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Attualità | 20 novembre 2021, 12:43

Alla onlus di Harvard che finanzia la ricerca in Italia il Premio Gratitudine della Fondazione Ospedale Alba Bra

Il braidese Alessandro Bertero, la cuneese Chiara Ambrogio e il guarenese Federico Forneris tra i ricercatori di eccellenza sostenuti dai programmi della Armenise Foundation di Boston. A Verduno la consegna del riconoscimento 2021

Elisabetta Vitali riceve il premio della Fondazione Ospedale Alba Bra

Elisabetta Vitali riceve il premio della Fondazione Ospedale Alba Bra

Non c’è futuro senza ricerca. E’ questo il messaggio che la Fondazione Ospedale Alba Bra ha voluto lanciare con l’assegnazione del suo annuale "Premio Gratitudine" alla Fondazione Giovanni Armenise Harvard di Boston, in Massachusetts (Usa).
Il riconoscimento è quello che l’ente albese e braidese volle istituire nel 2016 per dire "grazie" alle tante persone che nei suoi primi tredici anni di storia ne hanno finanziato con oltre 25 milioni di euro le attività volte ad accompagnare l’allestimento dell’ospedale di Verduno e a sostenere la sanità sul territorio di Langhe e Roero.
Nella sua prima edizione del 2016 applaudì così alla generosità degli allievi del Liceo Scientifico "Cocito" di Alba, impegnatisi in una campagna di solidarietà per aiutare un compagno affetto da leucemia, per poi proseguire con lo specialista dei trapianti Mauro Salizzoni (2017), col notaio Vincenzo Toppino (2018), col compianto maestro Ezio Bosso (2019) e con l’artista Valerio Berruti (2020, consegnato nei mesi scorsi).

L’ARMENISE FOUNDATION

L’edizione 2021 ha invece voluto guardare al di fuori dei confini nazionali e a un ambito di grande attualità, in un’epoca nella quale tutto il mondo sta sperimentando l’importanza della ricerca medica nel campo dei vaccini come arma per rispondere alla sfida della pandemia.
Destinatario del premio consegnato nella serata di ieri, venerdì 19 novembre, presso il nuovo auditorium del "Michele e Pietro Ferrero" è stata infatti la prestigiosa istituzione fondata nel 1996 dall’ormai defunto conte Giovanni Auletta Armenise, banchiere che negli anni Settanta fu per decenni il principale azionista della Banca Nazionale dell’Agricoltura, allora il più grande gruppo bancario privato d’Italia, e che in quell’anno, venuto a contatto con l’eccellenza della Harvard Medical School di Boston, decise di donare una cospicua parte delle proprie ricchezze (il primo legato fu di 50 milioni di dollari) per dare vita a un ente che, a questa collegato, sostenesse la ricerca di alto livello in campo biomedico e specifici progetti, i Career Development Award (Cda), volti a portare in Italia giovani scienziati provenienti da tutto il mondo, destinatari di borse pluriennali da un milione di dollari.

34 MILIONI PER LA RICERCA IN ITALIA

Nei suoi primi venticinque anni di attività la Armenise Foundation ha così elargito al mondo della ricerca qualcosa come 70 milioni di dollari, 34 dei quali sono arrivati in Italia per finanziare il lavoro di 29 scienziati provenienti da tutto il mondo, che nel nostro Paese hanno potuto impiantare i propri laboratori per progetti di altissimo livello che hanno toccato 16 università ed enti di ricerca in undici città (Torino, Milano, Roma, Padova, Trento, Rovereto, Palermo, Trieste, Pavia, Pozzuoli e Camerino), dando vita a centri di studio che a loro volta hanno raccolto finanziamenti per altri 80 milioni di euro su progetti dedicati a campi che vanno dalle neuroscienze alla biologia vegetale, passando per la biochimica, l’immunologia, la biologia del cancro, la proteomica e la genetica, la biologia sintetica e la cellule staminali.  

