Considerando le numerose azioni intraprese dal suo gruppo imprenditoriale, quali sono state quelle più orientate alla sostenibilità?
«Di fatto sono state tutte azioni orientate alla sostenibilità sin dagli anni ’90 quando con mio fratello abbiamo dato vita alla Dentis S.r.l.. Nostro padre si occupava di ricambi auto rigenerati e fu forse questa esperienza a suggerirci indirettamente l’idea del riciclo della plastica. Di fatto, la nostra vicenda imprenditoriale iniziò a metà degli anni ’80 a Fossano, quando nel nostro primo stabilimento produttivo ci occupavamo appunto di riciclo delle plastiche industriali. Man mano abbandonammo il recupero degli scarti in plastica generati dall’industria abbracciando una progressiva specializzazione nel riciclo delle bottiglie in Pet (polietilene tereftalato) che arrivavano dalla raccolta differenziata. E da lì è decollata la nostra avventura imprenditoriale che nel tempo è maturata verso percorsi correlati che hanno arricchito il nostro core business. Cito, ad esempio, il recente progetto Bottle to bottle, ovvero la generazione di nuove bottiglie derivanti da vecchie riciclate. Mi permetto di dire che la realizzazione di questo impianto è un vero e proprio servizio all’ambiente e a noi stessi poiché assicura globalmente un risparmio del 60% sulle emissioni di anidride carbonica».
A proposito di Pet recycling, qual è la capacità operativa dell’impianto di Sant’Albano Stura che, se non erro, è il vostro principale stabilimento in Europa?
«Non è il principale, ma è tra i più importanti. Ad oggi, la capacità di trattamento delle bottiglie in Pet in questo stabilimento è di 40 mila tonnellate. Verso la metà degli anni 2010, quando continuavamo a crescere, iniziammo ad esplorare il panorama europeo. Dopo una serie di analisi che riguardavano alcuni impianti potenzialmente acquisibili in Germania, in Inghilterra e in Olanda, nel 2011 acquisimmo a Chiva una società spagnola leader nel riciclo del Pet, a 30 chilometri da Valencia. Quello di Valencia è ad oggi il più grande stabilimento europeo, un impianto in grado di trattare annualmente 100 mila tonnellate di bottiglie ovvero, detto in altri termini, un impianto che ci permette di riciclare tra i 10 e gli 11 milioni di bottiglie da raccolta differenziata al giorno. In una logica di posizionamento produttivo anche nel nord Europa, nel 2018 acquisimmo Nord Pal Plast a Lesquin vicino a Lille. Quest’acquisizione ci permise di collocarci strategicamente nel cuore nevralgico dell’Europa. Infine, ricordo la divisione engineering, la Dentis Tech, una società che si occupa essenzialmente di industrializzare e sviluppare i modelli impiantistici del gruppo. In sostanza, dall’azienda fondata a metà anni ’90, il gruppo si è evoluto e conta oggi più di 200 dipendenti e quattro aziende che hanno quadruplicato il fatturato originale, arrivando a riciclare meccanicamente ogni giorno più di 18 milioni di bottiglie».
A quali progetti orientati alla sostenibilità vi state dedicando in questo periodo?
«Il più significativo è certamente il Bottle to bottle, ovvero quel processo che garantirebbe ad una bottiglia riciclata una seconda, terza o quarta vita...».
E qual è la sua iniziativa imprenditoriale di cui va più fiero?
[ride] «Devo dire che sono molto fiero del mestiere che faccio. Il fatto di trasformare un rifiuto in una materia prima seconda (Mps), credo generi un’utilità sociale non trascurabile. Ma forse mi rende ancora più orgoglioso il fatto che il gruppo sia cresciuto in maniera sana, organica, con caparbietà, visione e onestà. Non di rado siamo stati citati come eccellenze nel panorama delle piccole e medie imprese italiane dal “Corriere della Sera” e dalla Borsa di Milano.
Quali sono i princìpi ispiratori che l’hanno portata a essere uno dei soci promotori e fra i fondatori del consorzio volontario Coripet?
«Il Coripet è un consorzio volontario riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente per i produttori ed i riciclatori di bottiglie in Pet che ha lo scopo di promuovere iniziative di economia circolare. Il Coripet da aprile di quest’anno è il leader italiano tra i consorzi di gestione del fine vita delle bottiglie in Pet. Ho aderito a quest’iniziativa in primis perché credo nell’efficienza di una gestione congiunta e coordinata. Il Coripet inoltre associa alla tradizionale raccolta differenziata una raccolta “selettiva” realizzata attraverso oltre 500 macchine intelligenti, che permette di individuare e riconoscere le bottiglie in Pet dalle altre, oltre che ad identificare se in origine queste bottiglie contenessero alimenti o altro. Tutte queste iniziative sono direttamente collegate alla direttiva europea Sup (Single Use Plastic), ovvero la normativa che ha bandito dal commercio l’utilizzo e la vendita della plastica monouso fissando al contempo ulteriori macro-obiettivi: promuovere la raccolta di bottiglie post-consumo al 77% entro il 2025 e al 90% entro il 2029 e imporre l’utilizzo di almeno il 25% di Pet riciclato al 2025 per la produzione di nuove bottiglie. Posso affermare che il Consorzio sta sapientemente lavorando per raggiungere questi importanti obiettivi per la collettività».













