Riceviamo e pubblichiamo:
"Egregio direttore,
come avviene in questi anni, con qualsiasi governo, la legge “finanziaria” è varata con stanziamenti che in buona sostanza cambiano ben poco. Una manovra di poco più di 20 miliardi di euro, che sono all’incirca la quota del 'prestito' che è stato fatto nei giorni scorsi all’Ucraina, e che non vedremo più…. Valeva la pena perdere mesi in scontri, polemiche, emendamenti, divisioni, litigi, ma soprattutto scioperi generali e pretesa di imporre un’imposta 'patrimoniale' per i ricchi? Da modesti osservatori, stando ai numeri la 'finanziaria' è una briciola per l’economia italiana anche se si raddoppiassero le disponibilità, cosa per altro impossibile per i limiti dell’Europa, salvo imporre nuove tasse.
La componente di Destra di Cuneo avverte che le ossessive critiche dell’opposizione al governo Meloni riguardano soprattutto i prezzi in crescita, i salari bassi che non consentono alle famiglie di arrivare a fine mese e la stagnazione economica. La tesi di fondo è che l’Italia è un Paese che, con il governo di centrodestra, affonda nel baratro della povertà e della crisi economica. Va repliclato, a muso duro, ai catastrofisti di sinistra quali interventi concreti e risolutivi abbiano mai attuati, quando erano al governo, e andrebbero attuati oggi per contrastare questa situazione.
Evidente è la linea fortemente politicizzata della CGIL che si è concretizzata nel dichiarare lo sciopero generale, ufficialmente 'perché la finanziaria danneggia i poveri, non fa aumentare i salari, dimentica la sanità pubblica, la giustizia fiscale, istruzione pubblica, pensioni, precarietà, politiche industriali e del terziario' (di più non sono riusciti a trovare). Nell’anno 2025 siamo arrivati al 22° sciopero generale indetto dal sindacato di sinistra. Il suo capo, Landini, ha inoltre trainato il PD in una nuova richiesta dall’apparenza semplicistica e decisiva: tassiamo i 500.000 ricchi italiani che hanno più di 2 milioni di reddito. Insomma, una imposta 'patrimoniale', che non potrebbe che essere 'una tantum' per definizione. Ma se anche così fosse, e si destinasse metà dell’introito straordinario per aumentare salari e pensioni (circa 13 miliardi, il resto andrebbe per sanità ed assistenza) a circa 30 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati, farebbero 400 euro a testa (35 euro al mese). Ma sono soldi 'una tantum', ovvero soldi che l’anno prossimo non ci sarebbero più e bisognerebbe quindi o imporre una nuova 'patrimoniale' oppure riabbassare il potere d’acquisto di salari e pensioni. Ovviamente non è così che si inverte una tendenza negativa dove, purtroppo, troppi italiani vivono ai margini della povertà.
In parole povere, bisogna rendersi conto che il sistema economico italiano è calato nel contesto internazionale, un contesto altamente instabile e minaccioso a causa della guerra russo-ucraina. Inoltre l’Italia ha una sovranità economica molto limitata per via delle regole UE e della moneta unica, fatto che rende impossibili politiche economiche ed incisive modellate sulla sua realtà nazionale.
Le retribuzioni dei nostri lavoratori sono in pratica ferme da 20 anni. Eppure in questo lasso di tempo abbiamo avuto alla prova 4 governi di centrosinistra, 3 di centrodestra e 4 cosidetti tecnici.
Comunque, la manovra finanziaria 2026 rappresenta un risultato non irrilevante, considerando che una quota consistente della spesa pubblica sarà assorbita dal ripianamento del buco creato dal 'superbonus del 110 per cento' e dai costi legati al contenzioso sulle mascherine durante la pandemia. Sul fronte pensioni, la direzione è chiara da tempo: l’ innalzamento progressivo degli anni necessari è quasi inevitabile, e prima o poi una soluzione strutturale andrà trovata. Le misure previste dalla legge sono numerose: prelievo dell’extra profitti delle banche, aumento delle accise sui tabacchi e carburanti, ma anche riduzione dell’Irpef e vari interventi di sostegno al lavoro. Scelte strategiche e di ampio respiro, come l’obiettivo di favorire le nascite e il sostegno alla sanità, si collocano efficacemente nella linea politica di destra impressa dal governo Meloni. Infine, interessante per gli Enti territoriali l’abolizione della restituzione delle anticipazioni di liquidità che porterà certo sollievo imprescindibilmente legato sempre e comunque da accorte politiche di bilancio e prudenti valutazioni previsionali che non sollevano gli amministratori locali dal loro essenziale posizionamento.
Ringraziando per la pubblicazione, distintamente.
Paolo Chiarenza, ex consigliere provinciale
Guido Giordana, sindaco di Valdieri
Elia Farinelli, consigliere comunale di Torre Mondovì
Federico Porta, consigliere comunale di Torre Mondovì"





