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Attualità | 12 aprile 2022, 19:47

Ad Arlon si indaga per accertare il collegamento tra i casi di salmonella e gli ovetti Kinder

A dicembre la presenza del batterio in un filtro di lavorazione venne individuata grazie ai rigidi controlli effettuati ogni giorno sulla produzione. Nessuna traccia di contaminazione verificata sinora nella cioccolata ritirata dai supermercati

Lo stabilimento Ferrero Ardennes, in rue Pietro Ferrero ad Arlon, in Belgio

Lo stabilimento Ferrero Ardennes, in rue Pietro Ferrero ad Arlon, in Belgio

Chissà se potrà essere l’indagine aperta sul caso da Anne-Sophie Guilmot, sostituto della Procura di Luxembourg, la provincia del Belgio dove lo stabilimento di Arlon è operativo da trentatré anni, dal 1989, a fare chiarezza su quanto effettivamente accaduto in quello che rappresenta uno dei più importanti siti produttivi del Gruppo Ferrero in Europa.

Qui, come noto, da venerdì 8 aprile la produzione è sospesa per il caso di contaminazione dal salmonella che grande eco sta avendo nei diversi Paesi (Regno Unito, Francia, Germania, Svezia, Norvegia e Lussemburgo, oltre allo stesso Belgio – l’Italia ne è esclusa, essendo il suo mercato servito dallo stabilimento di Alba) interessati dal richiamo di prodotti a questa collegata.

Quello del magistrato belga sarebbe in realtà un atto dovuto. Un’iniziativa strettamente collegata a quanto l'Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare del Belgio (Afsca) ha deciso di concerto con l’azienda disponendo il fermo di un sito produttivo dal quale a regime escono qualcosa come 18 milioni di Kinder Schoko-Bon, 2 milioni di Kinder Surprises e 4 milioni di Raffaellos: 46mila tonnellate di prodotto per il 96% destinato all’esportazione in 45 Paesi del Mondo.

Numeri rilevantissimi ai quali si collegherebbero i quasi 142 casi  (114 "confermati" e i 28 "probabili") di infezione da Salmonella Typhimurium che il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie ha sinora registrato tra Europa e Regno Unito (leggi qui) e che sarebbero collegati ai prodotti sinora oggetto di richiamo.  

Proprio ad Arlon intanto si cerca di capire cosa può essere andato storto nella serrata catena di controlli che accompagnano la produzione in un sito produttivo che non fa eccezione in merito al rispetto dei rigidi protocolli di qualità ovunque seguiti dalla multinazionale albese.

La contaminazione da un batterio come può essere la salmonella (l’agente batterico più comunemente isolato in caso di infezioni trasmesse da alimenti, sia sporadiche che epidemiche, con circa 100mila casi registrati annualmente in Europa) è un’eventualità che può capitare all’interno di un ciclo di produzione industriale come quello col quale da decenni Ferrero produce i suoi notissimi ovetti. Ma è una possibilità che da una parte viene ridotta col ricorso a ingredienti come latte e uova in polvere sottoposti a specifici trattamenti, dall’altra mediante analisi a campione sulla produzione effettuati numerose volte durante la stessa giornata, di modo da evitare che alimenti potenzialmente insalubri – a causa di altri ingredienti come ad esempio il burro di cacao, oppure per effetto di concentrazioni batteriche che potrebbero verificatesi all’interno degli impianti – possano varcare la soglia dello stabilimento e dirigersi alle catene della grande distribuzione.

E’ quanto in realtà era accaduto ad Arlon già nello scorso dicembre, quando la presenza del batterio venne correttamente individuata, come spiega l’azienda spiega in una nota diffusa in Francia. "Nell'ambito dei nostri sistemi di controllo, la presenza di salmonella è stata rilevata il 15 dicembre 2021 presso il sito di Arlon in Belgio. Dopo un'accurata indagine, l'origine è stata individuata in un filtro all'uscita di due serbatoi di materia prima. I materiali e i prodotti finiti sono stati bloccati e non consegnati. La questione è attualmente oggetto di indagine in collaborazione con le autorità per la sicurezza alimentare. A seguito di questo incidente, Ferrero ha adottato misure come la rimozione del filtro e ha notevolmente aumentato il già elevato livello di controlli sui semilavorati e sui prodotti finiti".

Come possa essere successo un nuovo episodio e come questo possa essere sfuggito ai controlli è quanto l’azienda e le autorità sanitarie stanno ora cercando di appurare. Servirà ancora qualche giorno di tempo per confermare in modo certo il collegamento tra l’epidemia e i prodotti oggetto del richiamo, visto che ad oggi parrebbe che nessuno dei controlli a campione effettuati sui lotti di cioccolato oggetto del ritiro abbia dato esito positivo. E una volta provato quello, per individuare la causa della possibile contaminazione.

Ezio Massucco

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