Tra l’affetto e le preghiere di tanti fedeli, Benedetto XVI è morto. Il Papa emerito si è spento oggi, 31 dicembre, nella sua stanza del Monastero Mater Ecclesiae.
La sua testimonianza silenziosa si è conclusa con la serenità che solo i 95 anni e una vita spesa al servizio della Chiesa possono dare.
Una figura importante, un fine teologo Joseph Ratzinger, che il 19 aprile del 2005 fu eletto Papa, definendosi “l’umile lavoratore nella vigna del Signore”.
La notizia della sua scomparsa ha suscitato profondo dolore anche a Bra, alla quale Benedetto XVI ha lasciato un ricordo unico e speciale nel nome della Madonna dei Fiori, patrona della città.
Un legame nato nell’estate del 2009, durante i giorni trascorsi in Valle d’Aosta, quando il Santo Padre ha ascoltato con attenzione ed emozione la storia dell’apparizione per poi benedire la statua della Madonna. Lo fece in modo inedito, con la mano sinistra, a causa della rottura del polso destro. Un ricordo che oggi diventa storia e qualcosa di più.
Pontefice teologo, musicista, Ratzinger ebbe i suoi natali in Baviera il 16 aprile del 1927, nel giorno di Sabato Santo. A 24 anni, il 29 giugno del 1951, insieme al fratello Georg, venne ordinato sacerdote dal cardinale Michael von Faulhaber, arcivescovo di Monaco e Frisinga. Il 25 novembre 1981 il suo predecessore, papa San Giovanni Paolo II, lo nominò prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica, carica che manterrà fino all’elevazione al soglio pontificio.
Alle 17.56 del 19 aprile 2005 fu dato l’annuncio dell’elezione con la tradizionale fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina. Molti lo consideravano un Papa conservatore e di transizione, dopo gli anni di fermento avuti con San Giovanni Paolo II. Ma si sbagliavano, perché si rivelò più rivoluzionario di tutti, attraverso un gesto di estrema umiltà e lucidità.
Benedetto XVI iniziò il suo pontificato, che durerà fino all’11 febbraio 2013, giorno della sua storica rinuncia al pontificato (prima di lui era stato, seicento anni prima, Gregorio XII nel 1415 e prima ancora Celestino V, nel 1294).
Il 28 febbraio si congederà con le sue ultime parole pronunciate in pubblico: “Da oggi non sarò più il pontefice della Chiesa di Roma, ma sarò un semplice pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra”.
Da quella data il Papa emerito decise di ritirarsi con grande riservatezza nel monastero Mater Ecclesiae all’interno della Città del Vaticano, accudito da alcune Memores Domini (consacrate del movimento di Comunione e Liberazione) ed accompagnato dal suo segretario particolare, l’arcivescovo Georg Gänswein, tuttora prefetto della Casa Pontificia.
Maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in quasi otto anni di pontificato ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto diverse encicliche, mettendo al centro l’amore e la speranza. Ha rilanciato e rinnovato la dottrina sociale della Chiesa, rendendola più aderente ai tempi difficili del mondo, tra globalizzazione e crescente povertà, relativismo e imperversare dell’effimero.
In una recente intervista alla testata spagnola Abc, papa Francesco aveva parlato di Benedetto XVI, dicendo: “È un santo. È un uomo di alta vita spirituale. Ammiro la sua intelligenza. È grande”.
Resteranno nella storia della Chiesa le sue numerose pubblicazioni, a partire da ‘Gesù di Nazareth’ in più volumi. Un ritratto per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni, ma soprattutto un rapporto di amicizia con Dio.