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Curiosità | 13 novembre 2022, 10:01

FARINÉL/ Ho visto dove vanno a finire i soldi dell’Asta Mondiale del Tartufo e ve lo spiego

Tutto pronto nel castello di Grinzane per una 23ª edizione che si preannuncia da record. Oggi, anche sulle nostre pagine, l’evento in diretta tra le Langhe, Hong Kong, Singapore, Seoul, Vienna e Doha

FARINÉL/ Ho visto dove vanno a finire i soldi dell’Asta Mondiale del Tartufo e ve lo spiego

Chissà dove andranno a finire i soldi dell’Asta Mondiale del tartufo?”. È questa la domanda che aleggia nell’aria in Langhe e Roero nei giorni che precedono e immediatamente seguono l’Asta Mondiale del Tartufo Bianco, kermesse monstre, magistralmente diretta dall’Enoteca Regionale Cavour di Grinzane, che quest’anno vedrà collegamenti diretti con cinque centri finanziari mondiali di primo livello: Hong Kong, Singapore, Seoul, Vienna e Doha.

Città che messe insieme assommano oltre 30 milioni di abitanti, collegate in diretta con al centro il castello di un piccolo paese di duemila anime. Lapalissiano spiegare quanto tutto questo rappresenti una vetrina di primo piano per il nostro territorio. Ma far conoscere Langhe e Roero all’imprenditore cinese, al produttore di auto coreano o al commerciante austriaco è solo l’altra faccia di un evento che nasce, prima di tutto, per raccogliere fondi da destinare alla solidarietà.

E quindi, torniamo al tema: dove vanno a finire i soldi dell’Asta? Sono stati decine i progetti sostenuti sul nostro territorio, quanto raccolto a Grinzane tra poche ore sarà devoluto, in parte alla Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus, in parte alla Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus, dedicata al supporto della prevenzione e della cura del cancro, a finanziare la ricerca di eccellenza sulla SLA e al progetto Every Child Is My Child Onlus, nato dall’associazione spontanea di artisti che – chiamati a raccolta dall’attrice Anna Foglietta.

Non basta per rispondere alla domanda fatidica, perché chiunque segua un minimo l’Asta Mondiale del Tartufo sa che la parte del leone viene fatta dai donatori di Hong Kong, con oltre l’80% di tutti i proventi raccolti dalla manifestazione.
 
L’unico modo per trovare una risposta era quindi andare ad Hong Kong a seguire l’Asta, cosa che ho fatto nel 2018.

HONG KONG

Hong Kong, ex colonia inglese, tornata dal 1997 alla Cina con magistratura, moneta e governo indipendente (seppur subordinato a quello cinese), è il regno dell’alta finanza e di un centinaio di imprenditori e businessmen che ogni anno si danno appuntamento al ristorante tristellato 8 e mezzo dello chef bergamasco Umberto Bombana. In questo caso i proventi hanno un unico destinatario: Mother’s Choice, l’ente benefico che si occupa di ragazze madri e di orfani, a cui sono andati oltre 3,5 milioni di euro negli ultimi 14 anni.

Lo chef Umberto Bombana, mister nove stelle Michelin, è una vera istituzione della cucina italiana all’estero. Uomo dalla grande umiltà, Bombana mi viene presentato dalle responsabili di Mother’s Choice che sottolineano come lo chef sia il primo a dare l’esempio offrendo la cena per oltre 100 persone sobbarcandosi ogni costo della stessa. Alla spicciolata, dalle 18.30, le 11.30 in Italia arrivano i primi ospiti, si va dal banchiere inglese da anni trapiantato a Hong Kong, al tycoon australiano con la passione del Barolo, fino a una nuova generazione di maghi della finanza cinesi, in grado di accumulare grandi capitali in poco tempo con le nuove tecnologie, start up innovative, bitcoin o giocando con le fluttuazioni della borsa.

L’interesse per le Langhe e il Roero è altissimo, tanto quanto la conoscenza dei vini, molti dei presenti sono già stati ad Alba, gli altri promettono di raggiungerci presto. L’Asta comincia intorno alle 21 di Hong Kong, anticipata dalla notizia che con la cena sono già stati raccolti 80 mila euro. Rilancio dopo rilancio vengono raccolti 360 mila euro sui 400 mila totali dell’Asta nelle varie sedi collegate con Grinzane Cavour.

