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Attualità | 22 giugno 2019, 12:33

Mondovì: la testimonianza di Giuseppe Antoci nella lotta alla mafia: “La paura va trasformata in coraggio... ognuno deve ritagliarsi un pezzetto di responsabilità” (VIDEO)

Ieri sera (21 giugno) l'intervento dell’ex presidente del Parco dei Nebrodi che nel 2016 è scampato ad un attentato mafioso

Giuseppe Antoci

Giuseppe Antoci

La presenza ieri sera a Mondovì di Giuseppe Antoci, l’ex presidente del Parco dei Nebrodi che nel 2016 ha subito un attentato di matrice mafiosa, è stata qualcosa di più di una semplice testimonianza. Il suo intervento è stato un autentico regalo per la folta platea di pubblico che riempiva la sala dell’Antico Palazzo di Città di Piazza. Racconti di un uomo che grazie al suo coraggio ha inferto un duro colpo alla mafia.

Un Uomo con la “U” maiuscola, che il suo conterraneo Andrea Camilleri, al quale è stato rivolto un emozionante messaggio di augurio, tempo fa lo descrisse come “un eroe dei nostri tempi”. Antoci, però, non ne vuole sapere di essere considerato un eroe, anzi, esorta tutti a non mitizzare chi ogni giorno compie il proprio dovere…”ognuno di noi” – ha spiegato – “deve ritagliarsi un pezzetto di responsabilità”.

L’evento, dal titolo “Scrivere di mafie anche nel nord Italia”, è stato organizzato dal settimanale “Provincia Granda” in occasione del 150° anniversario della fondazione del giornale. Per questo importante appuntamento, legato anche alla Formazione continuativa giornalistica, erano presenti anche Davide Mattiello, consulente della commissione parlamentare antimafia e Alberto Sinigallia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.

Il direttore di Provincia Granda, Gianni Scarpace, ha accompagnato sapientemente gli ospiti nel percorso storico che ha visto Antoci protagonista della sua esperienza di lotta alla mafia, con un protocollo, ribattezzato “Protocollo Antoci”, prima applicato in Sicilia e poi diventata Legge dello Stato. Una norma che di fatto ha impedito alle famiglie mafiose di impossessarsi dei terreni agricoli e di beneficiare dei successivi e lucrosi contributi europei.

L’ex presidente del Parco dei Nebrodi ha spiegato come anche il Piemonte, così come qualsiasi territorio apparentemente più salubre rispetto ad altre zone del Paese, possa essere contaminato dai “tentacoli” della cultura mafiosa. “Tenere sempre alto il livello di guardia”: è questo il primo passo per non lasciare spazio ad un “cancro” che cerca di aggredire le zone più “sane e tranquille”.

Tanta emozione, infine, per le pagine di vita famigliare raccontate da Antoci e la commovente richiesta della figlia espressa il giorno dopo l’attentato avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2016: “Papà non ti fermare, ci siamo noi con te!”.

matteo la viola

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