Un tablet, corredato da un’antenna che gli permette una connessione stabile sul 90% del territorio e della configurazione necessaria a poter essere messo facilmente in funzione 24 ore su 24 in casa del paziente.
E’ questo dispositivo l’elemento principale dei kit per la telemedicina presentati ieri all’ospedale di Verduno nell’ambito di un progetto che prevede un ulteriore ampliamento dei casi nei quali questa particolare modalità di assistenza medica a distanza potrà essere utilizzata dagli specialisti dell’Asl Cn2.
L’acquisto dei dispositivi e la messa a punto della tecnologia che consente loro di interfacciarsi con gli specialisti di Verduno in modo fruibile e sicuro sono stati resi possibili grazie alla disponibilità offerta dal Rotary Club di Bra, insieme a quelli di Alba e Canale-Roero, e dalla Tesisquare di Roreto di Cherasco. Realtà che insieme hanno supportato il progetto partito nell’autunno 2021 sotto il coordinamento del dottor Giusto Viglino, direttore del Dipartimento di Area Medica del nuovo ospedale e primario di quella Nefrologia che per prima ha sperimentato la medicina a distanza come utile compendio all’assistenza diretta in reparto, arrivando oggi a realizzare ogni anno oltre 3mila tele-visite delle 15mila che dal "Ferrero" vengono effettuate a favore di circa 250 pazienti.
Numeri che potrebbero presto raddoppiare anche grazie ai nuovi kit giunti in ospedale, per i quali il dottor Viglino ha voluto anche ringraziare le famiglie Taricco e Saracco, "parenti di nostri ex pazienti, che hanno voluto affiancare il Rotary dando il loro contributo per realizzare questo progetto".
"Noi – ha proseguito il medico – abbiamo iniziato a sperimentare la telemedicina nel 2002. Nel 2020, con la pandemia, questa modalità di assistenza è divenuta particolarmente preziosa. Il suo utilizzo durante il lockdown ha però fatto emergere alcune criticità, come ad esempio il fatto che in ambito sanitario devono essere rispettati precisi canoni in merito a privacy, sicurezza e certificazione: cosa non sempre possibile attraverso le comuni piattaforme on line. Al contempo ci siamo spunti a lavorare sul sistema per renderlo maggiormente fruibile".
“La diffusione di massa della rete Internet e dei device fa apparire tutto semplice e alla portata, ma non sempre è effettivamente così – ha proseguito Viglino –. Da un’indagine su 100 pazienti, è risultato che col 90% di loro siamo riusciti a fare una chiamata telefonica in telemedicina, con un 5% non siamo riusciti perché non avevano dispositivi adeguati e con l’ultimo 5% perché non gli interessava la telemedicina. Sembrerebbe un successo, ma non lo è. Da un’analisi più approfondita è risultato che 76 pazienti su 100 per fare telemedicina richiedevano un supporto da parte dei familiari, mentre solo il 14% era totalmente autonomo. Questa ultima compagine, di un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. Per fare fronte a queste problematiche abbiamo dovuto studiare un sistema che fosse prima di tutto sicuro e poi completo e di semplice utilizzo”.
Il tablet attraverso il corredo del kit, dotato di antenna e alimentazione, garantisce la copertura rispetto alla connettività, sicurezza riguardo ai dati sensibili del paziente e una possibilità di personalizzazione rispetto all’utilizzatore, che è unico.
“La caratteristica del sistema è che non necessità di login – ha proseguito Viglino –. La prima schermata contiene un menu con tutte le tele-visite. Da qui si può partecipare alla tele-chiamata, che volendo, mandando una semplice mail, permette anche la partecipazione di un eventuale 'care giver'. Come in una classica video-chiamata, quando il medico chiama, per un minuto il tablet squilla, come un comune telefono, basta spingere un tasto e si entra in video chiamata. Il paziente vedrà lo schermo diviso in due, da una parte il medico e dall’altra sé stesso. La visita a questo punto può essere effettuata, tutti i dati, a cominciare dai parametri vitali del paziente, come pressione, saturazione, temperatura, così come i diversi referti, possono essere condivisi e allo stesso tempo schedulati e memorizzati. Questo permette di calendarizzare le visite e monitorare lo stato del paziente in modo costante. Oggi con la telemedicina seguiamo circa 250 pazienti”.
La piattaforma presentata quest’oggi dai responsabili del reparto di nefrologia, ma viene utilizzata anche in altri reparti e questo, tra le altre cose, potrebbe permettere una riduzione dell’ospedalizzazione dei pazienti, là dove ci possano essere le giuste condizioni per portare avanti cure e terapie anche in modo autonomo.
“Come è facile intuire dietro una cosa del genere c’è un grande lavoro – ha spiegato dal canto suo il dottor Massimo Veglio, direttore generale dell’Asl Cn2 –. E’ sicuramente vero che un simile sistema facilita la vita ai pazienti, allarga la possibilità di servizio anche ad aree non facilmente raggiungibili, ma dal punto di vista sanitario richiede un impiego di risorse uguali o superiori a prima. Non possiamo assolutamente pensare che con la telemedicina risolviamo i problemi di accesso alle strutture o delle liste d’attesa, vale sempre l’assunto che se vogliamo più servizi, sui servizi sanitari si punti e non si applichino tagli. Si fanno queste cose qui per raggiungere più persone possibili, non per tagliare servizi”.
Da parte di Daniela Franco, presidentessa Rotary Bra, i ringraziamenti a tutti gli attori di questo progetto, a partire dal sindaco di Bra Giovanni Fogliato, a tutti i presidenti dei Club Rotary coinvolti e alla direzione sanitaria dell’Asl Cn2 e dell’ospedale di Verduno, che hanno sostenuto e promosso l'iniziativa.