VIRTUOSA SINERGIA

Se a ritirare la speciale scultura realizzata da Gufram per la Armenise Foundation è stata la responsabile dei suoi progetti italiani , Elisabetta Vitali (il direttore esecutivo dell’istituzione statunitense Lisa Mayer ha preso parte alla cerimonia in video collegamento da Boston), a testimoniare la bontà di un modello che rappresenta una virtuosa sinergia tra pubblico e privato sono stati quattro giovani eccellenze della nostra ricerca, tre dei quali provengono peraltro dalla nostra provincia.

CERVELLI DI CASA NOSTRA

Se l’immunologa Luigia Pace, ricercatrice con esperienze all’Istituto "Marie Curie" di Parigi e ad Hannover, in Germania, nel 2018 è potuta tornare in Italia per impiantare il suo laboratorio presso l’Istituto Italiano di Medicina Genomica di Torino (vi studia i meccanismi della memoria immunitaria e al momento sta conducendo una ricerca che coinvolge 500 pazienti oncologici dell’Irccs di Candiolo e delle Molinette di Torino sugli effetti dei vaccini Pfizer e Moderna), il braidese Alessandro Bertero ha raccontato come, grazie al milione di dollari che riceverà in cinque anni dalla Armenise ha potuto dare vita a un Centro per le Biotecnologie Molecolari (Mbc) che, presso l’Università di Torino ("Sono ritornato da dove ero partito", ha scherzato ricordando i dieci anni di studi compiuti poi tra le università di Cambridge e quella di Washington), studia l’utilizzo delle cellule staminali per la prevenzione e la cura delle malformazioni cardiache congenite, con applicazioni della medicina rigenerativa che un domani, ha spiegato, potrebbero anche riguardare l’ambito dell’alimentazione, offrendo alternative sostenibili all’allevamento animale intensivo.

Sempre all’Università di Torino, dove si era laureata nel 2004 in biotecnologie mediche, è potuta tornare la cuneese Chiara Ambrogio, che dopo importanti esperienze tra Madrid e Boston, nel 2019 ha stabilito nel capoluogo piemontese il suo Armenise Harward Lab dedicandolo allo studio sulle nuove caratteristiche della biologia di Kras, fondamentale per scoprire nuove strategie terapeutiche per il cancro Kras-mutante.  

Infine Federico Forneris, cresciuto tra Guarene e Cervere, formatosi in chimica fisica e biologia molecolare, e che dopo cinque anni di studi in Olanda, grazie a un Cda dell’Armenise nel 2013 si è potuto stabilire all’Università di Pavia, dove oggi è professore associato in Biologia Molecolare.

NON SIAMO "IN FUGA"

"Non chiamateci cervelli in fuga, ma semmai cervelli in movimento", hanno sottolineato, mettendo l’accento sulle carenze di un sistema pubblico italiano che a livello continentale e mondiale non eccelle purtroppo nell’aggiudicazione di stanziamenti (solamente 4 i progetti italiani in biomedicina sui 17 assegnati dall’Ue nell’ultimo anno), mentre i suoi scienziati brillano per competenze e risultati nei migliori centri di ricerca europei, tanto che proprio dal Bel Paese arriva il maggior numero di aggiudicatari degli stessi progetti.

PER VERDUNO UN FUTURO DA IRCCS

A loro, al loro quotidiano impegno per la costruzione di un domani migliore, è andato l’annuale "grazie" della Fondazione Ospedale Alba Bra, con in prima fila il presidente Bruno Ceretto, il direttore Luciano Scalise, la responsabile della progettazione Anna Rovera e i numerosi imprenditori che dalla sua nascita nel 2008 ne sostengono fattivamente l’attività.

Per tutti, insieme a quello del direttore generale dell’Asl Massimo Veglio, è giunto il plauso dell’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi, dal quale è arrivata la promessa di investimenti piemontesi sulla ricerca che presto potrebbero toccare anche Verduno, candidato quale sede di un istituto di cura e di ricerca nell’ambito dell’alimentazione e delle patologie metaboliche.

Ezio Massucco

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