fiabe e racconti, è indicato (come è successo del resto anche per i gatti neri) come compagno di streghe e maghi (chi non ricorda l’Anacleto del mago Merlino nel film La spada nella roccia? Oppure l’Uffa in Winnie the Pooh).

E ancora, gli antichi greci lo consideravano come uccello sacro ad Atena, la dea della sapienza, della forza, della guerra e delle arti. I nativi americani ricorrevano al gufo come spirito guida, perché li aiutava a vedere nel buio della notte ed a infondere coraggio nell’affrontare i nemici e le bestie feroci. Le piume di gufo venivano utilizzate nei copricapi per poter dialogare e dominare gli spiriti maligni.

I Maya consideravano i gufi dei messaggeri del mondo ultraterreno e ritenevano simboleggiassero la fertilità. Gli aborigeni australiani credevano che i gufi fossero depositari di medicine miracolose. Anche nella tradizione celtica il gufo era un mediatore consapevole tra l’uomo e gli Inferi e ispirava saggezza, lungimiranza, segretezza, iniziazione, cambiamento e distacco, aiutando l’uomo nella transizione con l’aldilà.

In India viene tutt’oggi utilizzato per favorire i sogni premonitori attraverso cui predire il futuro. In Israele lo si pone vicino ai campi per migliorare il raccolto.

Il gufo è stato pure ritenuto modello di “vigilanza”. La sua capacità di ruotare la testa di 270° per assicurarsi un’ampia visuale di campo, per non essere capace di muovere gli occhi (non è vero che il gufo possa ruotare il collo di 360°, perché probabilmente gli si sviterebbe il capo) e l’ampiezza degli occhi per meglio vedere nell’oscurità hanno accentuato questo simbolismo di protezione (il gufo veglia quando gli altri dormono).

Particolare è poi il detto «Il gufo è un gatto con le ali». L’associazione del gufo con il gatto nasce da alcune caratteristiche che li accomunano. Entrambi praticano una caccia notturna e solitaria, d’agguato. A ben guardarli anche la somiglianza fisica li accomuna: stesse orecchie, stessi occhi rotondi, stessa faccia appiattita.

Al di là di ogni possibile interpretazione, oggi consideriamo i gufi come animali capaci di portare buona fortuna e, per questo, tendiamo a circondarci di oggetti che ne replicano le fattezze.

Essendo il simbolo della conoscenza, un ciondolo a forma di gufo può essere regalato a chi intraprende un percorso di studi importante o sta per laurearsi oppure a seguito di un diploma, di un esame o per un diciottesimo compleanno.

La stessa funzione può essere svolta anche da una sola piuma: questa, infatti, veniva utilizzata dai nativi americani come amuleto per proteggersi dai pericoli del buio. Inserito in casa, infine, un piccolo soprammobile a forma di gufo si dice protegga la famiglia dalla sventura.

Perciò, se fate tappa in qualche mercatino, non dimenticatevi di comprare un gufetto per il buon auspicio ai giorni futuri. 

Silvia Gullino

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