Schegge di Luce - 21 dicembre 2025, 06:41

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone

Commento al Vangelo del 21 dicembre 2025, IV Domenica di Avvento

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone

 

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa (Mt 1,18-24).

Oggi, 21 dicembre 2025, la Chiesa giunge alla IV Domenica di Avvento (Anno A, colore liturgico viola).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone, sacerdote salesiano di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Dopo secoli dai fatti narrati, corriamo il rischio di lasciarci trasportare dall’abbondante iconografia sul Natale di Gesù. La fervida fantasia degli artisti tenta di cogliere qualche frammento della realtà sulla sua nascita e sulle persone coinvolte, ma non rendono giustizia a Giuseppe che viene rappresentato amareggiato e rassegnato per dover cambiare tutto nella sua vita; egli è invece concreto e responsabile, di poche parole, ma fattivo anche in situazioni che sembrano impossibili.

Aveva certamente progettato la futura vita famigliare con la sua amatissima Maria e ora capisce che la sua sposa sta percorrendo un’altra strada su indicazione dell’Angelo del Signore. Sa del gioioso “sì” di lei all’Angelo di Dio, della fiducia totale alla sua proposta; era felice per lei. 

Giuseppe aveva preso parte al momento in cui le famiglie avevano siglato il contratto di matrimonio e aveva iniziato l’intervallo di un anno prima del rito festoso in cui avrebbero firmato l’inizio della convivenza fra loro, giovanissimi sposi. È in questo anno di prova che la sua sposa rimase incinta dalla potenza creatrice di Dio.

Giuseppe ora si domanda, come deve comportarsi; non vuole interferire nelle decisioni della sposa e decide di farsi da parte e di lasciarle la libertà di adempiere liberamente alla promessa fatta a Dio senza esporre la sposa alle malevole dicerie della gente; come uomo non doveva rendere conto a nessuno del suo ripensamento. Da parte sua non vuole usurpare la paternità del frutto del grembo di Maria.

In questa situazione di assoluta incertezza, l’Angelo si rivolge anche a lui e lo rassicura: «Giuseppe non temere di prendere in sposa Maria», si realizza in lei il concepimento di un figlio per intervento di Dio. Il figlio che nascerà ha, come Padre, Dio e tu ne farai le veci. 

Il figlio di Dio ha così una famiglia sulla terra.

In Israele i figli erano chiamati non tanto figli, ma i somigliantissimi del padre in quanto avevano gli stessi valori, gli stessi stili di vita, la stessa natura del padre. È teologia per dire che, guardando il frutto del grembo di Maria, si vede chi è il Padre, quale è il suo comportamento con le persone, con i peccatori, con i poveri, gli ammalati… Gesù buono, misericordioso, tenero, non odia nessuno, ma solo il male, manifesta suo Padre misericordioso e pietoso (L’ira di Gesù è lo sdegno del Padre per i piccoli amati visceralmente).

Il comportamento di Giuseppe, uomo dell’Antico Testamento, è di esempio per ogni cristiano; egli è giusto prima di tutto, perché nella preghiera si conforma a quello che Dio gli richiede. Le nostre decisioni, invece, molte volte sono prese senza chiederci se Gesù, uomo del mondo nuovo, farebbe le nostre stesse scelte  

Noi abbiamo molte volte remore ad ascoltare Gesù, tendiamo a dimenticare la parola del Vangelo, a far dire ad essa quello che ci dà ragione; impostiamo la vita sulla ricerca della ricchezza: ci vendichiamo, se offesi, perché la vendetta ristabilisca la nostra dignità.

Per noi la persone non sono sempre al primo posto; le amiamo anche, ma solo se non interferiscono con la nostra vita; non ci coinvolgiamo con chi soffre.

A Giuseppe, Dio non ha dato dei segni eclatanti, è intervenuto discretamente nella preghiera che è il momento dell’ascolto di Dio per capire lui e rafforzare la fede anche senza i segni. 

Infine, dovremmo imitare la prontezza di azione dimostrata, l’entusiasmo e la gioia di Giuseppe e Maria, persone del mondo nuovo inaugurato da Gesù.

Silvia Gullino

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