MOTHER’S CHOICE

Una bella serata, ricca di emozioni, continui colpi di scena, rilanci e controrilanci, ma non sono a Hong Kong per divertirmi, per questo lunedì 12 novembre 2018, di buon’ora parto alla volta del numero 5 di Bowen Road, in un quartiere residenziale di Hong Kong, sede dell’ente benefico.Un grande cartello mi annuncia di essere arrivato a Mother’s Choice, nome che evoca la possibilità di scelta delle madri, di tutte le madri e di qualsiasi scelta.Scendo i 35 scalini che portano all’entrata dell’istituto, ospitato in una grande palazzina liberty donata dalle due coppie che hanno fondato Mother’s Choice. Mi si para davanti una scarpiera enorme con decine di piccole ciabatte, una bimba con gli occhi a mandorla mi saluta. Mi stupisce la spavalderia della piccola di fronte a un omone barbuto e sconosciuto, ma Eunice, la volontaria che mi accoglie, anticipa la domanda e mi spiega come non si possa essere timidi quando si cresce in un istituto con altri 50 bambini e oltre 450 volontari che si alternano nell’assistenza ai piccoli e alle madri.



Siamo nel 2018, il Covid si paleserà solo due anni più tardi, ma mi viene presa la temperatura e mi viene chiesto di indossare mascherina e guanti per la sicurezza dei bambini.

Davanti ai miei occhi una ventina di culle e altrettanti bambini: «La legge cinese dice che deve esserci un operatore ogni otto bambini, si immagini avere a che fare con 8 neonati, qui abbiamo un volontario ogni due bambini, sempre. I volontari quasi tutte donne, con turni coprono tutti i giorni della settimana, il loro compito è giocare con i bambini, massaggiarli, giocare con loro fino al compimento di un anno».

Con la possibilità di deambulare i bambini vengono accolti in un’altra ala dell’edificio dove sono ospitati i piccoli da 1 a 2 anni che ogni weekend vengono accompagnati in parchi, luna park e centri commerciali e in seguito in un’altra ala dove si trovano i più grandicelli. Mi viene spiegato che quasi nessuno dei bambini supera i due anni in istituto, nella quasi totalità dei casi i piccoli vengono adottati negli Stati Uniti o in Europa con un posto di primo piano per l’Italia.



Eunice aggiunge: «La struttura si avvale di tre terapisti professionisti e di due medici, per il resto tutto il lavoro viene svolto dai volontari».

I muri sono colorati e su una parete ogni volontario, secondo le proprie disponibilità, segna il proprio nome in uno dei turni giornalieri in modo da coprire tutta la settimana.

L’ultima ala dell’edificio è un’esplosione di colori e di luce. Sono 12 i bambini speciali ospitati al Mother’s Choice, mi accorgo subito che sono le vere star della struttura, le più coccolate. Al centro della sala giochi vedo una bimba, avrà un anno o poco più. Ha un tumore grande come un pugno su una testolina poco più grande. La piccola mi guarda e mi viene incontro, attratta dalla mia barba (a Hong Kong sono veramente rari gli uomini con la barba), la accarezza e la tira. Alzo leggermente la mascherina, senza scoprire la bocca per facilitarle il colpo e la piccola, che scopro chiamarsi Lin, mi sorride e affonda le manine nella barba. Non avevo mai visto un sorriso più bello e puro.



Un palloncino colorato distoglie l’attenzione di Lin, che lascia la mia barba e gattona verso un nuovo gioco. La piccola abbandona la stanza ed Eunice fa uno strappo alla regola: «Scatti qualche foto per ricordarsi di noi». Ne approfitto mentre la volontaria mi spiega che le istituzioni finanziano il funzionamento della struttura, ma i soldi non bastano mai per acquistare giochi o attrezzature, in modo particolare per la mobilità dei bambini speciali: «Dica pure che questi giochi, questi attrezzi sono stati acquistati anche grazie alla generosità degli amici dell’Asta del Tartufo».

Torniamo nell’atrio all’entrata, tolgo i calza scarpe, saluto i volontari ed esco fuori dalla struttura. In un piccolo parco giochi, dove persino la grigia Hong Kong sembra colorarsi, giocano tre bambini attratti anche loro dalla mia barba. Ho deciso che non la taglierò più. Risalgo i 35 gradini che mi riportano nel traffico caotico di Hong Kong.

Ora so dove vanno a finire i soldi dell’Asta del Tartufo.

Marcello Pasquero

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