"Se dopo la pandemia la nostra economia aveva ripreso a crescere anche con buone prospettive, sulle nostre aziende si è ora abbattuto vero e proprio terremoto. I costi dell’energia sono come noto fuori controllo, con bollette in media quadruplicate e che rischiano di mandare definitivamente al tappeto l’intero sistema produttivo di un territorio che già sconta annose carenze infrastrutturali. Le imprese sono obbligate anche a modificare la propria organizzazione del lavoro per mitigare le perdite. C’è bisogno di interventi forti, che abbiano la capacità di prevenire il rischio di impoverimento delle famiglie e il dissesto sociale cui una simile situazione potrebbe preludere".
Sono toni fortemente preoccupati quelli coi quali Vito Montanaro, segretario per le province di Cuneo e Asti della UilTec – sigla del tessile, energia e chimica –, tratteggia un quadro delle nostre aziende che guardano con sempre maggiore preoccupazione a un autunno che rischia di profilarsi più difficile di quanto le previsioni dei mesi scorsi non mettessero in conto.
"Quello che sta arrivando – dice – è uno tsunami che rischia di mettere al tappeto numerose imprese. Tra le più esposte ci sono sicuramente quelle del tessile, settore nel quale i sempre più alti costi delle lavorazioni si innestano in un contesto già depresso dalla congiuntura negativa che da decenni penalizza il comparto".
Nell’elenco del sindacalista non figura infatti solamente la Sublitex di Alba, controllata del gruppo Miroglio che ha chiesto sei settimane di cassa integrazione per i suoi oltre 130 dipendenti, accorciando la settimana lavorativa "per ora di un giorno, ma che potrebbero presto essere due".
Poi c’è la Sinterama di Saluzzo, azienda leader nella produzione di fili e filati di poliestere per articoli tecnici legati all'arredamento, abbigliamento e in particolare all'automotive. Un centinaio gli addetti dell’azienda rinata dalle ceneri dell’ex filatura Miroglio, la cui lavorazioni, modulate sul ciclo continuo, in questi giorni si sono fermate utilizzando ore di cassa integrazione concesse all’azienda sino a fine settembre, nell’attesa di riprendere, auspicabilmente, nella prossima settimana.
Un altro caso è quello della Technofabric di Costigliole Saluzzo, i cui telai occupano circa 65 persone, normalmente impegnate su tre turni giornalieri. Un’attività fortemente energivora, per un’azienda che nell’ultimo anno si è dovuta confrontare anche con importanti difficoltà nel reperimento del cotone indispensabile per le sue lavorazioni.
"Anche l’azienda costigliolese – spiega qui Vito Montanaro – ha fatto la richiesta di cassa integrazione, sino a metà dicembre, da utilizzare alla bisogna, anche in questo caso navigando a vista rispetto all’andamento di questa eccezionale congiuntura. Peraltro parliamo dell’unica tessitura rimasta nel territorio cuneese, che fa un prodotto tecnico anche di nicchia, che durante il Covid ha fatto pochissima cassa integrazione e che negli anni scorsi ha operato investimenti importanti sul fronte dell’efficienza energetica, realizzando un impianto di cogenerazione da circa 1,4 milioni di euro. Certo, parliamo di due anni fa, quando il gas aveva tutt’altro prezzo e nessuno poteva immaginare un simile scenario".
Il quadro tratteggiato dal sindacalista prosegue con altri due casi di piccole aziende che starebbero segnalando una situazione di sofferenza. Uno è quello della Euro Master Evolution di Sommariva del Bosco, azienda tessile molto dinamica, che ha tra le sue linee di produzione articoli per il settore ferro-tranviario, per l'arredamento e anche per l'alta moda con accessori in pelle. Lo stesso grido di allarme arriva dalla Gerbaldo Polimeri di Caramagna Piemonte, azienda che lavora materie plastiche, prodotti finiti e semi-finiti per svariati settori, che a suo tempo aveva fatto anche investimenti importanti per il riciclo e la sostenibilità ambientale.
E c’è forte preoccupazione anche alla Itt, nota azienda del settore automotive (produce componenti per sistemi frenanti) che a Barge occupa 1.200 dipendenti. "Un’eccellenza industriale della nostra provincia – spiega Vito Montanaro –, che dopo quelli legati al costo delle materie prime, l’acciaio in particolare, sconta ora l’effetto del caro energia. In questi giorni i suoi vertici hanno scritto alla Regione affinché solleciti il Governo a interventi rapidi e sostanziali".
"Le aziende – dice Vito Montanaro – stanno affrontando responsabilmente il problema, cercando di fare analisi dettagliate, di contenere l’emergenza. Parliamo di realtà sane, espressione di un territorio sano, che però potrebbe subire gravi ripercussioni se non si mette mano in fretta a interventi che diano loro la possibilità di continuare a lavorare. Come sindacato stiamo cercando di andare a tappeto su tutte le aziende che seguiamo, per capire impatto che la crisi sta avendo su ognuna di loro e come stanno affrontando la stessa. Urgono riforme, perché rischiamo di perdere il controllo. Sembrano frasi fatte, ma la situazione è questa".
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