Al tempo del Coronavirus, la partecipazione alla Messa è consentita soltanto attraverso le trasmissioni televisive o in streaming. Situazione che ha chiamato in causa la responsabilità dei cristiani e la fede nella dimensione sacerdotale propria del Battesimo.
Come ha detto papa Francesco nella lettera ai fedeli con la quale li invita a pregare il Rosario a casa nel mese di maggio, le restrizioni della pandemia ci hanno costretto a valorizzare l’ambiente domestico anche dal punto di vista spirituale. Sarà così anche nella fase 2 dell’emergenza sanitaria in cui si fa centrale il tema ‘Eucaristia e Famiglia’.
Ne abbiamo parlato con Monsignor Fabio Dal Cin, Arcivescovo Delegato Pontificio per il Santuario della Santa Casa di Loreto.
“Questo periodo così inedito ci offre l’opportunità di riscoprire l’essenziale delle cose. Tra queste emerge primaria l’importanza di essere Chiesa, Corpo di Cristo, nel quale tutti siamo invisibilmente, ma realmente, connessi grazie all’azione dello Spirito del Risorto, che abita nei nostri cuori. L’Eucaristia fa la Chiesa. ‘Con il sacramento del pane eucaristico viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo’ (Lumen Gentium 3).
In ogni Eucaristia Dio ci viene incontro, ci coinvolge nella sua stessa vita divina e ci rende corpo ecclesiale donato: corpo donato per gli altri, corpo offerto per la salvezza di tutti, cominciando da quelli di casa.
La logica del dono è quella dell’amore gratuito, disinteressato. È la logica del servizio, perché riceviamo la Vita del Servo. La storia ogni giorno ci dimostra sempre che non si può dare la vita se non offrendo se stessi. Dall’Eucaristia si sprigiona la forza dell’amore divino che ci spinge a farci ‘pane spezzato per gli altri’, e dunque ad impegnarci per un mondo più giusto e fraterno. La vocazione di ciascuno e di ogni famiglia è quella di essere, insieme a Cristo, pane spezzato per la vita del mondo.
In questa emergenza sanitaria sperimentiamo il ‘digiuno eucaristico’, però non ci è stata tolta la possibilità di vivere tra le pareti di casa, individualmente o con i propri familiari, il nostro essere Corpo di Cristo, cioè Chiesa. E come la Chiesa si costruisce ogni giorno con l’annuncio della Parola, la celebrazione dei sacramenti e la testimonianza della comunione fraterna, così nella famiglia o tra familiari, siamo chiamati a vivere lasciandoci ispirare dal Vangelo, sperimentando la preghiera in comune e condividendo la vita quotidiana di tutti noi.
La casa, da solo dormitorio per molti, è stata riscoperta come il ‘luogo’ dove il Signore chiede di essere annunciato attraverso gesti e parole, perché Lui risorto abita le nostre relazioni! È Lui che cambia il nostro modo di vivere i legami, gli affetti, gli interessi, le decisioni… Gesù ha abitato trent’anni in una casa con la sua famiglia, nella quale Maria e Giuseppe vivevano per Lui. Per Lui hanno affrontato fatiche, difficoltà, e insieme hanno condiviso la gioia di stare con Lui. Preparare il cibo, lavare, lavorare per procurare il necessario, affrontare i momenti difficili, come la fuga in Egitto o il tornare a cercarlo al tempio, tutto è stato fatto per Gesù e per amore suo.
Un giorno a Madre Teresa di Calcutta è stato chiesto: ‘Qual è la ragione di tutto quello che fa?’. E lei ha risposto: ‘La ragione di tutto sta sulle cinque dita di una mano: Io faccio tutto per Gesù!’. Anche nella mia casa, se accolgo la presenza di Gesù, cambia tutto. I lavori domestici, la responsabilità di genitori, la malattia del coniuge, un fallimento economico, una fatica di relazione, i momenti lieti e sereni… tutto può essere vissuto in modo diverso se ho la consapevolezza di essere abitato da Cristo, perché il suo amore è più forte del male, delle fatiche, delle incomprensioni, della violenza e della morte.
Davvero, non si può stare dentro la vita quotidiana e dentro la storia con amore senza l’Eucaristia! Né si può celebrare l’Eucaristia senza metterci a servizio. E questo già lo viviamo nell’attesa di ritrovarci a celebrare l’Eucarestia, per essere un solo Corpo con Lui. Quale preparazione all’Eucarestia siamo chiamati a vivere, affinché il suo Corpo donato diventi motore di cambiamento del cuore, della famiglia, della società, aperti ad una missione senza frontiere!”.
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