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Economia | 17 dicembre 2020, 07:07

I bambini che giocano con le bambole sono più predisposti alle attività sociali

Una recente ricerca scientifica inglese ha svelato i benefici sui bambini dell’uso di bambole giocattolo

I bambini che giocano con le bambole sono più predisposti alle attività sociali

Le bambole, il cui uso arriva persino alla civiltà greca (esemplari sono stati ritrovati nelle tombe), hanno riacquistato dignità educativa con lo studio dell’Università di Cardiff della professoressa Sarah Gerson, del Center for Human Developmental Science. Dopo diciotto mesi di analisi dell’attività cerebrale di 33 bambini, aventi dai tre agli otto anni, mentre giocavano con le bambole, il team scientifico ha rilevato che in quei momenti i bambini attivavano il solco temporale superiore posteriore (pST), un’area collegata all’empatia e all’elaborazione di informazioni sociali. Questa attività delle aree del cervello avveniva sia che i bambini giocassero da soli, sia che fossero in compagnia, proprio perché il fattore scatenante era la bambola.

Un elemento caratterizzante del gioco è la “finzione”, il bambino crea intorno all’azione che sta compiendo, un mondo di significati e racconti agli adulti sconosciuto. Secondo la professoressa Sarah Gerson l’utilizzo delle bambole sollecita questo processo di “finzione” e autonarrazione che permette di sviluppare aree del cervello poi utili nella crescita.

Durante lo studio sono state rilevate le aree del cervello che si attivavano grazie all’uso di una tecnologia di neuroimaging, che utilizza la spettroscopia funzionale del vicino infrarosso (fNIRS). Così i bambini hanno potuto giocare liberi di muoversi in un contesto del tutto naturale, da soli e in compagnia.

Questi dati sono una vera rivelazione. Attiviamo quest’area del cervello quando pensiamo ad altre persone, ed in particolare a ciò che pensano o che provano. Le bambole incoraggiano i bambini a creare i loro piccoli mondi immaginari, a differenza di quanto facciano i giochi di risoluzione dei problemi o le costruzioni. Questo tipo di gioco stimola i bambini a pensare alle altre persone e al modo in cui potrebbero interagire tra di loro”.

Ha dichiarato la dottoressa Gerson. Una rivelazione che in effetti ci fa ricordare la nostra infanzia, quando riuscivamo a trascorrere ore con la nostra bambola. Le tagliavamo i capelli come i personaggi preferiti dei cartoni animati, la vestivamo come se fosse di famiglia, oppure la portavamo nella nostra cucina giocattolo per sviluppare il proprio ruolo sociale e vivere l’esperienza di prendersi cura di qualcun altro, seppure non fosse un essere vivente. La bambola accompagnava le nostre giornate e godeva di una vita propria.

Infatti, se avevamo la fortuna di riceverla sotto l’albero di Natale, ci passavamo insieme tutte le vacanze. Quel tempo lì, che sembrava perso nel puro gioco allora, tanto da esser stata coniata l’espressione “pettinar le bambole” per indicare le perdite di tempo, ora acquisisce una sua dignità educativa grazie a questa ricerca, finanziata anche da Mattel, la casa delle Barbie.

Ma già qualche anno fa, uno studio italiano del 2018 aveva rilevato il valore educativo delle bambole quando degli esemplari femmine di scimpanzé del Parco nazionale Kibale, in Uganda, avevano iniziato a portarsi dei bastoncini in giro come delle bambole che accudivano e cullavano.

Le bambole dunque, affermano il loro diritto di essere parte integrante della vita dei bambini, anche attraverso le pubblicazioni scientifiche. Se lo sapessero i piccoli diventerebbe un’ottima scusa per chiederne di più!

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