Le Commissioni Affari costituzionali di Senato e Camera hanno dato il via libera nei giorni scorsi al decreto legislativo del governo che ridisegna i collegi elettorali in base al taglio dei parlamentari – da 945 a 600 (400 alla Camera e 200 al Senato) e alle regole imposte dall’attuale legge elettorale.
La nuova mappa, predisposta da una Commissione tecnica, era stata approvata dal Consiglio dei ministri senza apportare modifiche il 25 novembre. La modifica geografica dei collegi si è resa necessaria per dare attuazione alla legge sulla riduzione dei numeri dei parlamentari a seguito del referendum costituzionale.
Risulta che le Commissioni abbiano chiesto solo alcune modifiche per tre collegi uninominali nella regione Lazio e che siano state espresse raccomandazione per la minoranza linguistica slovena del Friuli Venezia Giulia mentre, per ciò che riguarda il Piemonte nessuno abbia sollevato obiezioni di sorta.
Ricordiamo che la provincia di Cuneo viene definitivamente spezzata. Alla Camera sono previsti due collegi uninominali: uno che comprende Cuneo, Saluzzo, Savigliano, Fossano, Mondovì e Ceva e i rispettivi hinterland; l’altro che accorpa Alba, Bra, Langhe e Roero ai Comuni alla provincia di Asti. Per quanto concerne il collegio uninominale del Senato, tutti i Comuni della Granda vengono associati a quelli della provincia di Torino che insistono sulle città di Pinerolo e Carmagnola.
I successivi passaggi sono l’approvazione da parte del governo al decreto legislativo con i collegi e la sua pubblicazione in Gazzetta. A quel punto sarà possibile l’eventuale scioglimento delle Camere e il ritorno alle urne.
In caso quindi di eventuale caduta del governo, se il Presidente della Repubblica non trovasse altre soluzioni, si andrebbe al voto con questi nuovi collegi.
Ricordiamo che la nuova mappa dei collegi si basa sulla legge elettorale in vigore, cioè il cosiddetto “Rosatellum Ter”. Questo prevede che il 36% dei seggi venga assegnato con un sistema maggioritario (nei collegi uninominali viene eletto solo il candidato più votato), mentre il 64% viene ripartito proporzionalmente nell’ambito di collegi plurinominali, dove i listini predisposti dai partiti sono bloccati.










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