Le piogge violente e sporadiche agiscono sui ‘sintomi’ della crisi idrica ma, sostanzialmente, non aiutano a risolverla: tuonava così, ieri, il direttore di ACDA Roberto Beltritti. Una sollevazione che viene rimbalzata anche da Emanuele Di Caro, presidente di Co.Ge.Si., a poche ore dalla caduta degli ultimi scrosci di pioggia: “Da un certo punto di vista questo tipo di piogge fanno più male che bene, in un contesto come quello attuale. Ne servirebbero di brevi e continuative, per permettere all’acqua di filtrare, anche se qualcosa ai fiumi arriva”.
Il Po torna ai livelli di minima. Ma la situazione resta grave
È di qualche giorno fa la notizia che il livello del fiume Po è tornato sui valori di minima, grazie alle recenti piogge. E nelle prossime ore ci si aspettano nuovi temporali, anche in provincia e a ridosso dei rilievi. Scrosci che, come gli ultimi, con ogni probabilità non saranno sufficienti a invertire il trend che prosegue ormai da mesi.
“L’acqua buona è quella della neve, queste precipitazioni possono portare unicamente vantaggi indiretti, mentre la situazione di sorgenti e falde resta grave. E cioè, canali irrigui pieni ma fiumi a secco. Serve che i cittadini continuino ad agire in modo responsabile, per limitare i danni” ha aggiunto ancora Beltritti.
Di Caro: “Entro sei mesi l’analisi della rete provinciale degli invasi”
“Il problema vero sono le sorgenti montane, ovviamente – continua Di Caro - : ora come or la falda è ancora carica ma serve capire per quanto, e che più prima che poi continui ad approvvigionarsi”.
“Stiamo lanciando, grazie a un contributo ATO, uno studio sui 190 invasi della Granda per comprendere come metterli in rete in maniera efficiente, soprattutto quelli ancora non utilizzati; per fortuna la maggior parte, circa 180, sono concretamente già collegati o vicini – conclude il presidente Co.Ge.Si. - . Si parla ovviamente di uno studio con gettito di mesi, guardiamo ai prossimi sei per l’analisi dei dati. Abbiamo poi, in collaborazione con UniTo e il Politecnico di Torino, messo in campo due studi più articolati per comprendere come il ‘climate change’ abbia impattato sulla provincia e sulla sua infrastruttura idrica, per capire come migliorarla in ottica futura”.
In Breve
martedì 06 giugno
Che tempo fa
Rubriche
Accadeva un anno fa
Attualità